Scheda film

Regia: Banksy
Montaggio: Tom Fulford, Chris King
Musiche: Geoff Barrow
USA/G.B., 2010 – Documentario – Durata: 87‘
Cast: Rhys Ifans (narratore)
Uscita: 6 aprile 2012
Distribuzione: PFA

Sale: 1

 Impara l’arte, ma mettiti da parte

“Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore. Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore da vedere” (Banksy).
Che cos’è l’arte di strada, la cosiddetta “street art”? E, più precisamente, che cos’è l’arte?
Che cosa differenzia uno scarabocchio, un atto vandalico che imbratta un muro, da un’opera d’arte?
È quello che Banksy, notissimo quanto in realtà anonimo street performer cerca di farci capire in questo documentario, a lui attribuito, per non dire da lui diretto, visto il necessario alone di mistero che giustamente lo circonda.
Volto coperto e collocato in ombra, l’artista di Bristol, ponendo sullo sfondo parte del suo percorso, ci racconta le vicende umane e creative di un singolare personaggio, Thierry Guetta. Francese trasferitosi a Los Angeles ed ex proprietario di un negozio di vestiti usati, rimane presto affascinato dal mondo dell’arte urbana, a causa di suo cugino Space Invader, noto performer. Inizia così a seguirlo ed a girare ore ed ore di filmati con l’intenzione di realizzare un documentario su questo curioso universo, frequentando numerosi altri artisti. Ma, col passare degli anni, si rende conto che gli manca il personaggio più importante: il mitico Banksy. Una volta raggiunto per una serie di fortunate coincidenze lo street artist più in voga del momento, Thierry deve arrendersi all’evidenza: il film che millanta di star mettendo insieme in realtà non esiste, nel senso che sì ha girato – pare per esorcizzare un triste trauma infantile – ma non riuscirà mai a montare tutto quel materiale, per quanto prezioso, che non potrà mai avere una forma. Fa un tentativo, assemblando fotogrammi in maniera casuale, dando vita all’assurdo Life remote control, che Banksy non può che definire “l’inguardabile trailer di un incubo”, aggiungendo che “era come se una persona con una scarsa capacità di concentrazione facesse zapping tra novecento canali”. Quindi l’artista consiglia a Guetta di lasciargli il materiale, cui avrebbe provato a mettere mano – realizzando alla fine questo film, utilizzando il girato preesistente così come fa nelle sue opere – e gli suggerisce di dedicarsi a trovare un proprio percorso che nel frattempo aveva accennato ad intraprendere. Non l’avesse mai fatto! Sentendosi unto dal signore, il francese si butta a capofitto nella nuova missione, si fa chiamare MBW (Mr.BrainWash, il Signor Lavaggio del Cervello) ed arriva a mettere su, contro tutto e tutti, una mostra dal titolo “Life is beautiful”. Dopo aver inspirato per anni tutta quell’arte, anche lui finalmente espira, anzi vomita e, prendendo ispirazione da tutti un po’, crea! Quando la situazione sta per sfuggirgli di mano, l’esibizione (con l’aiuto indiretto di Banksy) va in porto, riscuotendo insperato (ed inspiegabile) successo e le sue opere vengono vendute per per migliaia e migliaia di dollari: un nuovo artista è nato. Ma ce n’era veramente bisogno?!
La straordinaria vicenda di Thierry, una parabola che sembra finta e scritta a tavolino per quanto è incredibile, andrebbe mostrata in tutte le scuole d’arte, per insegnare che cosa sia, ma soprattutto che cosa non sia la creazione artistica. Proprio nel momento in cui la street art – sacrosanta – ha assottigliato i limiti e resa pop(olare) la creazione, avvicinandola alla gente.
Il simpatico omino con baffi e basettoni, che ricorda per l’accento – ma non solo per quello – l’ispettore Clouseau, invasato suo malgrado, fa di tutto per farsi conoscere e notare, ma anche in maniera cialtronesca, improbabile e quasi inconsapevole, mentre Banksy rimane anonimo a tutti i costi, nonostante la fama che da tempo lo circonda, poiché muoversi nell’ombra è vitale alla sua sopravvivenza. E non è poco: è la differenza tra fare l’artista ed esserlo.
Il titolo non a caso fa riferimento all’uscita da molti musei ed esposizioni che viene astutamente collocata attraverso il negozio dei regalini, per indurre più facilmente i visitatori a fare acquisti. Ed è l’idea – di Banksy, pur assolutamente condivisibile – che l’arte sia anch’essa legata e finalizzata al commercio, ma anche una metafora dell’epopea di Thierry, artista di plastica.
Non perdete l’ultima, simbolica immagine e le didascalie finali in cui veniamo aggiornati sui destini dei protagonisti, tra i quali uno a caso non sembra affatto demordere.
“There’s no one like Thierry, even though his art looks like everyone else’s” (Banksy)
RARO perché… troppo sputtanante per critici ed artisti.
Note: il film, già edito in Italia in DVD da Feltrinelli con libro accluso, esce solo al Filmstudio di Roma.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti