Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Gavin Hood
Soggetto: dal romanzo omonimo di Orson Scott Card
Fotografia: Donald McAlpine
Montaggio: Lee Smith e Zach Staenberg
Scenografie: Sean Haworth e Ben Procter
Costumi: Christine Bieselin Clarke
Musiche: Steve Jablonsky
Suono: Tim Gomillion
USA, 2013 – Fantascienza – Durata: 114′
Cast: Harrison Ford, Asa Butterfield, Hailee Steinfeld, Viola Davis, Abigail Breslin, Ben Kingsley
Uscita: 30 ottobre 2013
Distribuzione: Eagle Pictures
Bambini alla guerra
In un prossimo futuro la terra ha condotto a termine la sua battaglia contro il popolo invasore dei Formic venuto dallo spazio profondo, respingendoli grazie al sacrificio del valoroso pilota Mazer Rackham. Anni dopo, il conto nei confronti della minaccia aliena non pare ancora saldato ed i terrestri si preparano a sferrare l’attacco finale verso il pianeta ostile. Per questo nella Flotta Internazionale vengono reclutati anche giovanissimi combattenti, brillanti e spavaldi, per condurre l’ultima battaglia. Ender Wiggin (Asa Butterfield) è poco più di un ragazzino quando viene avviato alla Scuola di Guerra, ma sembra avere un dono speciale: egli è in grado di pensare come i Formic, capace quasi di comunicare telepaticamente con il popolo nemico. Tra duri addestramenti e naturali rivalità con altri allievi, Ender approderà all’ultima simulazione, quella prima dello scontro decisivo, che gli rivelerà un’amara sorpresa.
Che cosa ci fa Gavin Hood, autore di film impegnati come Il mio nome è Tsotsi e Rendition – Detenzione illegale, progressivamente avvicinatosi a pellicole più commerciali come X-Men: Le origini – Wolverine, in quello che all’apparenza è solo l’ennesimo blockbuster di fantascienza? Sta dietro la macchina da presa di un’opera come Ender’s game innanzitutto perché è tratto da un romanzo, uscito nel 1985 e scritto da Orson Scott Card, diventato subito un classico del genere. Ma quella della pellicola è anche una storia di profonda umanità, oltre e dentro il mood ipertecnologico che mette in scena, ed anche l’ennesima vicenda di un bene comune che non si capisce realmente dove inizi né dove finisca. Una storia di sopraffazione in cui il piccolo viene schiacciato dal grande ed in cui gli adulti avrebbero invece da imparare dai più piccoli cui pensano di dover insegnare.
Vergato in piena epoca di Guerra Fredda, dove le tensioni erano ben altre e confinate a due sole sfere d’influenza – i Formic potrebbero essere stati benissimo i Sovietici di allora – si rivela però attualissimo anche trent’anni dopo: senza rivelare molto dell’evoluzione della trama, i nemici dell’umanità, in questo caso quei pianeti “canaglia” che ci hanno attaccati, non vanno capiti né compresi, ma solo sterminati, qualunque sia la loro attuale opinione o posizione. Ed è in fondo la stessa vecchia storia ed il medesimo atteggiamento che il mondo, a suo dire, civilizzato ha mostrato in passato nei confronti di indigeni sudamericani, di indiani pellerossa e degli schiavi neri. Senza dimenticare infine che il veicolo mediante cui tutto ciò avviene sono stavolta i ragazzini, motivo per cui, soprattutto per il rapporto tra l’infanzia e la guerra, come riferimento potremmo addirittura scomodare il classico L’infanzia di Ivan di Andrej Tarkovsky, che il colto cineasta nativo di Johannesburg potrebbe anche aver tenuto presente.
Come in ogni adattamento, Gavin Hood ha dovuto condensare quasi quattrocento pagine in meno di due ore di durata e questo purtroppo nell’economia generale del film si sente e non poco. Il regista sudafricano ha sacrificato giustamente molti degli sviluppi della trama a favore delle lunghe e spettacolari scene di addestramento ambientate a gravità zero – è pur sempre cinema, no?! – e dei rapporti tra i cadetti, sui quali ha concentrato altre derivazioni drammaturgiche del romanzo originario. Il risultato è che lo stretto rapporto simbiotico tra Ender ed i Formic si riduce solo all’ambigua dimensione onirica attraverso cui si esprime, senza svilupparsi pienamente. Così il finale di redenzione per il giovanissimo soldato, deluso ed amareggiato dall’epilogo delle vicende, appare soltanto posticcio e poco soddisfacente.
Ender’s game molto probabilmente non incontrerà il favore dei tantissimi appassionati del libro di Orson Scott Card, ma non mancherà di avvincere i numerosi neofiti che vorranno avvicinarsi alle appassionanti avventure dello straordinario cadetto bambino.
Voto: 6 e ½
Paolo Dallimonti