Regia Dario Argento
Sceneggiatura Dario Argento e Franco Ferrini
Musiche Pino Donaggio
Prodotto da Salvatore Argento
Con Elio Germano, Chiara Conti
Italia 2005, dur. 95 min.

Finalmente Dario Argento ci fa tirare un sospiro di sollievo. Dopo tre film a dir poco deludenti, anzi diciamocela tutta inguardabili, ci fa godere di una sua opera senza doverci vergognare di averlo definito un Maestro. La nuova creatura del redivivo regista romano è un oggetto misterioso, da trattare con tutte le cure possibili. Innanzitutto si tratta di un Tv-Movie, uscito per il mercato dell’home video in anticipo rispetto alla sua programmazione televisiva. Nello specifico, trattasi dell’episodio pilota di una serie di film tv dedicati in qualche modo al cinema (questo ad Hitchcock, un altro sicuramente sarà dedicato all’amato-odiato Lucio Fulci). Argento aveva già “portato” il suo cinema sul piccolo schermo nel lontano 1973, con una serie intitolata La porta sul buio, 4 episodi di un’ora circa, di uno dei quali aveva curato personalmente la regia con lo pseudonimo di Siro Bernadotte (attenzione argentiani doc, lo pseudonimo ritorna anche in questo film…) e di un altro aveva realizzato la sceneggiatura; episodi presentati in prima persona dallo stesso Argento, un dichiarato omaggio ad Alfred Hitchcock presenta, il telefilm alfiere del cinema in tv ideato da Sir Alfred.

Per il suo ritorno in TV il maestro del brivido sceglie di nuovo Hitckhcock, citato sin dal titolo, ed escogita un canovaccio che gira attorno ad alcuni capolavori del maestro londinese. Il protagonista infatti è un laureando in storia del cinema, tema l’espressionismo tedesco, e la vicenda ruota attorno ad una videoteca dove i dvd più gettonati sono proprio La finestra sul cortile, Delitto per delitto e Dial M for murder. Tutte queste opere formano l’ossatura sia narrativa che cinematografica dell’opera, creando un vero e proprio corto circuito realtà finzione di notevole fascino. Ci si accorge subito, infatti, di essere innanzi ad un’operazione squisitamente metacinematografica, dove l’intreccio è tutt’altro che verosimile e decisamente scontato (per chi conosce il cinema di sir Alfred). A differenza di altre operazioni simili, nelle quali il predominio del citazionismo strozzava la storia (vedi ad esempio Doppia Personalità di De Palma) qui si capisce subito che si tratta di un gioco, e se si accettano le regole non si rimarrà delusi. Uno dei punti delboli dell’ultimo Argento era la recitazione, qui in parte riscattata dall’ottima prova del protagonista, un giovane Elio Germano. Il resto del cast è decisamente sottotono, ma il regista ha scovato per la parte della enigmatica Sasha una giovane Elisabetta Rocchetti che ha la carica erotica necessaria per far funzionare il meccanismo voyeuristico alla base della narrazione. In alcune sequenze, poi, la mano di Argento pare essere tornata quella di un tempo, come nel primo omicidio e nelle belle sequenze in cui il protagonista spia l’appartamento incriminato, tutte zoom e sovrapposizione dei punti di vista. Anche gli squarci notturni della “solita” Torino (che torna per la quinta volta ad essere palcoscenico argentiano) possiedono il necessario, inquietante fascino. Memorabile poi la sequenza della fuga di Giulio in scooter sotto la pioggia con una gamba rotta. Confesso che il film corre il rischio di essere sopravvalutato, ciò per due motivi: innanzitutto Argento era dato per bollito, e fare peggio delle fallimentari ultime tre pellicole era impossibile; inoltre, si tratta di un Tv-Movie, dal quale ci si aspetta un certo piattume visivo. Forse è questo l’elemento di maggior interesse dell’operazione: dopo anni di sceneggiati televisivi inguardabili, Argento col suo film lancia una nuova sfida; se i capitali al cinema latitano a scapito del piccolo schermo, perché non utilizzare meglio quest’ultimo mezzo, senza necessariamente svilire la qualità dell’opera. Riuscirà il buon Dario a ridare smalto alla nostra TV con questo nuovo progetto? Staremo a vedere, ma il primo episodio promette decisamente bene.

Mauro Tagliabue