Scheda film
Titolo originale: Blinded by the light
Regia: Gurinder Chada
Soggetto: ispirato dalle parole e dalla musica di Bruce Springsteen
Sceneggiatura: Paul Mayeda Berge, GUrinder Chada e Sarfraz Manzoor
Fotografia: Ben Smithard
Montaggio: Justin Krish
Scenografie: Nick Ellis
Costumi: Annie Hardinge
Musiche: A. R. Rahman
Suono: Will Whale
G.B./USA, 2019 – Commedia/Musicale – Durata: 118′
Cast: Viveik Kalra, Kulvinder Ghir, Meera Ganatra, Aaron Phagura, Dean-Charles Chapman, Nikita Mehta, Nell Williams
Uscita: 29 agosto 2019
Distribuzione: Warner Bros Pictures
The power of music!
In pieno revival anni ottanta (che in effetti sta durando oltre misura) non poteva mancare la (ultima?) parola e le immagini dell’anglo-kenyota regista di Sognando Beckham e Matrimoni e pregiudizi. Su un tappeto musicale che inizia con martellanti note di synth-pop per poi lasciare gradualmente il campo a quelle ben più vibranti del “Boss” Bruce Springsteen scorre la storia di Javed (Viveik Kalra), adolescente nerd di origini pakistane alle prese con la scuola, la passione per lo scrivere e la voglia di farne una professione, la famiglia capeggiata da un padre frustrato, ma anche retrogrado e conservatore ed un’Inghilterra, che sente sua più che mai essendoci nato, che nel 1987 fa scintille sotto il morso di Margaret Thatcher. Il tutto è ispirato alle vicende, vere, del giornalista Sarfraz Manzoor, autore di “Greetings from Bury Park: Race, Religion and Rock N’ Roll” e grande fan di Bruce, tanto da aver assistito nella sua non ancora lunghissima vita a ben 150 suoi concerti!
Blinded by the light – Travolto dalla musica ricorda molto da vicino, per le proprie tematiche, quel gioiellino che nella scorsa stagione cinematografica ha illuminato il panorama italiano, ossia Bangla di Phaim Bhuiyan. Stessa famiglia straniera con tanto di sorella al seguito in una grande metropoli occidentale, protagonisti cittadini di seconda generazione stretti come in una morsa tra tradizione patriarcale e innovazione locale e privi di una vera patria, loro aspirazioni autorial/artisitiche in aperto conflitto con il proprio contesto socio-culturale. E stesso modo anticonformista di approcciarsi alle vicende: se lì il protagonista Phaim si rivolgeva spesso alla macchina da presa interloquendo con lo spettatore, qui Javed viene letteralmente avvolto dai testi delle canzoni del Boss che si materializzano sullo schermo intorno a lui. Certo, lo stile della Chadha è molto più tradizionale e meno caustico, decisamente più narrativo in senso tradizionale, pur con qualche timido accenno “musical”. Anche il fatto di aver voluto romanzare la storia cambiando il nome del personaggio principale contribuisce a tenere un po’ più a distanza lo spettatore e pure un certo buonismo di fondo diluisce quello che avrebbe potuto essere un risultato molto più convincente.
La luce che acceca però qua non è quella della fede, ma è molto più laica: alla “Parola divina” si sostituiscono (a volte in maniera un po’ troppo meccanica), le parole, ispiratissime quanto ben piantate in terra, del cantante statunitense, che diventano parte integrante della sceneggiatura, pronte a diventare ogni risposta nei momenti più difficili, come se un oracolo le inviasse per essere il pezzo mancante di quell’istantaneo puzzle. E va ad illuminare amicizia, amore, politica, culture e quant’altro.
Così il ritmo della musica anni ottanta prima, rinforzato poi da quello decisamente più rockeggiante delle canzoni di Springsteen dà una marcia in più ad una pellicola che si segue tutta d’un fiato e che a tratti riesce perfino a commuovere.
Consigliato a tutti i fan del Boss… ma non solo!
Voto: 7
Paolo Dallimonti