Indispensabile premessa:
Il 25 Aprile 1974 Il Portogallo visse una insurrezione militare, frutto del Movimento das Forças Armadas (Movimento delle forze armate), che sotto il comando di alcuni giovani ufficiali decise di porre fine al regime dello Estado Novo per instaurare la democrazia. Il paese era in quel periodo alla disperazione, si trovava nel regime del dopo Salazar, dissanguato da guerre in Mozambico, Angola e Guinea; aveva un altissimo livello di analfabetismo tra la popolazione (circa il 30%) e una decisa tendenza all’emigrazione verso paesi più ricchi, dato che la grande maggioranza dei portoghesi di città viveva nelle varie bidonville alla periferia, mentre nelle campagne si viveva un nuovo medioevo.
I Capitani dell’esercito si fecero portavoce della volontà popolare, attuarono un colpo di stato incruento noto ad oggi come “A Revolução dos cravos” (La rivoluzione dei garofani), perché furono appunto questi fiori che i militari posero nelle canne dei loro fucili e dei loro cannoni marciando attraverso Lisbona per esiliare finalmente il dittatore. I capi di stato maggiore dell’esercito e i superiori degli ufficiali di medio grado al comando della rivoluzione furono praticamente costretti a prendere atto dello stato di cose e ad agire in favore di quello che era espressione della volontà popolare.
Il film:
Há momentos em que a única soluçao é desobedecer (C’è un momento in cui l’unica soluzione è disobbedire), è stato il motto dei capitani dell’esercito che decisero, in quel 25 Aprile 1974, di rovesciare il regime totalitario portoghese. Il film, in cui recita da protagonista (capitano Maia) il nostro Stefano Accorsi con risultati migliori di altre occasioni (Radiofreccia), si apre con questa frase, è una cronaca sufficientemente dettagliata degli avvenimenti sopra descritti, con un buon occhio alla storia nel rispetto della reale successione degli avvenimenti, girato in maniera da coinvolgere il pubblico nel sentimento rivoluzionario della popolazione. La tecnica è buona, carrelli che accompagnano la marcia dei militari su Lisbona, uso della telecamera a mano in scene concitate e frenetiche, ampie panoramiche della folla inneggiante ai carri armati dei militari, accolti come liberatori dall’oppressione. Una seppur lieve ombra di retorica aleggia su questa pellicola che in ogni caso fornisce un ottimo resoconto della rivoluzione attuata col solo rammarico dei dieci morti che sono stati contati alla fine.
Per il resto, il film si muove lieve ed aggraziato tra i pericolosi tranelli che un racconto di fatti realmente accaduti può tendere, si tiene ben lontano dal possibile riesame storico della vicenda, tendendo a mostrare le cose come sono successe, sottolineate da una decisa approvazione per le vicende narrate, presente e palpabile dall’inizio alla fine. Sembra impossibile condurre una rivoluzione che risulti praticamente priva di qualsivoglia spargimento di sangue, ma ai portoghesi questo è riuscito, vuoi per il massiccio ed incontrastato supporto della popolazione intera ai militari rivoluzionari, vuoi per il buon senso e la precisa volontà di non interferire degli ufficiali superiori di un esercito schierato dalla parte dei sofferenti; questo film è un racconto aderente ed educativo di fatti avvenuti in un passato recentissimo, di cui forse non tutti sono informati; a Revolução dos cravos viene trattata non solo con puro stile documentaristico, ma con un affetto verso la storia e verso gli eventi narrati che la rende attuale, palpabile, coinvolgente e profondamente vera, anche per chi, come chi scrive, aveva soltanto 6 anni all’epoca dei fatti.
Si spera che il film venga distribuito anche in Italia, la curiosità verso il doppiaggio è grande, alcuni stati d’animo degli attori portoghesi che recitano una parte della loro storia potrebbero andare persi, facendo scadere notevolmente il valore emozionale della pellicola; chi può apprezzarlo in portoghese, lo faccia, non è poi così difficile da capire anche per chi non conosce la lingua, e ciò che più conta, molto spesso, è il tono delle battute.
Acerbi Sergio