Dopo “La polveriera” il regista serbo Goran Paskaljevic sembra voler fare un’opera sull’ineluttabile presenza del male nella natura umana. Male che non scaturisce da vendette a torti subiti, o da tentativi di conquista e imposizione della propria egemonia, ma che diventa semplicemente parte integrante del DNA dell’uomo. Ecco quindi il protagonista Harry (un bravissimo Colm Meaney in vacanza da “Star Trek”), padre-padrone nell’Irlanda del 1924, che decide di odiare la persona piu’ ricca e influente della piccola comunita’ in cui vive. Questo perche’, come spiega al figlio, “una persona si giudica dai nemici che ha”. Ovviamente la situazione degenera in fretta, fino a un finale surreale e metaforico che vuole forse dare l’idea di un odio atavico con radici profonde, in grado di tramandarsi nel tempo. Ben diretto e interpretato, il film soffre della costante presenza di una teoria da dimostrare che prevarica motivazioni dei personaggi e soluzioni narrative. Spiazzante anche, nonostante l’universalità degli intenti, l’ambientazione irlandese. Probabilmente se il regista fosse riuscito a girare il film in Serbia (non ha potuto a causa di problemi politici) il messaggio sarebbe arrivato in modo piu’ diretto.

Luca Baroncini