Scheda film
Regia: Florian Gallenberger
Soggetto e Sceneggiatura: Torsten Wenzel e Florian Gallenberger
Fotografia: Kolja Brandt
Montaggio: Hansjörg Weißbrich
Scenografie: Bernd Lepel
Costumi: Nicole Fischnaller
Musiche: André Dziezuk e Fernando Velázquez
Germania/Lussemburgo/Francia, 2015 – Drammatico/Storico/Thriller – Durata: 110′
Cast: Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner, Julian Ovenden
Uscita: 26 maggio 2016
Distribuzione: Good Films
Presentato a Toronto 2015, questo thriller movie con Emma Watson e Daniel Bruhl amanti europei in America Centrale si ispira a fatti reali tra cui alcuni tristi capitoli della storia cilena anni 1970.
Le intenzioni quindi sono molto serie anche se il regista/co-sceneggiatore Floran Gallenberger (John Rabe) le sviluppa con alcuni cliché da “prison movie” che a volte banalizzano e semplificano gli eventi, seppure il risultato sia non deprecabile.
Una hostess della Lufthansa, Lena (Watson), decolla in volo nel 1973 verso Santiago per andare a incontrare il fidanzato Daniel (Brühl), fotografo. È un artista-fotografo tedesco che è stato li pochi mesi, ma è rimasto coinvolto nel movimento di sostegno al presidente Allende. Quando il presidente viene rovesciato da un colpo di stato militare, Daniel viene identificato come cartellonista della sinistra e viene imprigionato dalle forze di Pinochet. Lena capisce che è stato recluso a Colonia Dignidad, un avamposto pseudo-religioso apparentemente innocuo ma dove si ritiene che molti dissidenti politici vengano torturati e uccisi.
Daniel sopravvive ad elettroshock prolungati in forma di interrogatorio e si finge ritardato facendosi assegnare dei lavori nella colonia dal fondatore Schafer (Michael Nyqvist), un ministro sedicente.
Lena si applica come fosse un noviziato, imparando in fretta che in questo presunto luogo di ritiro sembra più un campo di concentramento. Le donne sono spietatamente soggiogate e talvolta scelte ed abusate durante le “riunioni degli uomini.”
Nonostante tutto questo caos e la disciplina apparentemente rigida, i nostri protagonisti riescono a organizzare la fuga. Alla fine (dopo circa 130 giorni) evadono, portando con sé prove schiaccianti dei reati per il mondo esterno.
L’approccio del racconto però sembra a tratti poco convincente, anche per l’aver voluto condire il tutto con uno strano gusto kitsch tedesco.
Un film diverso avrebbe potuto tentare di interpretare veramente questo mondo di terrore e assurdità, invece il registsa sembra essere piu interessato a creare un thriller-movie che ad approfondire l’horror. Il risultato non è completamente da buttare, ma lascia perplessi nel giudizio.
I principali mostri, Nyqvist e Carey cosi non riescono ad andare oltre la caricatura.
Inoltre la scelta di girare il film prevalentemente in Lussemburgo lo rende un po’ asettico, nonchè la scelta della lingua inglese per un film teoricamente girato in spagnolo (in originale chiaramente). In sostanza un film che si lascia vedere, sufficiente, ma che poteva diventare veramente un cult tra i film sul Cile anni ’70 e invece resta solo un onesto thriller.
Voto: 6
Vito Casale