Scheda film

Regia: Tim Burton
Soggetto: John August, Seth Grahame Smith (dall’omonima serie TV di Dan Curtis)
Sceneggiatura: Seth Grahame Smith
Fotografia: Bruno Belbonnel
Montaggio: Chris Lebenzon
Scenografie: Rick Heinrichs
Costumi: Colleen Atwood
Musiche: Danny Elfman
USa, 2012 – Fantastico – Durata: 113′
Cast: Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Eva Green, Jackie Earle Haley, Jonny Lee Miller, Chloe Grace Moretz
Uscita: 11 maggio 2012
Distribuzione: Warner Bros

 Un vampiro in famiglia

Barnabas Collins è ancora un bambino quando nel 1760 lascia la natia Liverpool alla volta del nuovo mondo, nel quale la sua famiglia costruirà una fortuna, eccellendo nella pesca e nella conservazione del pesce, fondando perfino la cittadina di Collinsport. Ormai adulto, Barnabas (Johnny Depp), subisce il fascino della servetta Angelique (Eva Green), con cui trascorre piacevoli ore accoppiandosi, ma il suo cuore batte per l’eterea Josette (Bella Heathcote) che, vittima di un sortilegio della diabolica rivale, si suiciderà buttandosi da una rupe, seguita dal povero Barnabas, che non sarà riuscito a fermarla. Ma, trasformato in vampiro da una maledizione di Angelique, verrà rinchiuso in una bara dalla cittadinanza aizzata dalla donna.
Quando, duecento anni dopo, dei lavori porteranno alla luce il sinistro sarcofago, Barnabas tornerà desideroso di vendetta alla sua antica magione, Collinwood, dove troverà degli eredi non proprio ben messi: l’austera Elizabeth (Michelle Pfeiffer) e sua figlia, la scontrosa Carolyn (Chloe Grace Moretz), il fratello della donna Roger (Jonny Lee Miller) e il proprio pargolo David (Gully McGrath), turbato dalle visioni dello spirito della scomparsa madre e per questo seguito dalla dr.ssa Hoffman (Helena Bonham Carter). Mentre al non proprio idilliaco quadro famigliare si è appena unita l’istitutrice Victoria Winters (ancora Bella Heathcote), goccia d’acqua con Josette, il cui fantasma vede fin dall’infanzia, il curioso Barnabas, dagli insoliti ed aristocratici modi, cercherà con ogni mezzo di tenere a bada la propria maledizione, riaffermare l’orgoglio famigliare e sfuggire alle mire di Angelique, ancora viva in virtù dei suoi poteri stregoneschi e sempre decisa a dargli battaglia.
Tratto dalla goffa ed omonima soap horror, ma all’epoca seguitissima, ideata e diretta da Dan Curtis – Burton l’ha definita una delle peggio recitate – andata in onda dal 1966 al 1971, anno precedente a quello in cui è ambientato, Dark shadows ha diversi numeri per riscuotere successo presso i fan del regista di Burbank, California, e non solo. Innanzitutto un ritorno all’horror, ben evidente nella scena della liberazione di Barnabas, in cui massacra tutti gli operai presenti, anche se molto meno nella strage degli hippies, giustamente mostrata in campo lungo con sole fiamme ed urla nel bosco, ed ancora di più in un lupo mannaro in famiglia, derivato fin troppo dall’immaginario di John Landis. Poi una tipica iconoclastia, come nella “M” di McDonald’s identificata dal povero Collins con quella antica di Mefistofele o in un sottotesto anti-industriale, punteggiato da esplosioni di fabbriche e mattanze nei cantieri edili. Quindi una ruffiana atmosfera anni settanta, espressa dalle canzoni dell’epoca, ma anche dalla presenza di un gustosissimo Alice Cooper nei panni di se stesso ed equivocato da Barnabas per la donna più brutta del mondo. Ed ancora una doppia love story, una buona ed una “cattiva”, triangolata tra Barnabas e, rispettivamente, Josette/Victoria ed Angelique, quest’ultima protagonista di una delle migliori e più turbolente scene di sesso ultimamente viste al cinema. Infine un cast stellare, capitanato da uno smagliante, benché da copione smorto Johnny Depp, attore devoto/feticcio di Burton, che vede una ritrovata Michelle Pfeiffer in gran forma ed una luciferina quanto indimenticabile Eva Green, bambola letteralmente di porcellana che il troppo odio porterà a sgretolarsi, più un cameo dell’immancabile Christopher Lee.
Certo, la carne messa al fuoco dal buon Tim è davvero tanta ed in più momenti sembra cuocere con difficoltà, come se la natura “ad episodi” del modello originale si riflettesse nel tentativo di scomporre la storia in più dimensioni, sensazione avvertita soprattutto nel finale, che risulta decisamente affrettato ed afflitto da una molteplicità di registri che non sembrano ben amalgamarsi.
Però Burton è da sempre maestro nel padroneggiare l’humour nero, che qui dispensa a piene mani, cosicché, forte di questo collante, lo spettacolo c’è ed è a pieno ritmo, tenendo decisamente fino alla fine o, almeno, a poco prima. Sicuramente dopo questa “Famiglia Addams” ulteriormente virata in acido, ci delizierà in futuro con lavori migliori, ma non dimentichiamo che poco prima ci aveva pure deluso con opere senz’altro inferiori.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti