Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Costanza Quatriglio
Fotografia: Sabrina Varani
Montaggio: Luca Gasparini e Letizia Caudullo
Scenografie: Beatrice Scarpato
Costumi: Francesca Vecchi e Roberta Vecchi
Musiche: Paolo Buonvino
Suono: Gianluca Scarlata
Italia, 2013 – Drammatico – Durata: 35′
Cast: Alba Rorwacher, Anna Balestrieri, Michele Riondino, Gaetano Aronica
Uscita: 12 settembre 2013
Distribuzione: Cinecittà Luce
Sale: 1
La quantità che fa il veleno
Nel 2008 la Procura di Catania – nell’ambito di un’indagine per disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata – ha apposto i sigilli sui laboratori della Facoltà di Farmacia dell’ateneo etneo: un’ipotesi di sospetto inquinamento ambientale avvalorata da un esposto anonimo cui si aggiungeva il ritrovamento del memoriale di Emanuele Patanè, dottorando stroncato da un tumore ai polmoni nel 2003. Poche settimane prima della sua morte il ventinovenne Emanuele ebbe la forza e la lucidità di redarre la sua drammatica testimonianza, che evidenzia le tante anomalie nell’operatività dei laboratori universitari: cappe di aspirazione obsolete o non funzionanti, smaltimento di rifiuti liquidi pericolosi in assenza di misure di sicurezza, esalazioni tossiche non controllate. “Dopo aver trascorso l’intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato” riporta il giovane nella sua memoria e non sono poche le segnalazioni ufficiali di malesseri da parte di laureandi, laureati, dottorati, ricercatori, professori e personale tecnico-amministrativo: stando alle stime di uno dei legali delle parti civili per il nuovo processo sui laboratori di Farmacia – quello per omicidio colposo plurimo – sono una decina le morti sospette, circa venti i malati e 38 i casi di patologie gravi.
Oggi questa terribile storia arriva al cinema, portata sul grande schermo da Costanza Quatriglio con un progetto che lavora sulla contaminazione fra finzione e dato reale: il film infatti si presenta come un’opera di fiction, incentrata sulla vicenda di Stella, studentessa di Farmacia a Catania, inserita in fase di scrittura della tesi in un gruppo di ricerca. La permanenza sempre più assidua della ragazza nei laboratori però rende sempre più evidente l’insalubrità degli ambienti e Anna – la sua coinquilina che ha rinunciato alla chimica per dedicarsi alla musica indie-punk – cerca di convincerla a ridimensionare la sua presenza all’università. Nel frattempo un dottorando che studiava nella stessa facoltà di Stella muore di cancro, lasciando un memoriale di denuncia che accompagna lo sviluppo del racconto della studentessa.
Con il fiato sospeso nasce da un lungo processo di documentazione e il risultato finale finisce per essere una sintesi della tante testimonianze raccolte in giro per l’Italia in diversi atenei: l’idea è quella di superare i confini della storia di Catania e di astrarre e assolutizzare il dolore e lo sgomento per questa terribile storia, cercando una sorta di mediazione fra la violenza brutale della realtà e la trasposizione cinematografica del dramma.
In trentacinque minuti Costanza Quatriglio quindi condensa e sviluppa un progetto che viaggia su un doppio binario, raccontando da un lato l’“avvelenamento” dei laboratori della facoltà di Farmacia e dall’altro fotografando e rendendo omaggio alla scena musicale indipendente catanese, esemplificata ed enucleata nel personaggio dell’amica della protagonista: la narrazione si sviluppa attorno all’intervista a Stella – la cui sostanza e tangibilità viene restituita dalla bravissima Alba Rohrwacher, fragile e al contempo granitica – e contemporaneamente si snoda fuoricampo la lettura del diario di un altro studente vittima dell’insalubrità degli ambienti universitari (la cui voce è affidata a Michele Riondino).
Giocando con le forme del mockumentary, la Quatriglio racconta soprattutto la disillusione, i sogni infranti, il tradimento degli ideali, l’avvelenamento del corpo che va di pari passo all’annichilimento della speranza: presentato Fuori Concorso alla settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film – dedicato ad Emanuale Patanè e ad altre due ricercatrici scomparse – è un intenso e tesissimo spaccato umano, magari non sempre totalmente compatto nella resa finale ma che conquista per la sua seria e composta partecipazione emotiva, per la discrezione e l’asciuttezza con cui si articola il racconto.
Imperfetto ma non per questo meno coinvolgente.
RARO perché… è sempre meglio ignorare la denuncia in questo paese, ma è già tanto che il film sia uscito, anche in una sola sala.
Note: il film esce solo al King Multisala Cinestudio di Catania.
Voto: 6 e ½
Priscilla Caporro