Scheda film

(Tr. lett.: Morti dal ridere)
Regia: Álex de la Iglesia
Soggetto e Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría, Álex de la Iglesia
Fotografia: Flavio Martínez Labiano
Montaggio: Teresa Font
Scenografie: José Luis Arrizabalaga, Biaffra
Costumi: Lala Huete
Musiche: Roque Baños
Spagna, 1999 – Grottesco – Durata: 113‘
Con Santiago Segura, El Gran Wyoming, Álex Angulo, Carla Hidalgo, Eduardo Gómez, José María Íñigo, Uri Geller
Uscita nel paese d’origine: 12 marzo 1999

 Due stronzi come noi

Che i comici abbiano una sorta di doppia vita l’abbiamo spesso pensato tutti. In realtà fuori dai riflettori vivono più o meno come gli altri, con bollette da pagare, problemi da risolvere, sui quali spesso c’è ben poco da ridere. Molti cabarettisti, trai quali Lenny Bruce, la vita se la sono distrutta totalmente tra alcool e droga, come ha raccontato Fosse nel film omonimo con la magistrale collaborazione di Dustin Hoffmann. L’idea del comico tormentato da un fan, a sua volta aspirante entertainer, che gli distrugge vita e fama era venuta a Scorsese con Re per una notte. Salvatores qualche anno dopo descrisse una banda di comici, di cui parecchi non facevano ridere, alle prese con la possibile svolta della loro carriera in Kamikazen. Poi Milos Forman portò al cinema la triste storia dell’eccentrico e trasgressivo Andy Kaufman, scomparso prematuramente ed interpretato da uno stupefacente Jim Carrey. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, ma due comici veramente stronzi come questi, i due Nino e Bruno di Álex de la Iglesia, nessuno aveva mai avuto il coraggio di portarli sul grande schermo prima di allora. Solo il duo italiano Malandrino e Veronica aveva tentato qualcosa del genere, sfiorando l’autobiografia, nel gioiellino misconosciuto Il segreto del successo, che sembra dovere molto a questo film. Con la regia di Massimo Martelli aveva provato a dire che in fondo per diventare davvero famosi basta morire, raggiungendo livelli di cattiveria notevoli, ma comunque inferiori. Qui abbiamo due ingenuotti che finiscono quasi per caso su un palco e altrettanto involontariamente diventano due star, peraltro basando il loro successo su una banale gag a base di schiaffi. Poi la rivalità e la follia pura prevarranno. Con un inizio folgorante, che in realtà è il prefinale, De La Iglesia ci conduce in questa discesa agli inferi, nella evoluzione, anzi, involuzione della coppia comica, verso tinte tendenti all’horror. Le risate non mancano, spesso in situazioni da slapstick, ma per lo più a denti stretti, permeate del tono grottesco tanto caro al regista, in cui non si è mai mosso così bene.
A parte un discorso sulla violenza dei media e del pubblico, che affonda le radici negli spettacoli circensi dei gladiatori, sullo sfondo scorrono trent’anni di storia (della televisione) spagnola, dagli anni settanta in poi, da “Un, dos, tres” all’esperimento di Uri Geller in diretta tv in “Directísimo” fino all’estemporaneo colpo di stato dell’81 registrato dalle telecamere, passando per il compianto cantante, indimenticato in patria, Nino Bravo, cui si ispira il personaggio che porta il suo stesso nome.

I due protagonisti, veri comici conosciutissimi in patria, sono a dir poco straordinari. Santiago Segura, appena più famoso qui da noi, cammeo feticcio di Guillermo Del Toro, col suo faccione buffo, tra incongrui riporti e parrucchini, incarna alla perfezione l’eterna spalla, stufa di esserlo: quando scopre di essere stato da sempre invidiato dall'”amico” per la sua naturale ed inimitabile bravura i suoi occhi brillano di una luce rara. Per contro El Gran Wyoming (all’anagrafe José Miguel Monzón), col suo fare ed essere sdrucito, è la personificazione diabolicamente perfetta dell’invidia e del rodimento di fegato. Una coppia indissolubile, che neanche la morte riesce a fermare. Alex Angulo, eccezionale manager narratore, che avremmo visto tra l’altro in una performance indimenticabile ne Il labirinto del fauno, fu perfino nominato al Goya come miglior attore non protagonista. Le musiche di Roque Baños accompagnano con la giusta ironia una storia grottesca e cattiva. Chi scrive non ama particolarmente De la Iglesia, per una sua puntuale tendenza a disperdere i buoni propositi iniziali di ogni pellicola. Qua invece stupisce dall’inizio fino all’ultimo fotogramma, in un crescendo malefico, facendo della pellicola una tra le migliori del regista spagnolo.
Rarissimo perché… Già, perché? È uno dei due film inediti da noi di Alex De La Iglesia ed uno dei migliori!
Note: il film non è MAI uscito in Italia e può essere acquistato in DVD internazionale QUI.

Voto * * * *

Paolo Dallimonti