Scheda film
Regia: Tim Sutton
Sceneggiatura: da Tim Sutton
Fotografia: Hélène Louvart
Montaggio: Jeanne Applegate
Musiche: Maica Armata
USA, 2016 – Drammatico/Docufiction – Durata: 85’
Cast:Robert Jumper, Eddie Cacciola, Aaron Purvis, Shawn Cacciola, Anna Rose Hopkins
Uscita: 1° marzo 2018
Distribuzione: Mariposa Cinematografica e 30Holding

Dark darko side, tra doc e dramma, il film rivelazione di Tim Sutton

Bang Bang. My only sunshine. bang Bang.
Bossoli cavi, spiriti infranti, pupille assenti, maschere… oscure presenze tra grandi magazzini e piccole verande assolate, corsie affollate e giardini scomparsi. Si fanno la tinta color alba infuocata e fumano aromi tossici, volano sullo skateboard e planano sul domani inconsistente. Adolescenti o poco più, re e regine spodestati di un’era post atomica, drogati di mondi fittizi e abituati alle occasioni mancate, tra provini deludenti e partite con amici ignoti, password prestate e chiacchiere impreviste sulla baia che (non) li ascolta muta. Sei personaggi in cerca di… un delta in cui spiaggiare respiri desideri illusioni.

Il filmmaker Tim Sutton racconta i vuoti a perdere della gioventù contemporanea e non solo, inserendosi deliberatamente nel dibattito caldissimo sull’uso delle armi da fuoco negli USA ma anche sull’emergenza generazionale che dilania le nazioni occidentali, e che narra una civiltà autistica e autodistruttiva, che non sa e non vuole conoscersi e manda ripetutamente a morte i suoi figli. In selezione ufficiale al Sundance Film Festival 2016, Premio Lanterna Magica alla 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Dark Night prende spunto dall’ennesima strage americana, compiuta da un giovanissimo killer ad Aurora in occasione della proiezione del capolavoro di Nolan The Dark Knight Rises, ne ripercorre le ore precedenti e cita a piene mani Donnie Darko e Gus Van Sant in questo docufiction-reality-game, in sala dal primo marzo.

Un colpo alla nuca e allo stomaco, una visione devastata e devastante, lucida come un trip lisergico e acidamente pop. Poesia stralunata della generazione ferita, quella post American History X, che non ha ideologie, non ha sogni solo bisogni quasi sempre insoddisfatti, che vive vite di periferia sciatta attraverso le app degli smartphone e le emulazioni dei videogiochi (che non comportano responsabilità né vergogna e che rendono tutti liberi nella virtualità codificata che in realtà ancor più imprigiona). Tutti prigionieri del vuoto, sulla perdute strade (di Google Maps) trascorrono o passano, il/nel giorno/giorni, di ordinaria vacanza, nell’America delle solitudini desolate, dei vasti spazi urbani disabitati di umanità mescolate ma non unite, emulsioni di culture spaesate nella terra delle opportunità fraintese e dei ragazzi con la pistola. Dove si rincorre uno status, che sia sociale o social, dove l’immagine di sé scherma il sé reale se di realtà ci si accorga mai, tra un post una fumata uno sparo e una chiacchiera inutile con lo strizza cervelli. Mentre il nerd di turno esorcizza la propria (presunta?) sociopatia disegnando volti anonimi sul suo album ed esplorando le possibilità della propria mente negli inevitabili giochi sparatutto online.

Sono puzzle decomposti di una giornata non troppo casuale, verso la strage. La notte nera dell’oscuro cavaliere e dei suoi affini sconosciuti compagni di destino che cercano (senza saperlo forse) di riempire un vuoto, non disperando certo di non avere modelli, di non poter centrare la propria vita, perché non ne hanno misura. Se è una mera “questione di vita o di morte”, qualsiasi scelta in fondo è sopravvivenza, è un confronto con l’ambiente, con quella materia vera che ci circonda, e che noi essere umani non possiamo comprendere, poiché pur illudendocene non siamo materia, non siamo concreti, perché in realtà siamo “una massa” oscura “di cazzate”.

Voto: 7 e ½

Sarah Panatta