Scheda film
Titolo originale: Downsizing
Regia: Alexander Payne
Soggetto e sceneggiatura: Alexander Payne e Jim Taylor
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Kevin Tent
Scenografie: Stefania Cella
Costumi: Wendy Chuck
Musiche: Rolfe Kent
USA/G.B., 2017 – Sci-Fi/Drammatico/Commedia – Durata: 135′
Cast: Matt Damon, Neil Patrick Harris, Kristen Wiig, Jason Sudeikis,
Christoph Waltz, Udo Kier, Hong Chau
Uscita: 25 gennaio 2018
Distribuzione: 20th Century Fox
Tesoro, ci si sono ristretti gli amici
“Nella botte piccola c’è il vino buono”, ma i proverbi, per quanto antichi e popolari possano essere, non sempre però rispecchiano gli effettivi valori in campo o le condizioni dei protagonisti di turno. Alexander Payne, ad esempio, nella sua ultima fatica dietro la macchina da presa, nelle sale nostrane dal 25 gennaio con 20th Century Fox dopo l’apertura della 74esima Mostra di Venezia, ha letteralmente miniaturizzato il mondo e parte della sua popolazione per renderlo un luogo migliore e più accessibile, in un particolare momento storico in cui su questo pende la spada di Damocle del sovrappopolamento e della progressiva diminuzione delle fonti di sostentamento a disposizione dell’essere umano. Come avremo modo di vedere, però, il mondo in scala creato su misura per l’occasione, seppur piccolo, continuerà ad avere le stesse incurabili e ataviche criticità.
In Downsizing, lo sceneggiatore e regista statunitense prova a risolvere il problema affidando alla scienza il compito di aiutare il pianeta a non implodere e alla razza umana a non estinguersi. La scienza a sua volta risponde puntualmente alla richiesta d’aiuto e dopo anni di ricerca riesce a trovare una soluzione al suddetto problema. Ma è solo il frutto dell’immaginazione del cineasta americano e del co-sceneggiatore Jim Taylor che con il film catapultano lo spettatore in un futuro dispotico, al seguito dei coniugi Paul e Audrey Safranek, una coppia come tante che si trova sempre più in difficoltà economica, anche a causa della crisi che ha colpito l’America e tutto il mondo. Il loro futuro si prospetta piuttosto grigio, fino a quando non incontrano alcuni amici di un tempo ad una cena; amici che sono stati rimpiccioliti la metà della metà di quanto fossero precedentemente. Questi raccontano la loro nuova vita ‘small’, molto più benestante e serena. Vivono in una cittadina creata su misura, abitata da tutti gli americani che hanno deciso di subire lo stesso intervento; non conoscono criminalità o crisi alcuna e inoltre il loro impatto sull’ecosistema è notevolmente ridotto, dato che i rifiuti che producono sono pochissimi rispetto a quelli di un umano di taglia normale. I Safranek scoprono quindi che nel mondo si è giunti ad una importantissima scoperta scientifica, in grado di rimpicciolire l’essere umano, sia per ridurre i consumi in un mondo che si sta distruggendo poco a poco, sia per poter affrontare con più tranquillità e ricchezza il futuro. I coniugi decidono di sottoporsi all’intervento irreversibile, ma qualcosa va storto.
Ovviamente non staremo qui a rompervi le uova nel paniere, lasciando alla visione dell’ottava (nona se contiamo anche l’episodio 14e arrondissement da lui diretto per il film collettivo Paris, je t’aime) regia di Payne il compito di svelare l’accaduto. Però una cosa possiamo e vogliamo dirvela e a molti probabilmente non piacerà. Quello di Downsizing, purtroppo, è un Payne decisamente in tono minore, ben al di sotto delle sue effettive potenzialità, quelle più volte espresse in passato, portate sul grande schermo con pellicole come Election, A proposito di Schmidt, Sideways, Paradiso amaro o il più recente Nebraska. Opere, queste, caratterizzate da un senso dello humor cattivo e pungente, capace di scagliarsi sui vizi della società americana contemporanea con la lama affilata della satira. Probabilmente il due volte premio Oscar, al cospetto di proiezioni future, non riesce a conservare la stessa lucidità di quando si è trovato a trattare e a demitizzare il tanto celebrato american dream. Lo è stato all’epoca dello script di Jurassic Park III e lo è anche in questo Sci-Fi che mescola in maniera meccanica commedia e dramma, un’alchimia che, al contrario, in passato aveva dato i suoi più che discreti frutti. La lontananza dal contemporaneo, nonostante la ripresa di certe argomentazioni di stretta attualità proiettate nel domani, dunque, è per quanto ci riguarda la vera responsabile della caduta. Per carità una flessione, o meglio uno scivolone può capitare a tutti, ma speriamo che nel caso di un cineasta acuto e capace come lui si tratti solo di un episodio da archiviare.
A conti fatti, c’è quindi da registrare una sostanziale perdita di humor, peculiarità che ha dato forza e sostanza alle storie, ai personaggi e al cinema di Payne in generale, fatta eccezione per qualche rarissima stilettata sferrata qua e là dall’autore lungo la timeline (135’ a conti fatti si fanno sentire) e affidate alle parole di Dusan Mirkovic, vicino di casa di Paul in quel di Leisurland, interpretato dal sempre efficacissimo Christoph Waltz. È evidente che l’arma in più in possesso dell’autore, ossia la scrittura non allineata e piacevolmente scorretta, qui perda carica, incisività e anche una discreta dose di originalità. In tal senso, l’idea della miniaturizzazione, cinematograficamente parlando, del resto è stata già declinata più volte anni or sono con film come La bambola del diavolo, Radiazioni BX: distruzione uomo, Viaggio allucinante o Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi. Ciò che dispiace è l’opportunità gettata al vento di potere vedere un buon cocktail di fantascienza socio-politica e dramedy dal retrogusto agrodolce. Il tutto a favore di un contenitore drammaturgico e filmico di morale a buon mercato, a tratti irritante, che chiama in causa a turno destino, difesa dell’ambiente, immigrazione e chi più ne ha più ne metta.
Voto: 5
FDG VC