Scheda film
Regia: Fabio Resinaro
Soggetto: Fabio Resinaro, Fausto Brizzi
Sceneggiatura: Fabio Resinaro
Fotografia: Paolo Bellan
Montaggio: Luciana Pandolfelli
Scenografie: Pasquale Tricoci
Costumi: Ornella Campanale
Musiche: Andrea Bonini
Cast: Lorenzo Richelmy, Luca Barbareschi, Claudia Gerini, Luca Vecchi,
Iaia Forte, Valentina Bellè, Francesco Montanari
Italia, 2019 – Azione/Commedia – Durata: 105’
Uscita: 4 aprile 2019
Distribuzione: 01 Distribution
Il caso è il caos
Vista la tipologia di progetto, il nostro amore incondizionato per il cinema di genere e il fatto che provenga da una nazione come l’Italia dove operazioni simili degne di nota si contano sulle dita di una mano, dopo la visione di Dolceroma avremmo tanto voluto accodarci alla scia di consensi piovuta sulla pellicola di Fabio Resinaro. In tal senso, il potenziale a disposizione dell’opera, la prima in solitaria del co-regista di Mine, ci aveva fatto ben sperare, ma l’esito purtroppo ha ampiamente ridimensionato le nostre aspettative, raffreddando e non poco quello che poteva essere un giustificato entusiasmo iniziale. Ciò non significa che il risultato sia da dimenticare, perché in esso ci sono zattere alle quali aggrapparsi, ma che a conti fatti bastano appena a raggiungere un sei in pagella.
Liberamente ispirato al romanzo “Dormiremo da vecchi” di Pino Corrias, dalle cui pagine hanno attinto il regista stesso con la complicità di Fausto Brizzi, il film racconta la storia di Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy) è un aspirante scrittore che è costretto a lavorare in un obitorio in attesa della grande occasione della sua vita. Che finalmente arriva. Un grande produttore cinematografico, Oscar Martello (Luca Barbareschi), ha deciso di portare sul grande schermo il suo romanzo dal titolo “Non finisce qui”. Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista (Luca Vecchi) è incompetente e il risultato è disastroso. La protagonista, Jacaranda Ponti (Valentina Bellè) istigata dalla sua agente Milly (Iaia Forte), temendo ripercussioni alla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Ma Oscar Martello non può permettersi un fallimento. Il film deve uscire. Il distributore Remo Golia (Armando De Razza) gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte (Claudia Gerini), gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta. Così, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: il rapimento da parte della criminalità organizzata della protagonista del film: i media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare in sala. Il piano sembra funzionare, nonostante il poliziotto Raul Ventura (Francesco Montanari) si metta sulle tracce di Oscar sospettando una truffa. Ma l’improvvisa e inaspettata scomparsa di Jacaranda farà precipitare la situazione.
Dai fasti della Dolce Vita fatta di riflettori, eventi mondani, lustrini e paillettes, si passa dunque alla corte dei miracoli dei giorni nostri di una Roma dove la già dissanguata e inesistente industria dei sogni è nelle mani laide e criminali di produttori senza arte né parte, distributori altrettanto impreparati, registi cocainomani, attrici disposte a tutto e camorristi con il grilletto facile in cerca di popolarità. Siamo però lontani da quella dipinta sul grande schermo qualche tempo fa da Sorrentino nel suo La grande bellezza. Quella che prende forma e sostanza in Dolceroma è una visione ancora più grottesca, parodistica e sopra le righe di una Capitale e di un mondo dove chi ti promette il paradiso e lo stesso che nel giro di un battito di ciglia può scaraventarti diritto all’inferno. Ed è a questa caduta verso il basso e senza rete di sicurezza che assistiamo guardando l’odissea meta-cinematografica di Serrano, l’ennesima dell’ennesimo sceneggiatore in cerca di fortuna laddove non esiste.
Resinaro ci catapulta al seguito del protagonista di turno in un’action-comedy che trasforma Boris in una maionese impazzita di generi e citazioni. Un mix a volte divertente e a volte stucchevole per via del suo continuo evocare e strizzare l’occhio a film con situazioni e personaggi più o meno volutamente stereotipati e riconoscibili (da Fight Club a Kill Bill, passando per I soliti sospetti e Beowulf). Ciò fa parte delle regole del gioco e a tanti come noi giocare piace, ma i modelli chiamati in causa in gran parte dei casi sono lontani anni luce e non a portata di mano viste le disponibilità. Ciononostante le idee soprattutto visive non mancano e dove non può la macchina da presa e lo stile pop di Resinaro ci pensano i VFX, o meglio tutte le volte che non sono chiamati agli straordinari o gli viene chiesto di più di quello che possono e riescono a fare.
Voto: 6
Francesco Del Grosso