Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Peter Zeitlinger
Montaggio: Joe Bini, Maya Hawke
Musiche: Ernst Reijseger
Suono: Eric Spitzer
Canada/USA/Francia/Germania/G.B., 2010 – Documentario – Durata: ‘
Cast: Wener Herzog (voce narrante)
Uscita: 1° maggio 2012
Distribuzione: Movies Inspired

Sale: 1

 La grotta del tempo

Nel 1994 in Francia, presso Vallon-Pont-d’Arc, nell’Ardèche, regione della Rhône-Alpes (Rodano-Alpi), un gruppo di speleologi capitanati da Jean-Marie Chauvet esplorò sistematicamente la zona alla ricerca di grotte archeologiche, ritenendo, a ragione, che l’area potesse riservare un importante ritrovamento: dopo aver scoperto ed esaminato più di venti siti con pitture rupestri, grafiti e reperti, il 18 dicembre Chauvet trovò la grotta che prese il suo nome. Lungo cinquecento metri dentro la montagna, scavata dal fiume omonimo che dà il nome alla suddetta regione, caratterizzata da estese pareti traslucide di cristalli e cupole iridescenti, il sito è impreziosito da numerose pitture parietali risalenti all’uomo di Cro-Magnon, il quale nel Paleolitico superiore abitava questa zona contraddistinta da un paesaggio simile alla tundra, desolato e freddo.
Quasi quindici anni dopo, nel 2010, solo Werner Herzog, l’uomo che litigava a morte con Klaus Kinski – come ci raccontò nell’intenso Kinski, il mio nemico più caro – poteva entrare in quelle grotte, quale regista di una troupe composta da non più quattro persone, armate di soli tre pannelli luminosi a batteria e di un equipaggiamento di ripresa in 3D per una sola settimana al ritmo di quattro ore al giorno, per mostrare, col massimo del coinvolgimento reso possibile dalle attuali tecnologie, al resto dell’umanità un simile e prezioso tesoro: pitture e incisioni rupestri di diversi animali quali bisonti, mammuth rossi, gufi, rinoceronti, leoni, orsi, cervi, cavalli, iene, renne ed enormi felini scuri. Soli o ritratti in branco, nei colori resi disponibili dagli elementi naturali, gli animali raffigurati superano le cinquecento opere, databili a circa 32.000 anni fa – al momento le più antiche mai ritrovate – e lasciano ipotizzare per alcuni particolari rinvenimenti che il luogo fosse un importante centro di culto del tempo.
Con forti echi del Mito della Caverna di Platone, il cineasta tedesco fa un uso della tecnologia tridimensionale così profondo che solo Pina del connazionale Wim Wenders riuscirà ad eguagliare l’anno successivo, peraltro con finalità pressoché sovrapponibili, ossia quelle di coinvolgere lo spettatore in prima persona nello spettacolo mostratogli. Entrando in quelle grotte, ormai bandite agli altri uomini al fine di preservarle, così come quelle di Lascaux, chiuse perché l’alito delle migliaia di turisti vi aveva fatto crescere delle muffe, non solo porta ai suoi simili il fuoco della conoscenza quale novello Prometeo, ma unisce con un colpo solo decine di migliaia di anni di (storia dell’) arte.
Al di là degli scopi rituali delle pitture rupestri, esse, quali primigenie forme artistiche, si collegano ad una delle modalità più attuali ispirate dalle muse, ossia il cinema (anch’esso un rito) tridimensionale, a testimonianza di un’ispirazione multiforme che ha da sempre caratterizzato l’essere umano. I “sogni dimenticati” dei nostri antenati, nascosti gelosamente dalle grotte per tutto questo tempo, si confrontano oggi con i nostri, molto più effimeri e volatili.
E così, dopo essersi prodotto verso la fine in giochi di luce per farci meglio apprezzare le pitture, tra passaggi di illuminazione, dissolvenze al nero ed efficaci chiaroscuri, dando l’illusione di donare vita propria alle millenarie immagini, Herzog azzarda pure un post-scriptum, mostrando la centrale nucleare a trentacinque chilometri di distanza, ad un chilometro dalla quale, sfruttando le acque di raffreddamento, sono state attrezzate delle serre con clima tropicale dove vengono allevati coccodrilli, alcuni dei quali mutanti, che innescano interessanti speculazioni filosofiche e pongono le potenziali premesse per nuove e future meraviglie.
RARO perché… solo perché è un documentario?!
Note: il film è uscito presso la Cineteca di Milano il 1° maggio 2012 in doppia versione (2D sottotitolata in italiano e 3D doppiata in italiano); il 29 e 31 maggio 2012 è riuscito nella versione 3D doppiata nel circuito nazionale The Space Cinema, all’interno del quale è stato ridistribuito tra la fine di giugno e l’inizio di luglio 2012.

Voto: * * * *

Paolo Dallimonti