Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Giulia Louise Steigerwalt
Soggetto: dal libro di Debora Attanasio “Non dite alla mamma che faccio la segretaria – Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard”
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Gianni Vezzosi
Scenografie: Cristina Del Zotto
Costumi:
Andrea Cavalletto
Musiche: Michele Braga
Suono: Maurizio Argentieri
Italia, 2024 – Drammatico – Durata: 129′
Cast:
Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordic, Davide Iachini, Marco Iermanò
Uscita in sala: 6 febbraio 2025
Distribuzione:
PiperFilm
Ma per fortuna che c’è il Riccardo…
Vita, morte e (pseudo-)miracoli di Riccardo Schicchi, fondatore di “Diva Futura”, primo e principale business-core del porno italiano, e talent-scout di autentici fenomeni di costume come le dive dell’hard-core Cicciolina, al secolo Ilona Staller, (Anna) Moana Pozzi ed Éva Henger, di lui consorte. Dagli anni settanta fino alla morte del protagonista, il 9 dicembre 2012, il film di Giulia Louise Steigerwalt ci racconta le vicende suddette attraverso un occhio molto particolare: quello della segretaria di Schicchi. Debora Attanasio, oggi affermata giornalista, fu per dieci anni alla corte di Diva Futura e ha raccontato le sue vicissitudini nel libro “Non dite alla mamma che faccio la segretaria – Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell’hard”, pubblicato nel 2013 e recentemente rieditato, in occasione dell’uscita della pellicola, con il titolo omonimo e due capitoli aggiunti.
Ad interpretare questa novella Alice nel paese delle pornomeraviglie è l’ottima Barbara Ronchi, perfetta nel ruolo di candida e innocente, per poi rivelarsi scaltra e motivata. Il racconto procede a più voci (fuori campo): quella di Debora, ma anche quella dello stesso Riccardone nazionale, più altre.
Giulia Louise Seigerwalt ci aveva piacevolmente sorpreso col suo debutto alla regia nel 2022 con il fresco, originale e scoppiettante Settembre, una piccola rarità nel panorama cinematografico italiano. Qui, all’onere dell’opera seconda, pur mantenendo un suo tratto ed estro particolare, soprattutto nella direzione degli attori e anche nella ricostruzione di un’epoca, sembra riuscire a gestire meno bene la situazione.
Il problema principale del film, come di altre produzioni Groenlandia, pur più riuscite, è quella di roman(ticiz)zare eccessivamente personaggi che nella realtà hanno avuto un’aura ben diversa. Se Giorgio Rosa ne L’incredibile storia dell’Isola delle Rose veniva fatto passare per un eroe, quando probabilmente era stato solo un abile speculatore, e se sulla cricca famigliare di Mixed by Erry veniva steso il pietoso velo dell’anarchia, quando in verità avevano minato dall’interno il sistema del diritto d’autore, qui Riccardo Schicchi, insieme alla sua corte dei miracoli, viene assurto a paladino della libertà (sessuale), adombrando il lato prettamente commerciale delle sue remunerative attività. Così come sembra difficile credere ad una Moana Pozzi candidata a Sindaco di Roma per ragioni diverse da un disperato tentativo di riciclaggio al di fuori del proprio mondo. Senza contare che almeno Rosa ed Erry avevano almeno degli antagonisti, per quanto da operetta, rispettivamente i politici Giovanni Leone & Franco Restivo e il capitano della Guardia di Finanza Fortunato Ricciardi. Qui il “villain” di turno sembrano essere soltanto il buoncostume e la morale borghese di matrice cattolica. Decisamente un po’ poco.
Almeno gli altri due esempi avevano, con la regia di Sidney Sibilia, una narrazione ben ritmata e accattivante. In Diva futura l’eccessiva durata e una serie continua di flash-back e flash-forward rendono la pellicola meno compatta e vittima della stessa anarchia che vorrebbe raccontare.
Il film però gode di ottimi interpreti, come Pietro Castellitto nei panni di uno Schicchi estremamente “camp”, ma proprio per questo nonostante tutto credibile, e come le tre muse, sulle quali spiccano la splendida Moana di Denise Capezza e una verosimile Eva Henger interpretata da Tesa Litvan.
La messa in scena, grazie anche alle musiche, trasporta lo spettatore in un mondo che non c’è più – anche se il porno non è mai stato così bello quanto Steigerwalt e Attanasio a tratti vorrebbero farci credere – e alcune stoccate sono ben assestate, come il tabù infranto di mostrare una Moana resa scheletrica da una malattia troppo veloce o il dialogo tra lei, ormai spacciata, e un attonito Riccardo sullo sfondo del celeberrimo discorso di Silvio Berlusconi, “l’Italia è il paese che amo…”. Interessante e vincente anche l’idea di integrare ai filmati d’epoca gli interpreti attuali.
Diva futura vuole essere una sorta di risposta tardiva e in tono minore al Boogie nights di Paul Thomas Anderson, che, buttandola un po’ in caciara, cerca di “sedurre” lo spettatore. Non un capolavoro come quello, ma un tentativo di fare qualcosa di diverso nel nostro panorama nazionale. Imperfetto, ma non trascurabile. Divertente.
Voto: 6 e ½
Paolo Dallimonti