Scheda film
Regia: Spike Lee
Soggetto: tratto dal libro “BlacK Klansman” di Ron Stallworth
Sceneggiatura: Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel, Kevin Willmott
Fotografia: Chayse Irvin
Montaggio: Barry Alexander Brown
Scenografie: Curt Beech
Costumi: Marci Rodgers
Musiche: Terence Blanchard
Usa, 2018 – Poliziesco/Biografico/Drammatico – Durata: 135′
Cast: John David Washington, Adam Driver, Laura Harrier, Topher Grace
Uscita: 27 settembre 2018
Distribuzione: Universal Pictures

Sotto copertura

Stati Uniti, 1978. Ron Stallworth è il primo detective afroamericano a entrare nel dipartimento di polizia di Colorado Springs e il suo arrivo, in un periodo di profondi sconvolgimenti sociali, non è particolarmente gradito ai colleghi. Tra i vari incarichi, gli viene affidato quello di leggere i giornali locali e segnalare “attività insolite e potenzialmente pericolose. Così, un giorno, tra gli annunci, legge quello firmato dal Ku Klux Klan che cerca potenziali adepti e decide di rispondere, sostenendo di essere un bianco difensore della purezza razziale, preoccupato del fatto che le persone di colore stiano prendendo il sopravvento e quindi interessato a sapere l’iter per affiliarsi all’organizzazione. Da quel momento, inizia la più incredibile missione sotto copertura della Storia. Grazie alla coraggiosa collaborazione di un collega, Chuck, la sua “controfigura” bianca, Ron riesce ad entrare nel Klan con inattesa facilità e perfino a contattare il Gran Maestro, David Duke. Dopo alcune azioni di sabotaggio, però, il pericolo di essere scoperto e di pagare con la vita diventa sempre più concreto.

Sinceramente si fa davvero fatica a credere che quanto accaduto a Stallworth possa essere realmente accaduto e non sia il frutto dell’immaginazione dello scrittore o dello sceneggiatore di turno. Eppure è tutto vero e lo ha vissuto sulla sua pelle. Nato è cresciuto a El Paso, in Texas, si è poi trasferito con la famiglia proprio a qualche km di distanza in quel di Colorado Springs. Nei suoi oltre trent’anni di carriera, ha lavorato sotto copertura in diverse operazioni, lottando contro i pregiudizi razziali. Ha tenuto nascosta la sua missione più pericolosa – infiltrandosi nel Ku Klux Klan – per oltre vent’anni e solo dopo essere andato in pensione ha deciso di raccontare quell’esperienza in un libro dal titolo BlacK Klansman.

Ora quelle pagine si sono trasformate in un film battezzato BlacKkKlansman e quale regista migliore se non Spike Lee poteva occuparsene. Il romanzo, la storia, i personaggi e lo humour strabordante e pungente che animava il tutto, “geneticamente” sembravano sin dall’inizio, in vista di un potenziale e inevitabile adattamento per il grande schermo, cuciti addosso al cinema e alla produzione del regista nato ad Atlanta e cresciuto in quel di New York, nel quartiere di Brooklyn. Dal canto suo, Lee ne ha fiutato l’enorme potenziale facendone l’opera della sua straordinaria rinascita dopo un periodo privo di acuti iniziato nel 2008 con Miracolo a Sant’Anna. Tra i tanti meriti di BlacKkKlansman c’è in primis quello di averci restituito il cineasta incazzato e scatenato dei bei tempi che furono, quello di Fa’ la cosa giusta per intenderci, capace di moltissimi alti e pochissimi bassi, finito malauguratamente nell’ultimo decennio in letargo in una sorta di sonno criogenico. Ma per fortuna sua e anche nostra da quel sonno si è risvegliato e lo ha fatto con un film che lo riconsegna alle platee in grande spolvero e in forma perfetta, con i riconoscimenti conquistati alle ultime edizioni di Cannes prima (Grand Prix Speciale della Giuria) e di Locarno poi (People’s Choice Awards) che ne sottolineano i meriti.

Con BlacKkKlansman, il cineasta statunitense coglie l’occasione per scrivere con la macchina da presa un nuovo capitolo audiovisivo della sua personale storia legata alla questione razziale, tema chiave, cruciale, per non dire imprescindibile, affrontato di petto o declinato nella sua filmografia. Qui Lee torna a gettare benzina sul fuoco prendendo in prestito una vicenda che ha dell’incredibile per rievocare uno dei tanti periodi bui della grande Storia, ma con il chiaro intento di sferrare un gancio alla mascella dell’America di Trump, così come ha fatto prima di lui, seguendo traiettorie diverse ma con la medesima potenza, la Bigelow con Detroit. Il passato e vicende come queste si tramutano di conseguenza in “armi” di memoria di massa e di presa di coscienza nei confronti del presente e del futuro. Questo perché i secoli che ci portiamo sulle spalle come dei macigni ci dimostrano quanto gli orrori perpetrati ieri possa ripresentarsi ciclicamente sotto altre forme nell’oggi e nel domani.

Nella sua ultima fatica dietro la macchina da presa, Lee sferra pugni ben assestati a ripetizione centrando sempre il bersaglio grosso. Lo schermo si tramuta nel pungiball che li riceve e la timeline nel braccio che li sferra attraverso le ottime performance attoriali dei “pugili” di turno John David Washington e Adam Driver. BlacKkKlansman va diritto a segno grazie alla travolgente carica di ironia che spinge il piede sull’acceleratore dei dialoghi e delle scene per aprire una breccia nel gigantesco dramma di fondo. Il tutto con un poliziesco vecchio stampo che rievoca lo stile e le atmosfere dei blaxploitation alla Shaft maniera, con un ritmo martellante che permette ai 135’ di scorrere come una folata di vento che stravolge i capelli.

Signore e signori, il caro vecchio Spike è tornato e lo potrete ammirare in sala a partire dal 27 settembre con Universal Pictures. Era ora!

Voto: 8

Francesco Del Grosso