Regia: Johnnie To
con Nick Cheung, Louis Koo, Tony Leung Ka Fai, Andy On, Simon Yam
Hong Kong 2005 dur. 98 min.

Nuovo film del grande Johnnie To, di cui entro i nostri confini si è potuto gustare, su grande schermo, solamente la sua precedente opera, Breaking News, peraltro uscito in agosto e passato come una cometa. Questo nuovo lungometraggio è entrato per la prima volta in concorso al Festival di Cannes, e dopo averlo visto possiamo ben dire che ci è entrato a pieno merito, dato lo spessore del suo autore e della sua potenza registica. Da noi non si sa ancora se, e quando uscirà.
Il film narra della lotta per il potere all’interno della più antica delle triadi, e lo fa illustrando una battaglia trasversale tra i due contendenti maggiori, Luk e Big D. Il quale ultimo non va certo sul sottile quando scopre di essere in svantaggio, come mostra la raggelante sequenza in cui due scagnozzi di Luk, rinchiusi in daltrettante gabbie, vengono fatti rotolare dal pendio di una collina e poi, ancora vivi ma sfigurati, abbandonati in mezzo alla strada. L’opera focalizza la sua attenzione sui riti, sulle tradizioni, sui legami di sangue e soprattutto sull’enorme potere della triade, quanto se non più della Mafia italiana. Si tratta di una organizzazione gerarchica simile a quella di un qualunque governo legittimo, e di fatto tollerata dalle autorità costituite che non hanno la forza di combatterla. Infatti, la polizia arresterà sia Luk che Big D. ma dovrà rilasciarli per mancanza di prove. Il film ha una struttura narrativa e registica di straordinaria solidità, segnalandosi per un pregnante realismo che lo distanzia nettamente dalle opere di Tarantino (che si ispirano sì al cinema orientale, ma non a quello di To) oppure di John Woo. Semmai un paragone potrebbe azzardarsi con i polizieschi americani “alla” braccio violento della legge oppure, per citare un nostro autore, il cinema di Fernando Di Leo. Quello che stupisce è, come detto, la precisione della messa in scena, la progressione con cui la vicenda si dipana sino al surriscaldatissimo finale. Un film che alle sequenze d’azione preferisce i dialoghi e la rappresentazione domestica dei riti e delle riunioni della Triade, ripresi in un significativo chiaroscuro che allude al potere occulto, e con movimenti di macchina appena percettibili, quasi che noi spettatori stessimo spiandoli in punta di piedi, timorosi di essere scoperti. E proprio l’inusuale struttura che privilegia i dialoghi esalta ancora di più l’apertura alle sequenze d’azione, come l’inseguimento tra furgone, automobile e moto alla conquista dello scettro. To non si risparmia sulla violenza, come nella crudissima scena della lotta ad armi bianche o nella sequenza in cui uno dei boss si rifiuta di pagare la percentuale e viene barbaramente eliminato a sprangate nel suo negozio. Il regista si concede anche momenti visivamente più espressionistici, come nella sequenza che rappresenta l’iniziazione alla Triade. Ma il momento più raggelante è il finale, girato in un bosco dove si verifica la resa dei conti definitiva: aperta da un siparietto comico tra Luk e Big D. mentre pescano, che sottolinea peraltro la maggior perizia del primo anche in questo campo, la scena è improvvisamente invasa da una violenza lucidissima e premeditata. Le esecuzioni, curiosamente, avvengono sotto gli occhi di ignare scimmie che sgranocchiano noccioline e pare si godano la scena; una metafora dello spettatore? Con questo film To si conferma tra i massimi autori di genere contemporanei. VOTO: 8

Mauro Tagliabue