Recensione n.1

Un tentativo spigoloso di coreografare la vita e il disagio di chi vede chiudere insieme alle miniere qualunque speranza nel futuro.
Billy salta per guardare lontano: oltre gli ascensori che portano suo padre e suo fratello nelle viscere della terra, oltre i recinti che chiudono le strade del suo paese, oltre i muri di poliziotti che difendono i crumiri dagli scioperanti.
Billy salta e balla ed emoziona, senza indulgere troppo: che lui voglia ballare e’ un fatto, che aiutarlo a ballare serva a salvare la sua insegnante, suo padre, il suo paese e’ una metafora che di retorico non ha proprio nulla.
Tutti sono immobili, nella contea di Durham: la bambina ferma fuori casa sua come i minatori bloccati dallo sciopero. Billy balla e sblocca tutto: la vita ricomincia, si prende coraggio, anche quando la fine dello sciopero e’ una sconfitta del sindacato.
Tra Flashdance e Grazie signora Tatcher, senza la melassa del primo e con tutta l’emozione dell’arte del secondo, Billy Elliott e’ un piccolo film inaspettato, tanto commovente quanto asciutto. La vita procede senza coreografia, senza grazia, senza musica: l’arte la completa, facendoci sparire, elettricità pura, che ci aiuta a dimenticare, senza dimenticare.

Mafe

Recensione n.2

Non sarebbe male un film in cui i personaggi che si incrociano escono dagli stereotipi culturali e di costume ormai acquisiti come dati di fatto. Chissà se mai vedremo un italiano esperto di informatica, uno spagnolo che va letto tutte le sere alle otto, un polinesiano mafioso, un irlandese astemio o un francese simpatico. Premessa polemica per un film che, nonostante una caratterizzazione di maniera dei soliti inglesi ruvidi ma dal cuore d’oro e una bella fotografia formato esportazione, riesce nel non facile intento di lasciarsi seguire con passione, se solo si ha la capacità di lasciarsi andare alle emozioni e di chiudere gli occhi sulle innumerevoli sfumature della realtà. La presa di coscienza del giovane e talentuoso Billy e’ raccontata con freschezza, e l’energia della narrazione si rivela presto contagiosa. Billy incarna l’ideale di qualsiasi adolescente: la piena consapevolezza delle proprie capacità e il contatto con la sua natura più intima.
“Diventa quello che sei” e’ lo slogan attribuito alla “x-generation” negli anni novanta e Billy lo rappresenta in pieno. Ed e’ bello vederlo raggiungere il suo obiettivo con naturalezza e ostinazione, affrontando tutte le difficoltà della sua situazione familiare non agiata, in cui problemi concreti di sopravvivenza rendono impensabile poter avere dei sogni. Come e’ bello credere che dei bambini parlino della vita e di ciò che li circonda in modo così comunicativo e lucido, senza ombre, filtri, dubbi, contraddizioni. Bello da vedere ma difficile da credere, anche se il film ha la capacità di renderlo, se non vero, comunque credibile. I momenti drammatici e quelli brillanti sono calibrati con furbizia, ben dosando i passaggi obbligati di un percorso di formazione, quindi nascita del desiderio, scoperta del proprio talento, rifiuto della famiglia, dimostrazione delle proprie capacità, esame esterno e riconoscimento finale. Tutto da copione, ma ben raccontato e con un protagonista, Jamie Bell, davvero bravo, espressivo e talentuoso come il personaggio che interpreta. Brava anche Julie Walters che interpreta il personaggio più interessante del film, la maestra di ballo della piccola scuola del paese. Interessante perché sfumato, in grado di essere materna e amica, alternando la durezza alla complicità.

Luca Baroncini de “Gli Spietati”