Scheda film
Regia: Paul Verhoeven
Soggetto: Harold Manning, dal romanzo di Philippe Djian
Sceneggiatura: David Birke
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Job ter Burg
Scenografie: Laurent Ott
Costumi: Nathalie Raoul
Musiche: Anna Dudley
Suono: Jean-Paul Mugel
Francia/GErmania/Belgio, 2016 – Drammatico/Thriller – Durata: 130′
Cast: Isabelle Huppert, Laurent Lafitte (de la Comédie Française), Anne Consigny, Charles Berling, Virginie Efira, Judith Magre, Christian Berkel
Uscita: 23 marzo 2017
Distribuzione: Lucky Red in associazione con 3 Marys
L’animo umano è incoerente e paradossale. E se si parla di sesso, come possiamo tracciare la linea che divide la patologia dalla salute? Raramente si assiste ad una tale carrellata di stimoli contraddittori come in questo film, provocatorio e unico, che scuote lo spettatore senza pietà e senza tregua, che pone interrogativi senza risposte sia durante la proiezione che alla fine di essa. Il regista ci colloca dinanzi ad una squilibrata sessualità e ad una criminalità eversiva, un cumulo di pulsioni dai quali non possiamo rimanere indifferenti; una storia che racconta i confini tra il lecito e il riprovevole, l’ordinarietà del male e come altra faccia della medaglia svela lo squallore del bene.
Cercare di riassumere la trama è impossibile, è uno sforzo banale e sterile poiché la sua grandezza è che la storia ostacola ogni convenzione e annichilisce ogni tentativo di seguirla in modo chiaro e prevedibile. Forse stiamo assistendo ad una vendetta o forse è la storia di una vittima che si rifiuta di apparire come un giocattolo rotto; probabilmente è la somma delle ombre del passato, o forse è una metafora della crescita personale e di quante volte il ruolo di giudice e vittima vengono confusi.
Elle si apre con uno sguardo: quello di un gatto che osserva, altezzoso e impassibile, lo stupro della sua padrona Michelle, una donna in carriera che si comporta con arroganza, che definisce le regole e le impone sugli altri: gestisce una madre anziana, un padre che odia, un figlio immaturo, un ex marito e un amante. Quando viene aggredita in casa da uno sconosciuto decide di non denunciare l’accaduto, anzi instaura un gioco pericoloso e deleterio con l’aggressore. “Elle” è il centro di tutti i personaggi che orbitano nel film, è lei che decide i rapporti e detiene il potere infatti il suo atteggiamento verso tutti è freddo quasi quanto il gatto che assiste alla scena dello stupro, che contempla tra l’indifferente e il sovrano.
Nessuno meglio di Isabelle Huppert (candidata all’Oscar come miglior attrice) per dare vita a questo personaggio affascinante, tormentato e burrascoso, caratterizzato da una perdita primordiale (abuso o tradimento?), lei è un’anima che sopravvive in un mondo dove le donne tengono le fila e gli uomini riempiono gli spazi. Elle è un film che colpisce molto duramente quella morale ipocrita della nostra società, così fragile come perversa mascherando la vera condizione umana.
Selezionata dalla Francia per l’Oscar, Verhoeven ritorna e lo fa alla perfezione riportandoci in un universo inquietante dove al centro di tutto c’è la famiglia come un micro universo delle apparenze. E’ una commedia spietata sui parenti e gli amici, sulle donne e sull’umiliazione di una donna violentata, una storia così coraggiosa quanto crudele. Ciò che al di fuori è freddo, metodico e controllato all’interno delle relazioni è caotico, incoerente e burrascoso. Michelle ha desideri pericolosi, desideri sessuali e desideri di vendetta; la sua è una vendetta ricca di sfumature, tipiche del regista olandese, con molti spunti di lettura ma con una struttura classica: il fattore scatenante (lo stupro), un’azione decisa da parte del protagonista (ricerca della vendetta) e il giudizio finale; combinando diversi tipi di violenza, quella di Michelle vissuta con il padre e quella subita da parte di uno sconosciuto.
Basato sul romanzo “Oh…” dello scrittore francese anticonformista Phillippe Dijan, erede della Beat Generation, racconta la donna manager, amica, madre, sensuale, adorata, potente. Una donna che ha lottato per avere successo e niente e nessuno farà crollare il suo castello… neanche i suoi intimi desideri.
Elle suggerisce uno sguardo ad una nuova morale, sorretta dalla convinzione che tutti siamo, chi più chi meno, dei mostri. Proprio perché desideriamo. E il desiderio è un istinto selvaggio.
Voto: 7 e ½
Gabriela Saraullo