Scheda film

Regia e Soggetto: Marco Simon Puccioni
Sceneggiatura: Heidrun Schleef, Marco Simon Puccioni e Nicola Lusuardi
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Roberto Missiroli e Catherine Maximoff
Scenografie: Emita Frigato
Costumi: Ginevra Polverelli
Musiche: Shigeru Umebayashi
Suono: Guido Spizzico
Italia, 2013 – Biografico/Drammatico – Durata: 110′
Cast: Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzarella, Salvo Simeoli, Giorgia Sincorni
Uscita: 28 novembre 2013
Distribuzione: Ambi Pictures
Sale: una trentina circa

 Morire dentro

Armida Miserere, “un nome, due tragedie” come amava ricordare, è stata una servitrice dello Stato Italiano, svolgendo il suo mestiere di giovane direttrice carceraria dal 1984 al 2003 tra Parma, Voghera e Pianosa, fino a Lodi, San Vittore a Milano ed infine Sulmona.
Facciamo la sua conoscenza nel 2003, proprio nella cittadina abruzzese, ma un flashback ci riporta subito al 1990, quando inizia la storia raccontata da Come il vento. Armida (Valeria Golino) dirige il penitenziario di Lodi e vive la sua grande storia d’amore con Umberto Mormile (Filippo Timi), educatore presso il carcere di Opera, dove conduce i primi esperimenti di laboratori teatrali. Non li ferma neanche una gravidanza che si interrompe da sola, mentre le mogli degli amici continuano a partorire; ma dove non arriva una piccola tragedia, arriverà una più grande: alla vigilia della Pasqua di quell’anno Umberto verrà ucciso in auto da un sicario mentre si sta recando al lavoro. La vita di Armida finisce in pezzi e, mentre cerca di scoprire da sola la verità in mezzo al fango gettato sul suo compagno da alcuni pentiti, inizia a vagare da un carcere all’altro, senza legami, senza più una reale ragione per vivere. Amica di magistrati come Caselli e Sabella, accetterà anche di dirigere l’Ucciardone di Palermo in un momento difficile per lo Stato e durante un maxiprocesso a Milano nel 2001 contro la ‘ndrangheta troverà la soddisfazione relativa della verità sulla morte di Umberto, quella che lei aveva sempre saputo: “giustiziato” perché non si era lasciato corrompere da un boss.
Armida però il 19 aprile del 2003 non regge più il peso di un’esistenza privata da 13 lunghi anni del suo stesso significato e decide di porvi fine sparandosi un colpo di pistola alla testa.
Sotto la direzione di Marco Simon Puccioni (Riparo), Valeria Golino incarna alla perfezione sia la durezza che la fragilità di una donna come la Miserere, definita all’epoca dai carcerati siciliani “fimmina bestia” o da altri “colonnello”.
Come il vento racconta senza sconti una vita di coerenza e rigore, quasi esemplare, benché pure discussa, diventata ad un certo punto insopportabile, non per eccesso, bensì per difetto, poiché spogliata di una parte importante, come un compagno insostituibile che il destino travestito da criminalità organizzata le ha strappato. E lo fa con un misto tra leggerezza e distacco e partecipazione e solennità, guidandoci senza sbandamenti in un percorso accidentato e difficile, restituendoci un’idea del personaggio “Armida Miserere” il più vicino possibile al vero.
La didascalia finale del film apre uno spiraglio su servizi deviati e segreti che forse Umberto Mormile non avrebbe dovuto conoscere, cosa che avrebbe gettato Armida in una maggiore disperazione nella quale inquadrare anche il suo folle gesto. E se la teoria del complotto potrebbe anche indurci ad ipotizzare come Armida Miserere possa essere stata “suicidata”, la sua ultima, straziante lettera nella sua agghiacciante lucidità non lascia dubbi, esprimendo nella conclusione il desiderio di essere cremata ed affidata al vento, “perché” come ella stessa afferma “vento sono stata”.
RARO perché… un pezzo di valore del nostro stato, una pagina scomoda: meglio dimenticare… Note: il film è stato presentato Fuori Concorso al Festival del Film di Roma 2013. 

Voto: 7

Paolo Dallimonti