Scheda serie
Regia: Stefano Lodovichi e Roberto “Saku” Cinardi
Soggetto: Enrico Audenino, Valerio Cilio, Roberto “Saku” Cinardi, da un’idea di Roberto “Saku” Cinardi liberamente ispirata alla graphic novel “Stigmate” di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti
Sceneggiatura: Enrico Audenino, Valerio Cilio, Renato Sannio, Patrizia Dellea
Fotografia: Benjamin Maier
Montaggio: Roberto Di Tanna
Scenografie: Massimiliano Sturiale
Costumi: Veronica Fragola
Musiche: Giorgio Giampà
Suono: Iacopo Pineschi
Italia, 2022 – Fantastico – Durata: 306′
Cast: Edoardo Pesce, Claudio Santamaria, Silvia D’Amico, Giordano De Plano, Antonio Bannò, Francesco Colella, Lina Sastri
Uscita: 28 gennaio 2022
Distribuzione: Sky
È stata la mano di Dio?
Christian (l’immenso, in tutti i sensi, Edoardo Pesce) è un coatto della periferia romana, la cui massiccia corporatura e la facile violenza sono al servizio di Lino (Giordano De Plano), il boss della zona. Entrambi sono stati cresciuti da Italia (Lina Sastri), una donna ormai fiaccata dall’Alzheimer. Il variopinto microcosmo di amici e parenti che si agita intorno a loro sembra crollare il giorno in cui a Christian spuntano delle misteriose ferite ad entrambe le mani che gli complicheranno inizialmente il quotidiano lavoro di picchiatore. Quelle che, per il basso livello culturale, egli stesso faticherà a comprendere essere “stimmate”, lo porteranno a compiere dei miracoli spontanei, che attireranno l’interesse di tutti gli abitanti del quartiere, ma che cominceranno a preoccupare non poco il potente Lino. Mentre Rachele (Silvia D’Amico), una tossica che per prima sperimenterà letteralmente sulla sua pelle il dono di Christian, si prodigherà per il suo bene, Matteo (Claudio Santamaria), un postulatore, miracolato da ragazzino e ormai senza fede, in missione per il Vaticano con l’intento di sbugiardare falsi taumaturghi, si metterà sulle sue tracce…
Se l’idea e il concept potrebbero sembrare derivativi dal mondo narrativo di Niccolò Ammaniti, in particolare dalla sua serie Il miracolo, e da Lo chiamavano Jeeg Robot, non solo per la presenza di Claudio Santamaria, Christian in realtà è molto liberamente ispirato alla graphic novel “Sigmate”, scritta a quattro mani da Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti per i tipi di Einaudi nel 1998.
La serie TV originale, prodotta da Sky e in prima televisiva dal 28 gennaio 2022, si muove però tra commedia, crime, drama, soprannaturale e misticismo, sospesa tra Monicelli e Guy Ritchie, Scorsese e Germi, prendendo poi una strada tutta sua, che potrebbe anche proseguire ben oltre i sei episodi diretti fin qui da Stefano Lodovichi (Aquadro, La stanza, Il cacciatore) con la collaborazione di Roberto “Saku” Cinardi. Il soggetto è interessante, sufficientemente curioso e suggestivo e ben concepito da Enrico Audenino, Valerio Cilio e ancora Roberto “Saku” Cinardi, anche se lo sviluppo della sceneggiatura, da parte dei primi due insieme a Renato Sannio e Patrizia Dellea, denota qualche problema nella scrittura. I numerosi personaggi, pur su una durata di circa cinque ore e tra diversi flashback, non riescono ad avere tutti lo stesso respiro narrativo, lasciando che qualcuno si perda per strada, come ad esempio il Penna di Manuel Montesi, e che le situazioni di cui alcuni di loro sono protagonisti restino (volutamente?) sospese, come quella di Davide, figlio di Lino, nel pre-finale.
Quello che funziona in Christian, oltre alla naturale simpatia del protagonista, che passerà da quella dolente e cinica “bonomia” tutta romanesca ad una maggiore consapevolezza che si tramuterà in fanciullesco candore, è l’attenta definizione e descrizione dei luoghi in cui si muovono i personaggi. Preso letteralmente possesso di due mostri architettonico come quello del “Serpentone” di Corviale (dimenticando il troppo buonista e ruffiano Scusate se esisto!, ad opera del duo Milani/Cortellesi) e quello di Vigne Nuove, con tutto ciò che organizzativamente (ed economicamente) deve aver significato, la produzione e la regia ne forgiano uno nuovo, una “Città-palazzo” tutta loro, per trattarlo, alla stregua di neo-entomologi, come un alieno, da studiare e dissezionare. Così, dopo averne prese le distanze con i campi lunghi dei droni, lo affettano in ogni suo corridoio e cortile, portandoci al loro interno insieme ai loro elementi naturali, tra bulli, coatti, cerusici cinici, poveri cristi e maddalene in cerca di redenzione. Che alla fine è un po’ la chiave di lettura per apprezzare questa serie, guardandola tutta d’un fiato come si lascia guardare, e osservandola quindi distanti, per coglierne i pregi e dimenticarne i difetti.
Le vicende faticano un po’ a carburare, ma siamo pur sempre in una serie di sei episodi di quasi un’ora ciascuno, in cui gli eventi devono accadere col loro giusto (lento) ritmo, e la macchina narrativa comincia a funzionare a pieno regime proprio quando il protagonista inizia ad assumere consapevolezza (e noi con lui) della sua reale possibile identità.
E se il finale potrebbe sembrare un po’ troppo accelerato, questo è giustificato dalla necessità di servire in tavola a sorpresa il colpo di scena ultimo, meravigliosamente gestito dall’ambiguo Giulio Beranek, già suggerito in un episodio precedente e instillato sottilmente nel corso della narrazione, rivelando la verità definitiva su Christian.
Sky, dopo la serie A casa tutti bene, si dimostra una vera industria produttiva (qui affiancata dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti), con attori sotto contratto che sbucano anche in questa produzione (Milena Mancini, Silvia D’Amico, lo stesso Edoardo Pesce), col rischio di appiattire a lungo andare l’offerta, ma anche capace di realizzare un prodotto da una parte teoricamente auto-conclusivo, ma dall’altra pronto, in caso di sperabile successo, ad essere dilatato in una possibile, spettacolare saga.
Note: dal 28 gennaio alle 21.15 su Sky Atlantic, disponibile on demand su Sky e in streaming su Now.
Voto: 7
Paolo Dallimonti