Wes Craven si limita a produrre l’ennesima versione attualizzata del classico di Bram Stoker e affida la regia a Patrick Lussier, già montatore di “Scream”. Questa volta Dracula arriva a New Orleans, durante il carnevale, e in una sola giornata riuscirà a chiudere i conti con il passato avendo però tutto il tempo per lasciare l’impronta canina sul solito gruppo di giovinetti molto “cool” in cerca di celebrità. L’unica novità é nella fantasiosa e ardita trovata con cui si ipotizza la vera nascita del mitico vampiro, andando indietro nel tempo ben prima del Medioevo transilvano. Per il resto il lungometraggio sembra un lungo spot della Virgin, con personaggi dall’approfondimento psicologico nullo e, soprattutto, un “susanone” protagonista tanto “piacione” quanto poco inquietante. Non lo aiuta di certo la costruzione delle scene, in cui tutto suona falso, e nemmeno le solite evitabili battutine pseudo ironiche pre o post uccisione del malcapitato di turno.
Per non parlare della sceneggiatura, davvero sgangherata e capace solo di motivare in modo superficiale i tanti personaggi per consentire alla storia di proseguire. Non c’e’ mai tensione e i pochi tentativi si risolvono in modo prevedibile e molto spesso senza alcuna logica. Il finale, poi, da’ il vero e proprio colpo di grazia al film. Non si capisce davvero quali fossero le intenzioni del progetto: non spaventa, non diverte, non coinvolge, si limita ad ammiccare allo spettatore con le solite citazioni da “Nosferatu” a “Scream” e a sciorinare in modo banale, a parte un’unica trovata, luoghi comuni già visti e rivisti in modo più convincente. Se Dracula doveva tornare con questo pasticcio, poteva benissimo starsene nella sua bara sigillata in quel di Londra in attesa di tempi migliori.

Luca Baroncini de “Gli Spietati”