Scheda film
Titolo originale: Le grand partage
Regia e Sceneggiatura: Alexandra Leclére
Montaggio: Philippe Bourgueil e Ronan Tronchot
Costumi: Eric Perron
Musiche: Philippe Rombi
Suono: Jean Umansky
Francia, 2015 – Commedia – Durata: 102′
Cast: Karin Viard, Valérie Bonneton, Josiane Balasko, Didier Bourdon, Michel Vuillermoz
Distribuzione: Officine Ubu
Uscita: 28 aprile 2016
Sale:
Convivenza forzata sotto tetti che scottano, nell’inno cincicamente antirazzista di Alexandra Leclére
Dimmi di quanti metri quadri sei e ti dirò se sei “condivisibile”… Grande freddo in Francia, troppi espropri immobiliari e servono assegnamenti last minute (solo) per i lavoratori poveri che non hanno più un tetto e muiono in strada. Misura straordinaria del governo radical-chic dalle vedute solidali: le famiglie a reddito medio-alto devono ospitare i bisognosi suddetti, proporzionalmente alla capienza “catastale” dei propri beni, sino all’arrivo della stagione calda. Fuori le neve, dentro la tempesta. Spartire gli spazi vitali, accogliere estranei in mura già straniere a se stesse. Tra egoismi, estorsioni, corruzioni, clarinetti instabili, sesso manchevole, romanzi inattesi, la convivenza sarà di tutti i “colori” nel centro lussuoso della Parigi più borghese e assopita. Un’altra “occupazione”, il nemico è alle porte…di casa. Ma è semplicemente un altro essere umano, o meglio molti altri.
In sala dal 28 aprile per Officine Ubu, la commedia postapocalittica ilare e salace scritta e diretta da Alexandra Leclére, Benvenuti ma non troppo, getta i suoi protagonisti così diversi e così inevitabimente eguali, nell’ascensore angusto dei confusi egocentrati tempi odierni, giocando con le tendenze politiche xenofobe e le recrudescenze antidemocratiche di gran parte della civiltà occidentale e con le quotidiane indifferenze ed iprocrisie sopra sotto e dentro il letto matrimoniale e non solo, scaraventando personaggi e spettatori in una comunità che non sa eppure costretta deve recuperare un vago bislacco quasi piacevole spirito di fratellanza e mutuo scambio.
Nel quartiere alto condito di salse troppo unte, dolci opulenti e insoddisfazioni lamentose, la coppia radical chic professoressa-scrittore cresce la figlia a pane e manifestazioni, fa spesa al mercato bio, paga le tasse, vota a sinistra ma abita “al calduccio al sesto piano”, col cemento sotto ai piedi al posto del parquet a lisca di pesce, e con le tende al posto delle porte, lui trova il titolo prima della trama della prossima opera, lei predica utopie socialiste e non tollera l’invasione del proprio benestante eremo. La famiglia di borghesi altolocatamente a destra, lui costruttore pigro, lei casalinga repressa col “culo streto” e l’arco in mano, dorme in stanze separate e si parla a monosillabi tra spifferi e sbuffi della colf nera superpagata. La coppia di anziani ricconi in formalina, lei ebrea ma così arcigna ed egoista che “avrà trovato modo di non esserlo” in guerra, lui apatico e accondiscendente, si nascondono in un bugigattolo per non respirare l’aria altrui quando inizia l'”invasione”. La portinaia col gatto imbalsamato sulla tv, apre un sito di “scambi” per profughi moderni e gode della propria avida piccola lotta di sopraffazione. Quando arriva il decreto governativo, una sarabanda di famiglie spezzate, ragazze madri, clochard filosofi, amori gay, sotterfugi, ricatti, pentimenti e rinascite, trasformano la palazzina bon ton in condominio occupato.
Con garbo e dialoghi serrati quanto la doppiezza facilmente smascherabile dei suoi deboli testardi ma alla fine generosi protagonisti (magnificamente interpretati da una squadra di ottimi attori), Leclére ci propone la sua acida deliziosa utopia, lieve quanto un macaron. Bussa alla porta, o forse alle fauci, del perbenismo stantio, benvenuta… ma non troppo…
Voto: 7 e ½
Sarah Panatta