Scheda film
Regia: Denis Villeneuve
Soggetto: Hampton Fancher
Sceneggiatura: Hampton Fancher e Michael Green
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Joe Walker
Scenografie: Dennis Gassner
Costumi: Renée April
Musiche: Benjamin Wallfisch e Hans Zimmer
USA/G.B./Canada, 2017 – Fantascienza – Durata: 163′
Cast: Harrison Ford, Ryan Gosling, Ana de Armas, Dave Bautista, Robin Wright, Mark Arnold, Wilma Szécsi
Uscita: 5 ottobre 2017
Distribuzione: Sony/Warner Bros
Trent’anni dopo…
“Hello my friends,
I am excited for you to see my film. I have a favor to ask of all of you. I do not know what you will think of my movie, however, whatever you write, I would ask that you preserve the experience for the audience of seeing the film the way you will see it…without knowing any details about the plot of the movie. I know this is a big request but I hope that you will honor it.
Best,
Denis “
“Ciao amici miei,
sono contento che vediate il mio film. Ho un favore da chiedervi. Non so che cosa penserete del mio film, comunque, qualsiasi cosa scriviate, vi chiederei di mantenere l’esperienza per il pubblico nel vedere il film nello stesso modo in cui l’avete vissuta voi… ossia senza conoscere alcun dettaglio circa la trama del film. So che è una grossa richiesta, ma spero che la rispetterete.
Cordialmente,
Denis”
Con questa scritta impossibile da ignorare e campeggiante sullo schermo nella sala di proiezione, la stampa è stata accolta alla visione di Blade Runner 2049. Ed il favore richiesto dal regista è davvero di quelli grandi, da amico: parlare di uno dei film più attesi dell’anno, ma anche del decennio, ma ancora del secolo, senza spoilerare nulla è davvero impresa ardua. Ma non impossibile.
Nella finzione sono passati trent’anni dalle vicende narrate nel primo film e nella vita reale trentacinque dal film stesso, il Blade Runner di Ridley Scott, che ha vissuto ben sette versioni più o meno ufficiali. L’innovativa pellicola tratta dal romanzo di Philip K. Dick “Il cacciatore di androidi”/”Do androis dream of electric sheep?” che ha cambiato per sempre la fantascienza, diventando un vero cult-movie ed un riferimento per il genere cyberpunk, ispirando da allora in poi la maggior parte dei film di fantascienza che le hanno fatto seguito, soprattutto visivamente.
Al tempo dell’anno 2049 la Tyrell Corporation, in bancarotta, è stata acquisita dalla Wallace, fondata dal visionario Niander Wallace (Jared Leto), che sfama il mondo sull’orlo della crisi con i suoi cibi geneticamente modificati e produce replicanti di nuova fattura della serie Nexus, ormai giunta alla nona generazione, “pefezionati”, ubbidienti e controllabili. L’agente K (Ryan Gosling, in un omaggio allo scrittore Dick?), un replicante o un “lavoro in pelle” come il gergo vuole, è un blade runner, un poliziotto incaricato di “ritirare” i vecchi modelli ancora in circolazione, potenzialmente pericolosi. Scoprirà un segreto a lungo sepolto che rischia di minare ulterioromente la società così com’è oggi concepita, un segreto che fa anche gola a qualcuno e nel quale potrebbe essere anch’egli coinvolto. Nel corso delle indagini dovrà andare a recuperare Rick Deckhard (Harrison Ford), uno (umano o replicante?) che trent’anni prima svolgeva il suo stesso lavoro e che ora sembra essere scomparso nel nulla…
Come già avemmo occasione di dire, dopo Arrival Denis Villeneuve ERA ED E’ L’UNICO REGISTA in grado di dirigere la continuazione del film di Ridley Scott ed è anche quello che alla fine è riuscito a realizzare il migliore, se non l’unico seguito possibile. Evitando alcune possibili derive da serie B, nell’aria in tutti gli anni precedenti in cui molti cercarono di produrlo, mette in scena un’opera rigorosa e solenne, più vicina alle atmosfere del primo director’s cut in quanto a rigore, ma molto legata alla versione “theatrical”, quella che Villeneuve conobbe e amò da giovane, anche per quanto riguarda la risoluzione di alcune questioni rimaste aperte – e qua ci fermiamo.
Naturalmente in mezzo c’è stato di tutto e le influenze dei manga (Ghost in the shell su tutti) si fanno sentire, in maniera più che piacevole, ma il nuovo film non tradisce affatto il precedente. Ed è questa la sua forza. Rimanere in bilico tra passato e presente, e ovviamente futuro, con la relatività di significato di ciascun termine.
Oltre ad un valido cast cosmopolita, così come la Los Angeles messa in scena, sono da apprezzare le musiche di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch, sulle orme del Vangelis originale, e la fotografia del veterano Roger Deakins che con i differenti toni di colore riesce a dividere quasi naturalmente il film in capitoli (ottime in questo senso le scene a casa di Deckard).
Blade runner 2049, forse eccessivamente lento – se si vuol trovare una pecca – ma comunque visionario quanto lo fu all’epoca il predecessore, si presenta al mondo come il figlio naturale del Blade runner originale, un figlio più che legittimo. E si apre come l’altro col primo piano di un occhio, sempre quello di un replicante, qui quello di K, mantenendo pure numerosi riferimenti, come un mondo in cui trent’anni dopo piove ancora incessantemente a dirotto, quando non nevica. Snodandosi per oltre due ore e mezza lungo una sceneggiatura ottimamente scritta da Hampton Fancher e Michael Green, amplia naturalmente l’universo precedente fornendoci dettagli più o meno inquietanti come il dispositivo di amante virtuale “Joi” (Ana de Armas), le govani replicanti “articoli di piacere” la cui capostipite fu la Pris di Daryl Hannah, androidi “speciali” come Luv (la gelida Sylvia Hoeks) e via così.
Ribadisce ancora una volta, forse ancora di più, che tra umani e replicanti non c’è alcuna differenza e non solo a livelo esterior: desiderosi di vivere, siamo tutti alla ricerca di un senso, di una strada da percorrere. Pieni del bisogno di ricordare e di essere ricordati. Ma tutti alla ricerca di amore.
Dopo Il padrino – Parte II e Terminator 2: Il giorno del giudizio si compie nuovamente uno dei miracoli più rari nella storia del cinema: quella che un sequel, se non superiore, almeno all’altezza dell’originale non sia un’impresa fantascientifica.
Voto: 8
Paolo Dallimonti