Il duo  Vanzina affiancato, da Diego Abatantuono, non cede alla tentazione natalizia del film panettone e si rilancia in una operazione nostalgia. Dopo aver saccheggiato il mito di Monnezza, approfittando del recupero culturale di alcune pellicole degli anni 80 di matrice Stracult, ci riprovano con “Eccezzziunale veramente”.
E’ da evidenziare che il primo dei film fu un grande successo non soltanto ai botteghini. Abatantuono riuscì a monetizzare il personaggio del “terrunciello” lanciando dei tormentoni come il mitico “viuulenza” e delle ormai celebri battute che non avevano bisogno del rilancio di Giusti e del suo programma. Ma erano altri tempi, si rideva di altre cose.

Diego in seguito è diventato un apprezzato attore ed ha  legato il suo nome anche ad importanti film. Dovremmo quindi chiederci quale può essere l’esigenza e la necessità di girare un secondo capitolo del fortunato “Eccezzziunale veramente”. Per Abatantuono si tratta certamente di un divertissment. Per i Vanzina l’ ennesima occasione per realizzare grandi incassi con il minimo sforzo. Non è un mistero che negli ultimi due anni il Diego nazionale abbia riscoperto il cabaret, pertanto, non esita a chiamare a raccolta per il film tutti i comici e gli amici protagonisti del suo “Colorado Cafè”. A questi  affianca Anna Maria Barbera, Nino Frassica, Carlo Buccirosso ed il solito Ugo Conti. Il risultato è leggerino. Un film che si dimentica non appena si esce dalla sala e che non lascia in eredità battute e gag indimenticabili o immortali tormentoni. Forse era lecito aspettarsi qualcosina in più. Si ride di gusto in alcune situazione di colore, ma altre sono quasi imbarazzanti. Diego è straripante e tiene la scena solo per sé. Rispetto al primo film, qui il calcio e il tifo fanno da contorno. La maggior parte delle battute è riservata alle sfortune dell’Inter. Tuttavia, è sembrato interessante il tentativo nostalgico della sceneggiatura  di riportare in vita dei personaggi che, dopo vent’anni, sono in estremo disagio rispetto ad un calcio ormai malato e miliardario, alla disgregazione della famiglia ed alle difficoltà economiche del paese. Situazioni, queste ultime, identiche da Milano a Gallipoli sino a Palermo – le tre location del film. Donato, Franco e Tirzan sono sempre meno tifosi e alle prese con problemi un po’ più seri. Il primo scappa dall’esilio dorato di Ibiza per tornare a Milano dove scopre di essere padre di un ultras dell’Inter. Franco è alle prese con i soliti debiti ed anche con la mafia. Tirzan esce dal coma smemorato e cerca di ricordare e riconquistare Sabrina Ferilli legata ad un altro uomo.
Meritano una citazione a parte Luigi Maria Burruano e Tony Sperandeo. Pur interpretando due mafiosi da stereotipo, insieme a Frassica e Abatantuono ci regalano una scena gradevolissima che ci riporta alla commedia italiana degli anni 70.
Si poteva fare di più, l’effetto non è poi così diverso dai tanto criticati – anche da Abatantuono nel film – Vacanze di natale di Boldi e De Sica.
Francesco Sapone