Scheda film
Regia: Kike Maíllo
Sceneggiatura: Sergi Belbel, Cristina Clemente, Martí Roca, Aintza Serr
Fotografia: Arnau Valls Colomer
Montaggio: Elena Ruiz
Scenografie: Laia Colet
Costumi: María Gil
Musiche: Evgueni e Sacha Galperine
Cast: Daniel Brühl, Marta Etura, Alberto Ammann, Claudia Vega, Anne Canovas, Lluís Homar, Sara Rosa Losilla
Uscita: 31 agosto 2012
Dstribuzione: Videa-CDE
Sale: 15
Ma i bambini sognano di pecore elettriche?
Nella Spagna del futuro, in cui i robot convivono con gli uomini, lo scienziato Alex Garel (Daniel Brühl) torna nell’Università in cui aveva studiato, per collaborare allo sviluppo di un software al fine di realizzare il vecchio progetto di un automa bambino, l’SI-9. Qui rincontra il fratello David (Alberto Ammann) e Lana (Marta Etura), la vecchia fiamma di entrambi, per lui mai spenta, che ora sta con chi dei due rimase in città. Alex è però subito affascinato da una curiosa e vivace ragazzina, Eva (Claudia Vega), che presto scoprirà essere sua nipote. Tra lo scienziato e la bambina è simpatia a prima vista, tanto che, incuriosito, le chiederà di prestarsi a dei test per modellare il carattere del robot cui sta lavorando. Ma la famiglia felice nasconde un irrivelabile segreto…
Più che fantascienza adulta, camuffata da coraggioso ed ambizioso film di genere, l’opera d’esordio di Kike Maíllo è in realtà una profonda analisi di temi come i confini della scienza ed i limiti dell’umano, la famiglia, l’educazione e l’affidamento dei figli, il rimpianto per un passato che non torna più e l’irrinunciabile fascinazione per il “monstrum”, inteso come prodigio. Forte di una sensibilità tutta europea – come fu per Il quinto elemento di Besson – che relega a dettagli quasi secondari e piccole sfumature l’idea di futuro, Eva si giova di squisite invenzioni come lo strumento per programmare il cervello dei robot, tutto pieno di infiorescenze vetrose, da sembrare uscito dalle matite di Moebius, oppure il prototipo di creatura-bambino che assomiglia tanto ad un clown bianco appena uscito dal circo. Messe da parte le asimoviane tre regole della robotica – riscontrabili solo nel servizievole SI-6 Max (Lluís Homar) ed in pochi altri, mentre Alex e soci costruiscono tutti esseri liberi – è impossibile non pensare a Blade runner, in particolare al (titolo originale del) romanzo di Philip K. Dick da cui fu tratto, “Do Androids Dream of Electric Sheep?” ossia “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, racchiusi specialmente nella poeticissima frase-chiave con cui gli automi vengono disattivati in situazioni estreme: “Che cosa vedi quando chiudi gli occhi?”.
Gli effetti speciali, non secondari in un film come questo, sono davvero ben riusciti e mai esagerati o esibiti, facendo volgere il pensiero per contrasto alla triste realtà cinematografica italiana, in cui il massimo della fantascienza ad oggi è l’apprezzabile ma non eccelso L’arrivo di Wang.
Benché non tutto torni nell’affascinante racconto, pur discretamente condotto da Maíllo – molti sono gli interrogativi, tutti in odore di spoiler e perciò non qui sollevabili, anche se in sostanza gravitano intorno al perché Alex in fondo sia stato riconvocato – e malgrado la sua evoluzione sia di gran lunga prevedibile, il risultato intriga e commuove. E non è poco. Merito soprattutto degli attori, tra i migliori del nuovo cinema spagnolo, dal malinconico Brühl al più sprezzante, ma ugualmente dolente Ammann, fino all’ambigua Marta Etura ed alla piccola rivelazione Claudia Vega, che tutti porteremo nei nostri cuori.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti