Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Carlo A. Bachschmidt
Fotografia: Stefano Barabino, Harald Herschbaumer
Montaggio: Alessandro Pantano
Musiche: Francesco Cerasi
Italia, 2011 – Documentario – Durata: 76‘
Uscita: 9 settembre 2011
Distribuzione: Fandango
Sale: 1
Genova per noi
Ulrich “Muli” Reichel, il principale protagonista di questo documentario, indossa una maglietta con su scritto eloquentemente “A.C.A.B.” (All Cops Are Bastards – Tutti i poliziotti sono bastardi), frase celebre fin dagli anni ottanta e titolo del romanzo omonimo di Carlo Bonini, da cui Stefano Sollima trarrà un film.
Già in questo c’è tutto Black Block, racconto dei fatti accaduti nella scuola “Diaz” alla fine dei movimentati giorni del G8 di Genova nel luglio del 2001. “Macelleria messicana”, “notte cilena” o “ritorno all’Argentina”, questi sono gli epiteti con cui sono stati descritti gli eventi verificatisi, che videro decine di poliziotti riversarsi
nella struttura, deputata ad ospitare i partecipanti al “Genoa Social Forum”, alla ricerca di prove e colpevoli che non furono mai trovati, lasciando tutti a terra a forza di violenti colpi di manganelo. Una barbarie che proseguì nella caserma di Bolzaneto, teatro di agghiaccianti e gratuite barbarie.
A parlare, oltre a Muli, sono Niels Martensen, Mina Zapatero, Michael Gieser, Lena Zuhlke, Daniel McQuillan, Chabi Nogueras, tutti stranieri, a riprova delle egregie figur(acc)e che il nostro paese fa e continua a fare nei confronti della comunità internazionale. Le voci dei protagonisti di allora, tutti impegnati in attività creative, a differenza di chi li ha malmenati e di chi ha ordinato il massacro, si levano come frecce scoccate verso un establishment sempre più precario ma al contempo ancora inamovibile.
Difficile comunque dare un giudizio su Black Block al di là della retorica, poiché proprio di questa esso si nutre. Sorta di indagine preparatoria in ambito Fandango al prossimo Diaz di Daniele Vicari, opera dedicata agli stessi fatti ma di finzione, il documentario scivola nell’agiografia, affidandosi esclusivamente ai racconti dei manifestanti, seguendo perciò un solo punto di vista e marchiando i poliziotti con le sole parole dei protestatari e con le didascalie finali delle pesanti condanne. Senza tirare in ballo considerazioni su chi è sempre stato sulle barricate a fare la rivoluzione (i figli degli intellettuali) e chi dall’altra parte li respingeva in divisa (i figli degli operai e dei contadini), il vero mistero dei fatti della Diaz – su cui, com’è solito in questo paese, non verrà mai fatta sufficiente luce – risiede nelle teste (probabilmente non molto piene di contenuti) dei poliziotti e di tutti i loro superiori, nessuno escluso, fino ad arrivare ad un governo composto di nani e ballerine.
Raro perché… è un documentario un po’ troppo di parte.
Note: il film è uscito soltanto al Politecnico Fandango di Roma, una settimana prima del lancio in libreria in DVD con libro allegato.
Voto: * *½
Paolo Dallimonti