Scheda film

Regia: Marco Risi
Sceneggiatura: Marco Risi, Andrea Purgatori, Jim Carrington
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografie: Lina Nerli Taviani
Costumi: Sonia Peng
Musiche: Marco Benevento
Suono: Massimo Simonetti
Italia, 2013 – Noir – Durata: 90′
Cast: Luca Argentero, Eva Herzigova, Claudio Amendola, Pippo Delbono, Pietro Ragusa, Bebo Storti, Marco Leonardi
Uscita: 20 giugno 2013
Distribuzione: 01 Distribution

 Fino a prova contraria

«Le cose segrete è sempre meglio farle davanti a tutti»
Raccontare una fetta del Paese, calandosi in alcune delle zone d’ombra che la animano e la alimentano, al fine di restituirne una cloaca informe di brulicanti individui che vivono e lavorano nel buio e negli anfratti nascosti, è quanto si cerca di fare in Cha Cha Cha. Quella cloaca è una Roma notturna, celebrata in tutto il suo splendore da Paolo Sorrentino nel recente La grande bellezza, mostrata stavolta attraverso la lente del cinema di genere, al quale Marco Risi ha voluto ricorrere per dare forma e sostanza alla sua nuova pellicola, scritta e diretta a distanza di quattro anni da Fortapàsc. Una pratica, questa, che anni fa era all’ordine del giorno e che adesso è passata, salvo rarissimi casi (a tal proposito si consiglia al lettore di dare un’occhiata al sottobosco “indi”), di moda, per lasciare spazio a commediole più o meno popolari che oltre la satira o l’irriverente presa in giro di questa o quell’altra faccia della Società odierna non riescono proprio ad andare. Per cui tanto di cappello a Marco Risi che con la sua ultima fatica dietro la macchina da presa ha avuto, al di là dei pregi e dei difetti che la caratterizzano, quantomeno il coraggio di rispolverare dalla soffitta un certo modo di fare cinema e di raccontare una storia, che ha l’inconfondibile sapore dei bei tempi che furono.
Cha Cha Cha, nelle sale nostrane a partire dal 20 giugno con le 165 copie messe a disposizione dalla 01 Distribution dopo l’anteprima mondiale al Taormina Film Festival, si appoggia in tutto e per tutto al thriller dalle atmosfere noir old style, le cui radici possono essere rintracciate nei gialli anni Quaranta. La scrittura si abbandona di conseguenza a un reminder che sa di revival, con tutti gli ingredienti e gli archetipi chiave del suddetto filone, che tante soddisfazioni hanno regalato alla Settima Arte, che vanno a confluire in un plot che ha il chiaro intento di risvegliare nei cultori della materia questa o quell’altra citazione. Personaggi e storia sono clonati a immagini e somiglianza di quelli del genere sopraccitato, clonazione sostenuta nel percorso drammaturgico da un continuo e dichiarato riferimento al modello letterario chandleriano, al quale non pochi registi hanno attinto in passato. In tal senso, è praticamente impossibile non scorgere nell’investigatore privato Corso (interpretato da un Argentero che conferma la buona performance vista ne Il cecchino) il DNA dell’eroe romantico, duro ma onesto, riflessivo e tormentato, Philip Marlowe, che sul grande schermo è transitato la bellezza di otto volte: tre su tutte Il grande sonno di Howard Hawks, L’ombra del passato di Edward Dmytryk e soprattutto Il lungo addio di Robert Altman, dal quale Risi trae non poca ispirazione. Intorno al protagonista si materializza l’ovvia galleria di figure che hanno dall’alba dei tempi del binomio thriller-noir fatto immancabilmente capolino sullo schermo e sulle pagine dei romanzi: dalla bionda al poliziotto corrotto, passando per il potente di turno.
Il gioco citazionistico nel complesso funziona, alla pari dei meccanismi e delle dinamiche drammaturgiche che da esso si sviluppano, peccato che il tutto vada a confluire in un epilogo che perde completamente aderenza con lo schermo, vanificando quanto di buono si era riuscito a generare. La resa dei conti si trasforma così in un susseguirsi di colpi di scena che non reggono il peso specifico dei temi e degli spunti sollevati precedentemente, a cominciare dalla violazione della privacy e dalla lotta contro i poteri forti, così attuali e scottanti da richiedere un’attenzione particolare che lo script firmato a sei mani da Andrea Purgatori, Jim Carrington e dallo stesso Risi, non riesce a mettere in campo fino in fondo. Ne viene fuori un’opera dalle tinte nere che rimane a galla grazie a una discreta concatenazione degli eventi, che nel loro progredire consentono allo script di consegnare alla platea un racconto fruibile e accattivante ma che non lascia però segni e ferite evidenti nella mente di colui che vi getta lo sguardo. I limiti dunque non sono di natura strutturale, nonostante i novanta minuti siano costellati da cali di tensione piuttosto evidenti, bensì di carattere contenutistico. Dall’altra parte, visivamente il film si lascia guardare grazie a una confezione di buona fattura che consente a Risi di mettere la propria firma su una regia puntuale e precisa, seppur al limite del lezioso e del patinato, ma soprattutto al lavoro dietro la macchina da presa del compianto direttore della fotografia Marco Onorato che con Cha Cha Cha dopo e Reality prima, consegna alla memoria di celluloide e di pixel gli ultimi acuti di una straordinaria carriera. 

Voto: 6

Francesco Del Grosso

FEATURETTE – LUCA ARGENTERO E CLAUDIO AMENDOLA

FEATURETTE – MARCO RISI
FEATURETTE – EVA HERZIGOVA

CLIP 1

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CLIP 3
CLIP 5
BACKSTAGE

BACKSTAGE 2
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