Ha il sapore dell’autobiografia il bel film di Jean-Marc Vallée, perché è ricchissimo di connotazioni personali, sfumature, spigoli caratteriali, che solo un’esperienza diretta (o un vero e proprio talento per la scrittura cinematografica e la messa in scena) può esprimere con tale partecipazione e chiarezza. Di conseguenza anche lo spettatore ha modo di entrare nell’universo del giovane protagonista, alla ricerca di un posto nel mondo non per forza lontano dagli affetti familiari, e di vivere il suo disagio e le sue emozioni. La storia è quella di una presa di coscienza della propria diversità rispetto al sentire comune e passa attraverso l’inferno dei sensi di colpa e della mancata accettazione (che si brama dall’esterno senza esigerla all’interno). Altro grande ostacolo l’educazione cattolica, anticamera della frustrazione nei momenti in cui si vorrebbe vivere in un modo ma si sente tutt’altro. Il regista canadese dimostra un grande controllo del mezzo cinematografico, arricchisce ogni sequenza di preziosi dettagli, ricorre in alcune sequenze anche ad effetti speciali e li integra con fluidità, riuscendo a trasmettere un quadro familiare sfaccettato e carico di umanità. Nessun predicozzo a favore della tolleranza, nessuna idilliaca accettazione da parte della collettività, ma un doloroso cammino di formazione verso la costruzione della propria persona. Il tutto mantenendo una certa leggerezza che non scade mai in superficialità, rifugge dal greve, e si mantiene vivacemente comunicativa. Cinema terapeutico per chi lo guarda (e probabilmente anche per chi lo fa) capace di rendersi universale grazie alle tracce di verità disseminate nel racconto (nonostante qualche prolissità nella parte finale). Strepitosa la colonna sonora che spazia dal “glam rock” degli anni Settanta di David Bowie, idolo del protagonista, alle canzoni di Charles Aznavour cantate in più di un’occasione dal padre. Un confronto di personalità già reso esplicito dai differenti gusti musicali. Incredibile la spontaneità del cast in cui si distinguono il giovane Marc-André Grondin, che veste i panni del protagonista dai venti ai quarant’anni, e Michel Coté, strepitoso nel ruolo del padre di famiglia.

Luca Baroncini de Gli Spietati