Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Sofia Coppola
Soggetto: Nancy Jo Sales, basato sul suo articolo”The Suspect Wore Louboutins” pubblicato su Vanity Fair
Fotografia: Christopher Blauvelt e Harris Savides
Montaggio: Sarah Flack
Scenografie: Anne Ross
Costumi: Stacey Battat
Musiche: Daniel Lopatin e Brian Reitzell
USA/G.B:/Francia/Germania/Giappone, 2013 – Drammatico – Durata: 90′
Cast: Emma Watson, Israel Broussard, Katie Chang, Taissa Farmiga, Claire Julien, Leslie Mann, Georgia Rock
Uscita: 26 settembre 2013
Distribuzione: Lucky Red

 La fiera della vanità

Tra l’ottobre 2008 e l’agosto 2009 i membri del Bling Ring introducendosi nelle case dei vip (da Paris Hilton a Orlando Bloom, passando per Rachel Bilson, Lindsay Lohan e molti altri) riuscirono a trafugare beni per un valore complessivo totale che si aggira intorno ai tre milioni di dollari: la gang di adolescenti losangelini impegnati in furti mirati nelle opulente abitazioni delle star dello show-business americano catalizzò l’attenzione dei media hollywoodiani e non stupisce che in una società sempre più permeata dall’ossessione per la celebrità, i giovani ladri si siano presto guadagnati a loro volta una fetta di popolarità, con partecipazioni a reality-show e ad altri programmi televisivi. Adesso tra icone della “cultura del tappeto rosso”, club esclusivi, feste spolverate di cocaina e refurtive da sfoggiare, Sofia Coppola – traendo ispirazione dall’articolo di Nancy Jo Sales “The Suspects wore Louboutin” pubblicato su Vanity Fair – trasporta sul grande schermo questa girandola di trasgressione e illeciti che scosse la placida tranquillità dei multimilionari inquilini di Beverly Hills e dintorni: The Bling Ring nelle intenzioni della regista vorrebbe essere un monito affinché si comprenda quanto pericolosa possa essere ogni degenerazione, anche quella che dall’innocua ammirazione per il glamour e la celebrità si tramuta in smania di possesso e in volontà criminale. Determinante in questo senso è l’onnipresenza dei social network, non tanto come mezzo di comunicazione quanto come “non-luogo” dove costruire artificialmente una vita all’altezza delle proprie aspettative: seguendo le orme di una generazione perennemente connessa, costantemente alle prese con accumulo e condivisione di notizie grazie a post e foto, Sofia Coppola cerca di raccontare come stia cambiando il modo di vivere i consueti leit-motiv dell’adolescenza, tra desiderio di affermazione, ribellione e instabilità. L’idea non è quella di cercare metri di giudizio, il film non sembra puntare ad amplificare l’aura di “fascino maledetto” dei protagonisti né pare voler sottolineare eccessivamente l’aspetto immorale della vicenda: lo spirito del progetto è quello di adattare un fatto reale, rielaborandolo e rimodellandolo sulle forme del cinema della Coppola, con la sua asciuttezza patinata e la sua riconoscibilità stilistica, sia pure con alcune evidenti innovazioni.
Se con Somewhere la regista newyorkese aveva puntato l’obiettivo sulla quotidianità di una star, nel suo progressivo recupero del contatto con la spontaneità e la naturalezza lontana dagli schemi artificiali dello star-system, con The Bling Ring va in direzione opposta, raccontando come una manciata di anonimi adolescenti con il mito dello spettacolo abbiano disperatamente cercato di sentirsi parte di quel mondo che tanto li ha affascinati. Attingendo a piene mani dall’immaginario tipico della sua filmografia (Marie Antoinette su tutto), la Coppola finisce tuttavia per rimanere incastrata negli stessi meccanismi che hanno fatto la sua fortuna: la cornice minimale ed estetizzante è stavolta incalzata da un montaggio che gioca sulle accelerazioni, ammiccando al linguaggio dei media e soprattutto della pubblicità e del web, ma il film finisce per guadagnare uno sviluppo non sempre perfettamente coerente con se stesso e paga soprattutto il prezzo della ripetitività – l’intero segmento centrale del film infatti finisce per riproporre lo stesso tipo di situazioni (i reiterati furti) e, malgrado l’apprezzabile tentativo di mostrare ogni effrazione in maniera differente, il ritmo della narrazione finisce per subirne in pieno i contraccolpi.
Associato da parte della critica al recente Spring Breakers, The Bling Ring – fatta salva la vaga comunanza di un certo background che fa riferimento all’idea di “bad girls”, per la verità più formale che concreta – sembra avere in realtà molto poco in comune con il film di Harmony Korine, e più che raccontare l’eccesso la Coppola pare volersi focalizzare sulle origini e lo sviluppo del desiderio di trasgressione/emulazione. Portando sullo schermo una carrellata di teenagers alle prese con fragilità, insicurezze, smanie di popolarità e contraddizioni, la regista di Lost in Translation esaspera la schematicità della sceneggiatura, riducendo all’osso i dialoghi e finendo per appiattire ulteriormente le potenzialità della pellicola: quando si tratta però di restituire un’immagine forte, riconoscibile e accattivante la Coppola non fallisce, dimostrandosi come sempre abile nel conferire al suo cinema un’aura di (artificiale) ricercatezza, complice la sempre suggestiva fotografia di Harris Savides e la consueta attenzione alla selezione della colonna sonora.
Interessante l’ensamble del cast, che affianca una manciata di attori esordienti o con poche esperienze alle spalle con una fra le più popolari attrici della sua generazione, Emma Watson, che si conferma un’interprete tutt’altro che scontata, capace di trasformarsi con discreta agilità – basti pensare al recente ruolo in Noi siamo infinito; da sottolineare il cameo di Paris Hilton nel ruolo di se stessa, che ha anche aperto le porte della sua vera abitazione alla troupe, che così ha potuto riportare i fatti nella “scena del delitto originale”, una sorta di casa degli specchi dove tutto rimanda all’esaltazione dell’ego della proprietaria.
Sfruttando solo parzialmente il suo potenziale, The Bling Ring fatica a trovare una propria sostanza, dando la sensazione di girare su se stesso senza particolari intuizioni o originalità: “il meno coppoliano fra i film di Sofia Coppola” è un esperimento che lavora di ibridazione fra componenti e stili diversi ma non sempre sembra riuscire a trovare la giusta direzione. 

Voto: 6

Priscilla Caporro

Clip 5

Clip – Nicki è diventata una Star
Clip – A Casa di Paris Hilton

SPOT 30’’
TEASER TRAILER
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