Scheda film
Regia: Riccardo Milani
Soggetto e Sceneggiatura: Fabio Bonifacci
Fotografia: Saverio Guarna
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografie: Paola Comencini
Costumi: Alberto Moretti
Musiche: Andrea Guerra
Suono: Adriano Di Lorenzo
Italia, 2013 – Commedia – Durata: 100′
Cast: Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Giuseppe Fiorello, Remo Girone, Massimo Popolizio, Cesare Bocci, Omero Antonutti
Uscita: 21 marzo 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Tutti a casa
Passata la turbolenta campagna elettorale, preso atto dei suoi incerti risultati che hanno messo in risalto la schizofrenia politica e decisionale di una nazione, insediati i nuovi parlamentari e senatori già alle prese con l’ingarbugliata scelta dei rispettivi presidenti, mentre in quel del Vaticano la fumata bianca dello scorso 13 marzo annunciava a tutto il pianeta l’Habemus Papam, quale momento migliore allora per lanciare sugli schermi un film come Benvenuto Presidente!? Il tutto consumato a pochissimo tempo di distanza da maggio quando, alla scadenza del settennato di Napolitano, si conoscerà il nome del prossimo Capo di Stato. Una scelta anch’essa piuttosto ingarbugliata, sulla quale azzardare un pronostico è quanto mai impresa ardua. Ma in attesa di venirne a conoscenza le platee cinematografiche possono accontentarsi di Giuseppe Garibaldi, uno dei pochissimi nomi capaci ancora oggi di mettere d’accordo tutte le parti, persino quelle storicamente rivali. Peccato che per evidenti motivi anagrafici e fisici non stiamo parlando di colui che guidò la cruciale spedizione dei Mille, bensì di un omonimo bibliotecario di montagna precario e con l’hobby della pesca dal nome piuttosto impegnativo, amato e conosciuto come Peppino dai suoi compaesani. È un ottimista anche se il figlio lo accusa di essere un fallito. Un giorno, a causa di un pasticcio dei politici, accade una cosa incredibile: Peppino viene eletto per errore Presidente della Repubblica Italiana. Strappato alla sua vita tranquilla, si trova a ricoprire un ruolo per il quale sa di essere evidentemente inadeguato, ma il suo buonsenso e i suoi gesti istintivi risultano incredibilmente efficaci. Certo il protocollo non è il suo forte, ma Janis Clementi, l’inflessibile quanto affascinante vice segretario generale della Presidenza della Repubblica, si affanna inutilmente nel tentativo di disciplinare le imprevedibili iniziative dell’inesperto e benevolo neo Presidente, il quale finisce con il mettere sottosopra le stanze del Quirinale e l’intero Paese malato e corrotto che è stato chiamato per un errore clamoroso a guidare.
Sinossi alla mano sembra di trovarsi al cospetto di un vero e proprio instant movie, con Fabio Bonifacci che, all’atto della stesura di uno script che lo ha tenuto occupato per un triennio circa, sembra essersi appostato alla finestra ad osservare le vicissitudini politiche, istituzionali e giudiziarie che hanno caratterizzato l’Italia in questi ultimi anni, per poi rielaborarle in chiave farsesca in quella che è la quinta prova dietro la macchina da presa di Riccardo Milani. Il film che ne viene fuori, vuoi o non vuoi, è lo specchio distorto e romanzato di quello che il nostro Paese ha prodotto negli ultimi tempi ed ereditato dal passato, per poi venire rinchiuso in un gigantesco vaso di Pandora destinato ad essere scoperchiato così da fare riemergere tutta quella massa informe di vizi e mali che hanno e continuano ad affliggerlo. Il Peppino di Benvenuto Presidente!, interpretato sullo schermo da Claudio Bisio, è di conseguenza il vaccino scelto dagli autori per provare a debellare tutto il marcio che lo e ci circonda, figlio illegittimo clonato a immagine e pensiero del cosiddetto grillismo. E come il Movimento Cinque Stelle e i suoi rappresentati, anche lui finisce con le sue azioni e decisioni a farsi ben volere dal popolo e odiare dal potere, abbattendosi con la forza devastante di una tempesta sulla politica nazionale al grido di “Tutti a casa”. Purtroppo il protagonista del film di Milani è solo un personaggio astratto nato dalla mente di uno sceneggiatore, al quale è permesso di mettere a soqquadro il Palazzo, un po’ come hanno fatto prima di lui il Giovanni Ernani di Viva la libertà o il Michele Spagnolo di Viva l’Italia. Ma Peppino, seppur sospinto da buoni e genuini propositi come i sopraccitati colleghi, non ha la loro stessa presa ed efficacia drammaturgica sulla platea. La sua è la più tradizionale favola dell’eroe per caso, incastonata in un contesto ispirato ad una realtà riadattata in chiave surreale e di farsa.
Bonifacci spinge decisamente il piede sull’acceleratore, provando a mettere alla berlina i cattivi comportamenti e i vizietti di coloro che detengono il potere. Lo fa esasperando i toni, spingendoli fino all’eccesso, ma senza sortire minimamente gli esiti prefissati. La scelta di lavorare sui luoghi comuni e sugli stereotipi al fine di ottenere una presa in giro della politica, mettendone in risalto le evidenti contraddizioni, non basta a ottenere una commedia incisiva e ficcante, piuttosto un teatrino animato da situazioni ironiche che sanno di minestra riscaldata. Se i modelli di riferimento sono il Cetto La Qualunque di Qualunquemente o il Dave di Presidente per un giorno, allora siamo in entrambi i casi fuori strada. Di tanto in tanto strappa qualche risata come nel caso della scena iniziale in macchina quando i tre capogruppo delle coalizioni vanno a prelevare il protagonista, ma di spunti di riflessione non se ne scorge nemmeno l’ombra. Da parte sua, Milani, da sempre attratto da plot immersi nel sociale (da Auguri professore a Piano Solo, passando per La guerra degli Antò e Il posto dell’anima), si mette a disposizioni di un film che vuole mordere e svegliare le coscienze, ma che invece non ha l’intelligenza sofisticata e la solidità necessaria per riuscire a farlo. Demerito di un Bonifacci che non ha saputo come in passato tirare fuori il meglio da un soggetto che poteva fornire spunti davvero interessanti. Il risultato è una commedia che vuole divertire ma che non diverte, che vuole far pensare lo spettatore che a sua volta è costretto a spegnere il cervello, poco garbata nella gestione della narrazione, scritta con una leggerezza che si fa sinonimo di superficialità, diretta con poco brio e poca attenzione ai particolari e interpretata in maniera altalenante da un cast sprecato, capitanato da un Bisio che non è il Kevin Kline del film di Ivan Reitman del 1993.
Voto: * *
Francesco Del Grosso
Alcuni materiali del film:
CLIP
VIDEO ‘Chi è il tuo Presidente Ideale della Repubblica?
CLIP ‘Bersaglieri’
TRAILER