Scheda film
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Soggetto e Sceneggiatura: Ebru Ceylan, Nuri Bilge Ceylan, Ercan Kesal
Fotografia: Gökhan Tiryaki
Montaggio: Bora Gökşingöl, Nuri Bilge Ceylan
Scenografie: Dilek Yapkuöz Ayaztuna
Turchia/Bosnia e Erzegovina, 2011 – Drammatico – Durata: 157‘
Cast: Muhammet Uzuner, Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Mümtaz Taylan, Firat Tanis, Ercan Kesal, Erol Erarsian
Uscita: 15 giugno 2012
Distribuzione: Parthenos
Sale: 13
Tre macchine e una tomba
Tre uomini, apparentemente tre amici, chiacchierano e ridono, catturati dalla cinepresa che li mette a fuoco attraverso un vetro sporco. Tre automobili solcano le campagne dell’Anatolia nel cuore della notte: scopriremo che stanno scortando due dei tre personaggi di prima, mentre l’altro giace ammazzato sotto terra, per scovare dove l’abbiano sepolto. Insieme ad un giovane medico ed al procuratore, gireranno per ore fino all’alba, nel tentativo di scoprire prima o poi dove sia il cadavere…
Torna uno dei registi cinematograficamente più rigorosi di un’europa sempre più allargata. Sullo sfondo di un atipicissimo road-movie, con un occhio a Cechov ed un pizzico di Dostoevskij, il meccanismo è ancora una volta quello del thriller, come nel precedente Le tre scimmie, ma destrutturato, per sottrazione: infatti il primo a mancare è proprio il corpo del defunto, la cui ricerca, in un cuore della notte che si farà alba e poi finalmente giorno, occupa quasi l’intero film. E col sorgere del sole qualche mistero si schiarirà, ma anche qui più per omissione, per difetto, più che per aggiunta di elementi di verità.
Diversi elementi ricorrono nella pellicola diretta da Nuri Bilge Ceylan, regista che ad ogni scena impartisce una lezione di cinema, e tratta da un fatto reale accaduto al suo co-sceneggiatore Ercan Kesal: il numero tre, nei tre “amici” dell’inizio, nelle macchine che percorrono le brulle strade d’Anatolia, nel triangolo che, si scoprirà, s’era innescato tra la vittima, la sua compagna ed uno dei suoi assassini ed in quello, poi svelato, di un personaggio molto autorevole; e la morte, rintracciabile nel cadavere insistentemente cercato, nella donna morta misteriosamente nel racconto del procuratore (che si rivelerà essere sua moglie, suicidatasi per vendicare il tradimento da parte del marito), nell’obitorio che il sindaco del paesino vuole costruire ed in quello dell’autopsia finale, che pure scarseggia di mezzi.
Dopo la recente scomparsa del maestro greco, Nuri Bilge Ceylan si candida ad erede di Theo Angelopoulos, con un racconto ampiamente dilatato – a tratti eccessivamente – in cui l’elemento thriller è solo un pretesto narrativo per fare affiorare dubbi e scheletri negli armadi di intere esistenze, una storia nella quale nulla è in realtà come sembra ed in cui si finisce per provare maggiore pietà per i carnefici che per la vittima. Ed anche alla sua nazione il regista turco, molto attento nella costruzione del proprio film agli elementi ed ai suoni della natura, nonché al lato olfattivo, non riserva un presente né un futuro rosei, in mezzo ad obitori che sembrano la principale preoccupazione dei servitori dello stato, configurando così il più lugubre degli scenari.
Un film denso, pur nelle sue due ore e mezza di durata, sicuramente non per tutti, ma che vale la pena di affrontare per confrontarsi con un autore che, ad ogni appuntamento, difficilmente delude. Gran Prix della Giuria a Cannes 2011.
RARO perché… è un film d’autore, non per tutti.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti