Dopo il successo internazionale di “Central do Brasil”, Walter Salles trasforma in immagini l’omonimo romanzo dello scrittore albanese Ismail Kadare’. Si racconta l’interminabile e disumana faida che contrappone due famiglie nel Brasile del 1910 per il possesso dell’unica cosa che sembra avere valore: la terra. Fin dalla prima inquadratura si resta colpiti dalla bellezza delle immagini. Ogni fotogramma sembra studiato per stupire visivamente e la luce naturale si trasforma sui volti, negli oggetti, nel paesaggio, in pennellate di colore. Tanta capacita’ tecnica non e’ sempre supportata dalla sceneggiatura, che dopo un inizio potente ha qualche inceppo nella prevedibile storia d’amore tra il bello (ma anche bravo) co-protagonista e la graziosa artista del circo (che comunque permette di realizzare una bellissima sequenza in cui la ragazza volteggia nel cielo appesa ad una fune). Si ha piu’ volte la sensazione di ammiccamento nei confronti dello spettatore, di confezione furba, di virtuosismo visivo gratuito, di trappola emotiva, ma e’ difficile, e non necessario, sottrarsi all’emozione di una storia raccontata con qualche ingenuita’ ma molta passione. Nel finale ennesima citazione de “I quattrocento colpi” di Truffaut.
Luca Baroncini