Scheda film

Regia: Sergio Leone
Soggetto: dal romanzo “The hoods” di Harry Grey (David Aaronson)
Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli, Franco Ferrini, Sergio Leone
Fotografia: Tonino Delli Colli
Montaggio: Nino Baragli
Scenografie: Carlo Simi
Costumi: Gabriella Pescucci
Musiche: Ennio Morricone
Suono: Jean Pierre Ruhu
Italia/USA, 1984/2012 – Thriller – Durata: 259′
Cast: Robert De Niro, James Woods,
Uscita: 18 ottobre 2012
Distribuzione: The Space Cinema

 L’infinito ruggito del Leone

Tratto dal romanzetto autobiografico “The Hoods” di Harry Grey, C’era una volta in America è l’epopea di una banda di gangster di origine ebraica in quel di New York nell’arco di cinquant’anni, passando per il 1933 ed arrivando al 1968. David “Noodles” Aaronson (Robert De Niro), Maximilian “Max” Bercovicz (James Woods), Philip “Cockeye” Stein (William Forsythe) e Patrick “Patsy” Goldberg (James Hayden) – più l’amico fraterno “Fat” Moe Gelly (Larry Rapp) che li ha sempre coperti col suo locale, senza dimenticare il piccolo Dominic (Noah Moazezi) che morì ancora bambino per mano di un loro rivale – si conoscono fin da ragazzi e sono legati da un’amicizia più forte degli affari. Quando, alla fine del proibizionismo, stanno per compiere un ultimo, difficile colpo architettato da Max, Noodles per salvare la pelle di tutti decide che è ora che la banda venga arrestata. Ma qualcosa va storto, David si salva, mentre tutti gli altri muoiono per mano della polizia. Quando però l’unico sopravvissuto va a riscuotere il denaro della società nella cassetta di sicurezza dov’è custodito, scopre che qualcuno è arrivato prima di lui. Passa così oltre trent’anni nel rimorso più cupo, tentando di rifarsi una vita, ma alla fine degli anni sessanta qualcuno, che sembra ricordarsi di lui, lo fa venire nuovamente in città…
A quasi tre decenni dalla sua uscita, il capolavoro maledetto di Sergio Leone torna dignitosamente in sala: maledetto perché fu l’ultimo della sua esperienza artistica terrena, il film di tutta una vita, rimandato per circa due lustri, da quando il regista si innamorò di quel libercolo da strapazzo; maledetto perché negli USA subì tagli per circa la metà ad opera del produttore Arnon Milchan che lo mutilarono rendendolo irriconoscibile e perché anche nella versione europea dovette ricevere ulteriori accorciamenti rispetto al girato ed alla sceneggiatura, che ora, grazie al restauro ad opera della Cineteca di Bologna, vengono reintegrati per complessivi 26 minuti, portandolo alla veneranda durata di 4 ore e 19′.
(Ri)Vedere un director’s cut come questo è uguale a rincontrare un vecchio amico cui si vuole molto bene per farsi raccontare segreti non fondamentali sul suo conto, ma ignorati fino ad allora. Considerando che il cinema è soprattutto l’arte del montaggio e dell’ellissi, cosa che Leone ben sapeva, pur essendo capace di dilatare sequenze di pochi minuti fino ad oltre mezzora, per potervi inserire uno degli elementi per lui indispensabili, ossia la musica, le scene in più non aggiungono molto all’economia generale del film, che in sostanza potrebbe anche farne a meno, ed oltretutto appaiono molto rovinate, poiché ritrovate solo in forma di positivo in casa del regista romano, ma neanche tolgono, restando l’occasione per (r)incontrare uno dei capolavori della storia del cinema, che il restauro riporta al doppiaggio originale, dopo la controversa edizione in DVD che per una questione di fuori-sinc era stata ridoppiata, perdendo, tra le altre, le preziose voci di Ferruccio Amendola, Sergio Fantoni e Rita Savagnone
Che altro dire, che non sia stato già detto, di un film che ad ogni inquadratura, scena e sequenza regala una lezione di cinema? Come non emozionarsi se non addirittura commuoversi di fronte alle ultime parole del piccolo Dominic colpito a morte – “Noodles, sono inciampato…” – davanti alla rabbia con cui Noodles lo vendica, al cospetto di Deborah che parte alla volta di Hollywood tirando giù la tendina del finestrino del treno per dire addio al suo amato-odiato che la sera prima l’aveva violentata? Come resistere sempre a Deborah che balla bambina al suono di Amapola – leitmotiv del personaggio, dal momento che tutti ne hanno uno – o a lei grande, minimamente invecchiata dopo cinquant’anni, miracolosamente scampata alle cure del Tempo, quando a teatro simbolicamente si strucca, smascherando il proprio passato ed il suo presente, a Noodles che dice di essere andato a letto presto negli anni passati lontani da New York ed ancora allo scioglimento della soluzione, mostrando nella maniera più poetica possibile un inequivocabile elemento rivelatore, per quanto indiretto? Tutto in una lunga corsa a rotta di collo tra immagini indimenticabili, fino all’ultima (in tutti i sensi) inquadratura: il sorriso sornione ed enigmatico di Noodles/De Niro, in cui qualcuno vide anche un’interpretazione onirica dell’intera pellicola, come se l’intera vicenda narrata tra infiniti flashback (ed in tal caso anche flash-forward) fosse “solamente” il sogno di un drogato per necessità.
Il film di Leone, con o senza i 26 minuti in più, è cinema puro, quella fabbrica dei sogni o degli incubi, più volte omaggiata col teatro delle ombre cinesi o con gli occhi di Noodles ragazzo ed anziano che spiano dal buco nel bagno, come negli esempi di proto-cinema, quali il cinetoscopio di Edison.
Dopo i personaggi mitici e/o mitologici di tutte le sue pellicole precedenti, egli affrontava qui il Mito in persona, le luci e le ombre di un paese in cui è possibile provare emozione anche per dei malavitosi, poiché proprio in quel Mito completamente avvolti e di esso nutriti.
C’era una volta in America – Director’s cut è anche il ricordo di un cineasta immortale come le sue opere (e grazie a loro), pronte a rivivere ed a stimolare all’infinito l’immaginario collettivo. Un Leone che ancora ruggisce ed a lungo ruggirà.

Note: il film esce solo dal 18 al 21 ottobre 2012 nel circuito The Space Cinema ed in altri cinema selezionati, ma, a grande richiesta, tiene in sala anche nei giorni successivi.

Voto: * * * * *

Paolo Dallimonti