Una vera sorpresa per il cinema italiano Il primo lungometraggio di Giacomo Abbruzzese è uno studio vagamente seducente, spesso onirico, della vita nella Legione Straniera francese, fissato su corpi maschili sincronizzati e contrastanti. Quasi certamente non sceglieresti quel soggetto, tono e titolo per un film se non volessi che le menti degli spettatori vagassero immediatamente su “Beau Travail”, il film di Claire Denis, con il suo set di numeri da solista culminante in una dance martellante. Scegliere di omaggiare la regista per un primo lungometraggio è una mossa sfacciata, ma nonostante le sue qualità apertamente derivate, ‘Disco Boy’ non manca di audacia o sorpresa: suono e immagine di Abbruzzese incuriosiscono.
Una caratteristica di “Disco Boy”, funziona come previsto: la presenza affidabile, e affascinante di Franz Rogowski, il talentuoso attore tedesco. Come nel racconto di un rifugiato fuori dal tempo di Christian Petzold del 2018 “Transit”, Rogowski qui interpreta un uomo che scivola tra identità personali e nazionali, perdendo il suo passato nell’ombra. È credibile in questi ruoli non per come si fonde ma per come si distingue. I suoi bei lineamenti fuori posto e la sua voce morbida e sibilante non evocano alcun luogo particolare o storia personale; si adatta ovunque e da nessuna parte.
Essere identificato come parte di qualsiasi comunità, è un anatema per Aleksei, un taciturno vagabondo bielorusso con intricati tatuaggi carcerari sul torso. Lo incontriamo per la prima volta su un autobus di tifosi bielorussi che cantano, mentre attraversano il confine con la Polonia per una partita, ma è chiaro fin dall’inizio che Aleksei e il suo caro amico Mikhail hanno un’agenda diversa dagli uomini in giro loro. Abbastanza presto, si staccano dal branco e intraprendono un pericoloso viaggio attraverso il continente verso la Francia.
Aleksei piange il suo amico, ma il suo innato istinto da lupo solitario prende il sopravvento, portandolo, in qualche modo controintuitivamente, nella Legione straniera francese, dove si unisce a un eterogeneo gruppo di perdigiorno multinazionali che cercano di unirsi a un corpo che alla fine garantirà loro la cittadinanza francese. Magro e risoluto, supera l’addestramento di base, e viene poi rapito dalla vita notturna e musicale undeground della città con uno scivolamento onirico che attrae lo spettatore come in una spirale di puro fascino, che rende quest’opera assolutamente riuscita .
Voto 7
VC