Scheda film

(Tr. lett.: Notte brulla)

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Yoon Sung-Hyun
Fotografia: Byun Bong-Sun
Corea del Sud, 2010 – Drammatico – Durata: 116′
Cast: Lee Je-hoon, Park Jung-Min, Seo Jun-Young
Uscita nel paese d’origine: 3 marzo 2011

 Dopo la morte di Gi-Tae…

Dopo la morte di Gi-Tae suo padre trova una foto che lo ritrae con due suoi compagni di scuola. Decide così di rintracciarli per cercarne le cause. I due sono reticenti circa il rapporto che li legava, ma a poco a poco l’uomo riesce a ricostruire l’ultimo periodo della vita di suo figlio e a tentare una spiegazione.
Gi-Tae, Dong-Yoon e Hee-Joon sono inseparabili. I primi due si conoscono dalle medie e il terzo si è unito a loro alle superiori. Il loro rapporto è stretto, ma molto conflittuale. In particolare la tendenza di Gi-Tae ad attaccare immotivatamente Hee-Joon, crea una tensione nel gruppo e l’allontanamento di quest’ultimo. Ma questo sarà solo l’inizio di quella che finirà per diventare una catena di eventi che sfugge del tutto al controllo dei tre.
Motivatamente premiato l’anno scorso con il New Currents Award al Festival Internazionale del Cinema di Pusan e quest’anno con il Grand Bell Awards come “Miglior Regista Esordiente” per Yoon Sung-hyun e “Miglior Attore Esordiente” per Lee Je-hoon, questo Bleak Night ha una struttura narrativa che lo rende intrigante e ne sottolinea il labile racconto di quella che, alla fine, è solo la storia di un’amicizia. Tre ragazzi legati da un affetto profondo, di cui nessuno osa mai parlare, e spinti alla competizione dall’età e dal desiderio di prevalere e affrancarsi dal gruppo, ciascuno con i suoi modi di mostrare o nascondere i propri sentimenti, e una scuola a fare da sfondo a tutto quello che accadrà tra i tre.
Il film è tutto qua.
Ma la scelta peculiare di raccontare gli eventi per assonanze, in una narrazione scompaginata, ma a suo modo lineare, che mette in campo le cause e gli effetti insieme e solo alla fine, senza mai motivare nulla, le conseguenze delle azioni dei tre, regala un esercizio di stile che trascende il contenuto e si fa teatro della più classica delle tragedie: l’adolescenza.
L’intero racconto si svolge prevalentemente in tre scenari alternati, e solo la comparsa di un adulto a chiedere spiegazioni turba la calma apparente che segue alla scomparsa di Ki-Tae.
Suo padre ha solo una foto e può partire solo da quella per porre le sue molte domande, ma quasi a nessuna verrà data risposta. E nemmeno le cause della morte di Ki-Tae verranno chiarite, saranno soltanto insinuate, lasciando allo spettatore il compito di ricucire i fili della narrazione e di colmare i vuoti di tutto il non detto che permea la storia. Di sicuro molto di quel che si sottintende non verrà mai chiarito, e quella che sembra una normale storia di bullismo nasconde probabilmente qualcosa di più. La gelosia non sempre è ben accetta tra le fila di un gruppo di giovani uomini, che poco sanno delle loro emozioni, e ancor meno vogliono scoprire. E la negazione si sa, rende potenti le emozioni, e teatrale la loro rappresentazione.
Il padre passa il suo tempo a chiedere e questo da il via alla ricostruzione, ma spesso quel che ricordiamo è solo quel che abbiamo deciso di trattenere del nostro passato, e tra le maglie della memoria le motivazioni sono le prime a scivolare via.
La regia pulita e la fotografia desaturata portano all’attenzione dello spettatore tutto quello che viene a più riprese insinuato dapprima e sottinteso poi, senza che mai, neanche per un attimo, ci si possa illudere che alla fine verrà fatta chiarezza. La buona prova di tutti gli attori esalta appieno il lavoro di mascheramento dei contenuti, in un equilibrio stilistico che finisce per essere il pregio più grande di un’opera prima, ingenua certo, ma molto pregna di temi scottanti e di scivolose rappresentazioni della pericolosità dei sentimenti.
E se pure resteremo col dubbio di aver colto in maniera personale le insinuazioni lasciate cadere lungo il racconto, non è poi un male. L’adolescenza è stata per tutti un periodo di grossa confusione emotiva, e questo, Yoon Sung-Hyun, riesce a renderlo alla perfezione.

RARISSIMO perché… è un film di una sensibilità rara

Note: Passato al Milano Film Festival 2011, il film comunque non è MAI uscito in Italia.

Anna Maria Pelella