Scheda film

Regia: Sophie Chiarello
Soggetto e Sceneggiatura: Angela Finocchiaro, Valerio Bariletti, Walter Fontana, Pasquale Plastino
Fotografia: Giovanni Fiore Coltellacci
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografie: Giada Calabria
Costumi: Rossano Marchi
Musiche: Valerio Carboni
Suono: Roberto Mozzarelli
Italia, 2012 – Commedia – Durata: 92′
Cast: Angela Finocchiaro, Giovanni Storti, Raul Cremona, Elio, Jurij Ferrini, Antonella Lo Coco, Laura Marinoni
Uscita: 7 marzo 2013
Distribuzione: Medusa

 Un angelo per Angela

Eva (Angela Finocchiaro) è una donna in crisi, anche se apparentemente non sembra. A pochi giorni dal suo cinquantesimo compleanno, il microcosmo che le gravita intorno non sembra offrirle alcuna tregua: nel privato la circondando un ex marito (Elio) mai cresciuto, una figlia quasi maggiorenne (Antonella Lo Coco) aspirante cantante ed una madre (Rosalina Neri) molto più vitale di lei malgrado l’età; nel pubblico un capufficio spietato e donnaiolo (Raul Cremona), un amico (Jurij Ferrini) che le offre spesso occasioni di sfogo, ma che ambirebbe a qualcosa di più, e la smagliante collega coetanea Cinzia (Laura Marinoni) non le concedono molto respiro. In suo aiuto verrà, come dono dal cielo, l’Angelo della Menopausa (Giovanni Storti), un essere dotato di poteri sovrannaturali che cercherà, tra molte disavventure, di aiutarla a trovare il bandolo dell’intricata matassa.
Oltre all’incessante piaga degli attori che passano dietro la macchina da presa, la quale però riserva alcune eccezioni, come il recente, brillante esordio di Rolando Ravello con Tutti contro tutti, un altro flagello affligge il cinema italiano: i caratteristi – bravissimi, vere e proprie colonne portanti delle nostre pellicole – che scelgono di elevarsi al rango di protagonisti di un intero film. Se si escludono casi illustri, come Gassman, che da ruoli spesso di cattivo fece il salto di qualità con I soliti ignoti di Monicelli, il quale riuscì a vederlo in un ruolo insolitamente comico, o Lino Banfi, per anni al fianco di Franco & Ciccio prima di spiccare il volo, i risultati non sono stati quasi mai incoraggianti. Va certo riconosciuto loro il merito di contenere almeno in parte le ambizioni, chiamando un altro regista a dirigerli, ma se un interprete ha la rispettabilissima caratura del caratterista, spesso determinata da un minimo difetto fisico, dovrebbe riconoscerla e fermarsi a quella. Che cosa sarebbe stato Totò senza l’indefessa spalla Mario Castellani? Che cosa sarebbero i primi film di Verdone senza Mario Brega e la Sora Lella? Che cosa resterebbe del nostro cinema senza i contributi di Renato Scarpa, Bombolo o Enzo Cannavale, tanto per citarne alcuni?
La simpatica attrice Angela Finocchiaro, bravissima a teatro (come tutti i suoi colleghi caratteristi) e dotata di un’enorme autoironia, purtroppo non resiste alla tentazione di una pellicola costruita interamente su di lei. La sceneggia in prima persona insieme al fido Walter Fontana, che ha già scrisse per lei spettacoli teatrali, a Valerio Bariletti, collaboratore storico di Aldo, Giovanni & Giacomo, ed a Pasquale Plastino, sceneggiatore fisso da molti anni di Carlo Verdone. Chiama tre generazioni di attrici (l’inedita Lo Coco, la solida Marinoni e la roccia Neri) e si circonda per il resto di amici di vecchia data, da Elio al suddetto trio comico fino ancora a Raul Cremona. E per stare ancora più tranquilla ci sparge sopra una spolverata di fantastico, mutuando l’angelo custode dritto dritto dal Clarence de La vita è meravigliosa. Che dirle?!
Che, ancora una volta, i film non si fanno senza idee; che non basta affidarsi alla freschezza di una regista esordiente e circondarsi di gente fidata, poiché il pubblico, se pure regalerà qualche risata, non riuscirà mai ad eguagliare e condividere il divertimento da loro provato durante le riprese; che la sua commedia è fragilissima e da lei un ibrido made in Italy e per giunta annacquato di Sex in the city e Desperate housewives non ce lo saremmo certo aspettato; che non bastano le sue ansie e le sue mossette, unite a citazioni cinematografiche, per portare avanti un’ora e mezza di film, arrivando poi a chiuderla con un orrido numero in cui le quattro protagoniste femminili cantano e ballano l’orecchiabile canzone “Nuvolevolando” di Rocco Tanica.
Per la decorosa riuscita di una pellicola di sicuro non “ci vuole un gran fisico”, ma una sceneggiatura decente sì.

Voto: * *

Paolo Dallimonti