Dopo aver saltato l’edizione 2020 per ovvii motivi, in una città che più di tutte ha drammaticamente sofferto la pandemia da Covid-19, ecco dal 24 aprile al 2maggio l’edizione di quest’anno direttamente online, in collaborazione con l’ormai affidabile MyMovies, a un soffio dalla riapertura di cinema e teatri. Grandi aspettative per i numerosi eventi, tra cui la retrospettiva pressoché completa su Volker Schlöndorff e gli omaggi alla francese Mia Hansen-Løve e al portoghese João Nicolau nella sezione Europe, now!. Attesissima anche la pre-apertura in collaborazione con il Comune di Bergamo e Lab80 il 23 aprile con Brucia. Ancora. Paolo Fresu, Elio Biffi, Paolo Spaccamonti, Gerardo Chimini play Il fuoco di Giovanni Pastrone, evento tra cinema e musica.
Billy, how did you do it? (Billy, ma come hai fatto?) (Volker Schlöndorff e Gisella Geischow). Nel 1988 il regista tedesco intervista l’austro-americano Billy Wilder, il genio della commedia. Il maestro ha 83 anni e accetta purché il collega non mostri il materiale fino alla sua morte. Ne esce fuori un film di quasi 3 ore, parlato in tedesco e inglese, una autentica e preziosa lezione di cinema in cui Wilder, con una ironia unica e magistrale, si racconta e spiega il Mestiere di Regista e come si scrivono e si girano le commedie. Rivivono così sullo schermo i suoi attori storici, da William Holden a Marilyn Monroe, da Jack Lemmon a Shirley MacLaine. Le parole dell’autore, come dice lui di “5, 6 o 7 film che moltissime persone non dimenticheranno mai” risultano ancora davvero inestimabili. Fondamentale. Retrospettiva Volker Schlöndorff. Voto: 10
Die blechtrommel (Volker Schlöndorff). Vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 1980 e della Palma d’Oro a Cannes 1979, ex-aequo con Apocalypse now, uno dei film più famosi di Schlöndorff e anche uno dei più belli. Tratto dal romanzo omonimo di Günther Grass e ambientato nella città di Danzica in Polonia, racconta la storia del piccolo Oskar che, caduto dalle scale, smette di crescere e acquista il potere di rompere le cose con le sue grida acutissime, restando per sempre legato al suo tamburo di latta. Mentre il Nazismo è in ascesa e la seconda guerra mondiale alle porte, il metaforico rifiuto del mondo dei grandi da parte di Oskar, a lui assolutamente incomprensibile, resterà indimenticabile per lo spettatore attraverso l’unico canale di comunicazione: la poesia e l’amore. Lungo quasi tre ore, il film, malgrado le entusiastiche accoglienze, all’epoca ebbe anche singolari problemi con le censure di alcuni paesi per presunta – e inesistente pedo-pornografia. Circolare, come il tamburo. Retrospettiva Volker Schlöndorff. Voto: 8
Olliver Hawk (The Hypnotist) (Arthur Franck). Vita, morte e presunti miracoli di Erkki Olavi Vilhelm Hakasalo, in arte Olliver Hawk, ipnotista finlandese in attività dalla fine degli anni cinquanta a quella degli ottanta del secolo scorso. Tra realtà e fantasia, il curioso documentario, che oscilla tra la docu-fiction e il mockumentary, narra una figura realmente esistita e già bizzarra di suo, per poi affiancarla al mitico Presidente della Repubblica Urho Kekkonen, rimasto in carica per ben 26 anni, e inserirlo quindi in una ipotetica cospirazione in piena guerra fredda. Così una sorta di Giucas Casella finnico diventa protagonista suo malgrado di una spy-story e di un processo. Salvo poi rivelare poco prima della fine come molti degli eventi narrati e spacciati per veri come filmati d’epoca siano invece stati ricostruiti appositamente. Ossia, come manipolare la Storia e lo spettatore per raccontare le vicende di un manipolatore di professione. Una riflessione acuta e quasi del tutto riuscita sulla verità e sulle apparenze, soprattutto nello scenario di un contemporaneo medioevo quale fu il periodo dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Mistificatore. Visti da vicino. Voto: 8
Raftis (Tailor) (Sonia Liza Kenterman). Un eccentrico sarto, quando la bottega di famiglia viene pignorata, non si dà per vinto, ma inizia a proporsi nei mercati con una bancarella su rotelle. Sarà per lui la scoperta di un nuovo mondo, anzi del mondo, che fino allora aveva snobbato e soprattutto temuto. Con l’aiuto di una brava vicina di casa, si cimenterà anche nella sartoria femminile che aveva sempre ignorato… Dalla Grecia una commedia dal piglio sorprendente, ma mai banale o smielata, che incuriosisce e diverte, reggendosi molto sul volto curiosissimo del suo protagonista, l’attore Dimitris Imellos, sul quale è letteralmente cucita ad arte. Una versione leggera e “al negativo” de il filo nascosto diretta da una regista donna al debutto nel lungometraggio. Ben intessuto. Mostra concorso. Voto: 7 e ½
Une vie demente (Madly in life) (Raphaël Balboni e Ann Sirot). I desideri di paternità e maternità dei giovani Alex e Noémie vengono stravolti quando la madre di lui, Suzanne, una brillante gallerista d’arte, inizia a mostrare i segni di una incipiente demenza… Dal Belgio una bellissima e soave riflessione sul concetto di (a)normalità: quali sono i limiti dell’eccentricità e invece quelli di una esistenza comune? Il duo di registi riflette anche su come tutti dobbiamo trovare una quadra, un allineamento col mondo per essere noi stessi. E così la famiglia di Suzanne, dopo vari tentativi, non tutti fruttuosi come sperati, prenderà la situazione con leggerezza, anche con una risata, risalendo dopo aver toccato il fondo. Che c’è alla fine di più normale di una nonna che gira nuda col pannolone in giardino se non è un problema per nessuno? Follemente nella norma. Mostra Concorso. Voto: 7 e ½
Adventures of a mathematician (Thor Klein). La storia di Stan Ulam, brillante matematico polacco che venne coinvolto nel “Progetto Manhattan” durante la seconda guerra mondiale ed il suo conflitto morale. All’alba di una guerra fredda ancora di là da venire, ma già palpabile, il film in maniera molto canonica, senza essere visionario, descrive tutti i dubbi e le perplessità di un grande uomo. Lo fa in una narrazione che si avvale anche di sagaci storielle, per non dire barzellette, che scandiscono gli eventi. Un signor film! Mostra Concorso. Voto: 7
A espada e a rosa (The sword and the rose) (João Nicolau). Dal 2010 arriva questo esempio del folle e delirante cinema del portoghese João Nicolau di cui il BFM quest’anno ha offerto una ricca retrospettiva. Il giovane Manuel abbandona la propria routine imbarcandosi su una caravella dove sono ancora in vigore le leggi della pirateria del XV secolo, il tutto in un futuro prossimo distopico in cui un misterioso composto sarebbe in grado di distruggere qualsiasi cosa. Poesia e musica si fondono in quello che a tratti è anche un musical e che rapisce lo spettatore per la sua essenza naïf e per l’assurdo evolversi degli eventi. Pan-temporale. Europe, now! João Nicolau. Voto: 7
Brucia. Ancora. Paolo Fresu, Elio Biffi, Paolo Spaccamonti, Gerardo Chimini play Il fuoco di Giovanni Pastrone (Andrea Zanoli e Stefano P. Testa). Il fuoco di Givanni Pastrone del 1915 in edizione restaurata e musicato per l’occasione da quattro grandi musicisti italiani che ne suonano la colonna sonora delle rispettive quattro parti (La scintilla I e II, La vampa e La cenere) in altrettanti luoghi strategici della città di Bergamo, ora deserti, ma sempre deputati alla musica. Il film originale mantiene ancora la sua potenza espressiva e le note dei quattro artisti, mostrati accanto alle immagini durante la loro performance, ne amplificano la potenza in un inno proteso verso la speranza e il futuro. Maestoso. Pre-apertura. Voto: 7
Ghost tropic (Bas Devos). Dopo un’intera giornata di lavoro una lavoratrice immigrata si addormenta sulla metro e si trova in una parte della città a lei completamente sconosciuta. Nel tentativo di tornare a casa, che si rivelerà più difficile del previsto, scoprirà una varia umanità che mai avrebbe pensato esistesse… Tra Queneau e Malle (il pensiero va a Zazie, libro e film) e Fellini, la scoperta di una Bruxelles notturna inedita, raccontata con grazia e stupore insiti tutti nella brava protagonista Saadia Bentaïeb. Mostra Concorso. Voto: 7
Izabela Plucinska (La personale completa). Tutti i film (cortometraggi) dell’animatrice polacca esperta in Claymation e in costante evoluzione: a partire dai primi e rozzi saggi come studentessa, fino ad opere più strutturate e soprattutto raffinate nell’animazione, passando per alcune in cui la materia animata si fa curiosamente bidimensionale, quasi fosse solo inchiostro su carta. Tra i 14 lavori colpiscono in particolare Esterhazy, su un coniglio che finisce nella Berlino del Muro, e Sexy Laundry, dove la plastilina si fa carne bollente e la carne si fa plastilina per un confronto tra due coniugi dal rapporto non esattamente idilliaco. La perfezione è quasi raggiunta nel recentissimo e quasi cronenberghiano Portrait en pied de Suzanne del 2019. Cinema d’animazione: Izabela Plucinska. Voto: 7
Pastrone! (Lorenzo De Nicola). La vita di Giovanni Pastrone, celeberrimo regista del cinema muto italiano, raccontata attraverso gli studi di un ricercatore che, ritrovandone un diario, ne scopre e rivela aspetti incredibili e sconosciuti. Da Il fuoco e Cabiria, dopo la nascita dell’Itala Film, fino all’abbandono delle scene e ad invenzioni geniali che lo portarono a praticare la medicina come autodidatta. Infatti Pastrone – e questo è il vero centro del documentario – avrebbe inventato un metodo basato sull’elettricità e su accurati studi microbiologici che era in grado di sconfiggere il cancro. Attraverso i racconti del nipote e di testimoni dell’epoca, la voce di Fabrizio Bentivoglio, che la presta al regista, ci accompagna in un racconto affascinante e avventuroso, a tratti incredibile! Alternativo. Anteprime, Classici, Eventi speciali. Voto: 7
Rivale (Rival) (Marcus Lenz). Roman, un bimbo ucraino di 9 anni, raggiunge in Germania la madre Oksana, che lavora illegalmente nella casa di Gert, un vedovo sessantenne, insieme col quale sta cercando di rifarsi una vita. Ma l’anziano uomo scoprirà presto di avere un… rivale… Il film, interpretato dal giovanissimo e bravissimo Yelizar Nazarenko, che ricorda Freddie Highmore alla sua età, parte benissimo, descrivendo molto bene i rapporti tra tutti i personaggi, mantenendo anche una certa delicatezza, ma verso la fine sembra smarrire un po’ la verve iniziale e non sapere bene come proseguire, optando più per la legge di natura che per un’evoluzione più studiata e ingegnosa. Comunque molto godibile! Mostra Concorso. Voto: 7
Pun mjesec (Full moon) (Nermin Hamzagić). In una notte di luna piena un poliziotto, mentre la moglie sta per affrontare un parto che si preannuncia difficile, trascorre un turno notturno da incubo, in cui la sua integrità di uomo e di membro delle forze dell’ordine sarà messa a dura prova… Lucido e violento, il film bosniaco, attraverso i personaggi che si affastelleranno durante l’interminabile serata, porta sullo schermo tutti i problemi di una intera nazione. Segue dibattito. Mostra Concorso. Voto: 7
Amor fati (Cláudia Varejão). Dal Portogallo un documentario su esseri viventi affini: gemelli, amanti, cani e padroni, genitori e figli. Nel tentativo di indagare cosa ci accomuni in questo più o meno percorso indeterminato che è la nostra vita. Curioso, affascinate, attraente. Visti da vicino. Voto: 6 e ½
Ikuiset vaeltajat (Carnival pilgrims) (Mika Mattila). Tra Gilgamesh e il quattordicesimo Dalai Lama un documentario finlandese che esplora il motivo per cui l’uomo, per necessità o piacere viaggi di continuo. In mezzo a immagini bellissime una riflessione sull’umanità, comunque e sempre in cammino. Planetario. Visti da vicino. Voto: 6 e ½
Spirál (Cecília Felméri). Un uomo gestisce un piccolo lago insieme alla sua compagna, ma, quando questa muore accidentalmente proprio nello specchio d’acqua ghiacciato, egli non sembra darsene conto, finché non fa sparire il corpo. Quando un’assistente sociale si presenterà per aiutarlo nella richiesta di un finanziamento per mantenere aperto il lago e tra i due nascerà una relazione, l’uomo dovrà fronteggiare i suoi fantasmi e fare i conti con la propria vita… Dall’Ungheria un film abbastanza lento che però ci confronta con i ripetuti incubi dei protagonisti, pieni di acqua e vermi, ed ha soprattutto un meraviglioso inizio alla Tarkovsky inquadrando immagini distorte che si rivelano presto essere riflesse dall’acqua. Idro-repellente. Mostra Concorso. Voto: 6 e ½
Lobster soup (Pepe Andreu e Rafa Molés). Due registi spagnoli nel sud della magica terra d’Islanda per raccontare le vicende di una locanda a Grindavik, il Bryggjan Cafè, sull’orlo della chiusura, intimamente legate al microcosmo dei suoi abitanti. Tra la pesca e le attività ad essa connesse e il vicino vulcano che minaccia di eruttare, attraverso le loro storie si dipanano quelle di una nazione curiosissima e dei suoi abitanti che vivono con amore/odio il rapporto con l’ambiente che si trovano ad abitare. Quando l’aumento del turismo rischia di soffocare le tradizioni locali, a volte il desiderio di andarsene sembra prevalere… Anti-glaciale. Visti da vicino. Voto: 6 e ½
Pollywood (Pawel Ferdek). Il regista del film si imbarca in un viaggio a Hollywood sulle tracce dei primi grandi fondatori della case di produzione americane quali i fratelli Warner e Samuel Goldwyn, emigrati tutti dalla Polonia e originari delle sue parti. Intervistando famosi produttori e registi, anche se non tutti quelli che avrebbe voluto, riesce a regalarci una importante lezione di cinema. Il tono è molto leggero, quasi un diario di viaggio, non sempre interessante, ma si lascia vedere. Proto-pionieristico. Visti da vicino. Voto: 6
È Une vie démente/Madly in Life/Follemente in vita di Raphaël Balboni e Ann Sirot (Belgio, 2020) il film vincitore della Mostra Concorso della 39a edizione di Bergamo Film Meeting. Al film, che è stato votato dal pubblico, va il Premio Bergamo Film Meeting del valore di 5.000 euro.
La giuria internazionale, presieduta da Martha Otte (senior programmer del Tromsø International Film Festival) e composta da Dominique Cabrera (regista) e da Luciano Barisone (giornalista e critico cinematografico), consegna il Premio per la migliore regia del valore di 2.000 euro a Raftis/Tailor/Il sarto di Sonia Liza Kenterman (Grecia, Germania, Belgio 2020). Una menzione speciale viene inoltre attribuita dalla stessa giuria a Une vie démente.
Il voto del pubblico assegna il Premio Miglior Documentario CGIL Bergamo di 2.000 euro per la sezione Visti da Vicino al documentario Lobster Soup di Pepe Andreu e Rafa Molés (Spagna, Islanda, Lituania 2020), mentre il Premio della Giuria CGIL – La Sortie de l’Usine, attribuito dai delegati sindacali di CGIL Bergamo al documentario che meglio affronta i temi legati al mondo del lavoro e del sociale (1.000 euro), spetta a Alt det jeg er/All that I am di Tone Grøttjord-Glenne (Norvegia, 2020). Menzione speciale a ჩემი ნაწილი დედამიწაზე/My Piece Of The Earth di Maka Gogaladze (Georgia, 2019)
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti
A seguire… Le pagelle di Vito Casale
- Après mûre réflexion – Titolo italiano: Dopo un’attenta considerazione [t.l.] – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia / 2004 / 15 min., Colore, V.O., sub. it. Molto moderno un padre convoca i figli per annunciare la separazione. Voto: 6 e ½
- Eden – Titolo italiano: Eden – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia / 2014 / 131 min., Colore, V.O., sub. it. Voto: 6
- L’avenir – Titolo italiano: Le cose che verrannoRegia di Mia Hansen-Løve – Francia, Germania / 2016 / 102 min., Colore, V.O., sub. it. – Visto anche alla Berlinale qualche anno fa. Voto 6 e ½
- Le père de mes enfants Titolo italiano: Il padre dei miei figli – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia, Germania, Belgio / 2010 / 110 min., Colore, V.O., sub. it. Spicca poco il volo. Voto: 6
- Maya Titolo italiano: Maya – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia, Germania / 2018 / 107 min., Colore, V.O., sub. it.
- Tout est pardonné – Titolo italiano: Tutto è perdonato [t.l.] – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia / 2007 / 105 min., Colore, V.O., sub. it.
- Un amour de jeunesse – Titolo italiano: Un amore di gioventù – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia, Germania / 2011 / 110 min., Colore, V.O., sub. it. Il migliore senza dubbio, molto toccante. Voto: 7
- Un pur esprit – Titolo italiano: Uno spirito puro [t.l.] – Regia di Mia Hansen-Løve – Francia / 2004 / 3 min. Bianco e nero, senza dialoghi. Voto: 6
- John From – Titolo italiano: John From – Regia di João Nicolau Teixeira Ricardo – Portogallo, Francia / 2015 / 100 min., Colore, V.O., sub. it. – Bellissima storia adolescenziale in stile cinema francese. Voto: 7
- A Espada e a Rosa – Titolo italiano: La spada e la rosa [t.l.] – Regia di João Nicolau Teixeira Ricardo – Portogallo, Francia / 2010 / 142 min., Colore, V.O., sub. it. Curiosissima opera su un uomo che sceglie di vivere su una caravella del quindicesimo secolo, tra eventi drammatici e spietati. una vera sorpresa di questo festival! imperdibile. Voto: 7
- Canção de amor e saúde – Titolo italiano: Canzone d’amore e salute [t.l.] – Regia di João Nicolau Teixeira Ricardo – Portogallo, Francia / 2009 / 35 min., Colore, V.O., sub. it. Bellissima metafora sull’amore e le chiavi che portano in modo e dimensioni parallele. Imperdibile! Voto: 7
Retrospettive
- Der Fangschuß – Titolo italiano: Il colpo di grazia – Regia di Volker Schlöndorff – Francia, Germania Occidentale / 1976 / 97 min., Bianco e nero, V.O., sub. it. Siamo ai tempi della rivoluzione d’ottobre qui nelle repubbliche baltiche, ma la storia è una classica storia d’amore conteso. molto convincente nel suo bianco e nero. Voto: 6,5
- Mord und Totschlag – Titolo italiano: Vivi ma non uccidere – Regia di Volker Schlöndorff
Germania Occidentale / 1967 / 87 min., Colore, V.O., sub. it. Convincente thriller su un assassinio e il rimorso lacerante… Voto: 7,5