La storia, raccontata come un reportage, della strage di civili compiuta dall’esercito britannico in occasione di una manifestazione per i diritti civili.
L’occhio di greengrass è quello di un giornalista invisibile, che testimonia, grazie a uno splendido montaggio parallelo, prima la nervosa preparazione degli eventi da parte dei manifestanti e dell’esercito, poi lo svolgimento dei fatti, fino al tragico epilogo in ospedale e nella scena più drammatica del film, che non spoilero, con una fila di persone…
Parlavo di nervosismo, scandito dal continuo squillare del telefono, senza risposte, dai primi piani, a volte anche sfuocati dei volti, dal cogliere benissimo le emozioni dei protagonisti. e lo spettatore è coinvolto, è catapultato “dentro” quella sanguinosa e maledetta domenica. E il magnifico volto di James Nesbitt.

Al di là degli indubbi meriti cinematografici, il film ha un grande valore storico ed educativo, e riporta a galla un tragico episodio di drammatica attualità qua in Italia. le didascalie finali, oltre a riempirci di (ulteriore) rabbia e dolore non possono che riportare i nostri pensieri a genova e napoli, dove le nostre amate forze del disordine hanno cercato di imitare i bravi colleghi britannici. la storia si ripete, la storia non insegna nulla, chi ha il fucile dalla parte del manico non viene mai punito e la realtà che viene raccontata si tinge sempre col colore (rosso sangue) di chi sta dalla parte del potere. chissa’, magari questo film vuole darci la speranza che quelle manette alle quali si legano per protesta i bravi poliziotti, un giorno potrebbero restare chiuse ai loro polsi. ma ogni volta che sento uno stanco e anziano presidente della repubblica riaffermare affannosamente la propria solidarieta’ alle forze dell’ordine, mi sento sempre piu’ solo.

Un grazie a greengrass, un plausone alla giuria di berlino per questa scelta coraggiosa, e la speranza che questo film-reportage si possa diffondere il piu’ possibile, per guardare, soffrire e imparare.

Holden