Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Richard Shepard
Fotografia: Giles Nuttgens
Montaggio: Dana Congdon
Scenografie: Laurence Dorman
Costumi: Julian Day
Musiche: Rolfe Kent
G.B., 2013 – Commedia/Thriller/Drammatico – Durata: ’93
Cast: Jude Law, Richard E. Grant, Demian Bichir, Luca Franzoni, Richard Graham, George Sweeney, Mark Wingett
Uscita: 29 maggio 2014
Distribuzione: 20th Century Fox
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Il poco placido Dom
Il provetto scassinatore Dom Hemingway (Jude Law), dopo essersi fatto 12 anni di carcere per coprire il criminale russo Fontaine (Demian Birch), è finalmente fuori. Non ha visto morire la moglie di cancro né crescere la figlia Evelyn (Emilia Clarke) perché è uno di parola. Non è un uomo fortunato, ma ora che la ruota dovrebbe ricominciare a girare a suo favore, la sfiga sembra invece accanirsi contro di lui: dopo aver rischiato di bruciare per il proprio brutto carattere la riconoscenza del criminale che si era impegnato a proteggere e nell’impossibilità di riscuotere quanto gli spettava per una serie di beffardi scherzi del destino, si trova a dover fare i conti col proprio passato…
Il film, diviso in sei capitoli di circa 15 minuti ciascuno, si apre con un’irresistibile ode al proprio membro virile da parte dello stesso protagonista Dom Hemingway, mentre si sta godendo una fellatio; ode che avrebbe fatto impallidire il Belli de “Il padre de li santi” e il Benigni estensore di quel celebre monologo su analoghe tematiche che fece arrossire la Carrà e con lei tutti i dirigenti Rai dell’epoca. Poi però, raggiunto l’orgasmo, si scopre che le mura dentro le quali tutto ciò è avvenuto sono quelle di un carcere e la contestualizzazione è immediata: così le lunghe chiome di chi intratteneva il personaggio principale in vena di poesia non sono quelle di una bella fanciulla, ma di un povero compagno di detenzione.
Il film scritto e diretto da Richard Shepard, già apprezzato per The matador e The hunting party, è tutto così: pieno di dialoghi irriverenti, non si prende mai sul serio e procede in una messinscena giocosa, quasi pop, anche se a tratti tradisce il sospetto di non aver del tutto chiaro dove andare a parare e di essere solo un sontuoso esercizio di stile. Sostenuto da un personaggio altamente sopra le righe – anche troppo per risultare completamente credibile – a sua volta interpretato da un grande attore qui al suo meglio pur con sfumature gigionesche cui fa spalla un granitico socio col volto preoccupato di Richard E. Grant, sorta di sua guida fisica e spirituale, il non originalissimo Dom Hemingway si lascia però seguire piacevolmente, forse proprio nel tentativo di capire dove l’autore voglia arrivare, dopo ripetuti spiazzamenti.
Shepard però nell’ultimo quarto d’ora prima della fine salda i conti col proprio protagonista, rimettendo ampiamente il film in carreggiata e mandando finalmente il destino alla cassa, per regolare i suoi debiti col povero Dom Hemingway, proprio dopo che anch’egli si è catarticamente confrontato col suo disastrato passato recente.
RARO perché… è un film molto singolare.
Voto: 6 e ½
Paolo Dallimonti