Scheda film

Regia: Stanley Kubrick
Soggetto: ispirato a “Traumnovelle” (“Doppio sogno”) di Arthur Schnitzler
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Frederic Rapahel
Fotografia: Larry Smith
Montaggio: Nigel Galt
Scenografie: Les Tomkins, Roy Walker
Costumi: Marit Allen
Musiche: Jocelyn Pook
G.B./USA, 1999 – Drammatico – Durata: 159′
Cast: Tom Cruise, Nicole Kidman, Todd Field, Madison Eginton, Jakcie Sawiris, Sidney Pollack, Leslie Lowe
Uscita: 1° ottobre 1999
Distribuzione: Warner Bros. Pictures

 Il travaglio e l’odissea di una coppia moderna…

Il travaglio e l’odissea di una coppia moderna turbata dal tarlo della gelosia e del tradimento. Solo l’amore coniugale potrà salvarli. Forse il film più ottimista di Kubrick, uno dei pochi con il lieto fine. La società moderna è ossessionata dal sesso come merce (la scena dell’orgia e le peregrinazioni notturne di Cruise volutamente brutte e volgari) al quale si contrappone l’amore intimo e sereno della coppia. Ed è questo ultimo che potrà salvarli dalla tentazione. Splendidi i primi venti – trenta minuti, stilisticamente perfetto il film, bravi gli attori ma la novella era più ambigua, intrigante ed interessante. Comunque l’ultimo ottimo film del più grande regista cinematografico di tutti i tempi, che lo ha definito “una vicenda che esplora l’ambivalenza sessuale di un matrimonio felice”. Curioso il fatto che due anni dopo i coniugi Cruise abbiano divorziato dopo undici anni di felice matrimonio (e due figli adottivi): che Kubrick abbia lasciato lo zampino? Incredibile ma vero: pare che Kubrick appaia in un cammeo, seduto a un tavolo del Sonata Cafè. La figlia Vivian Kubrick, invece, è la mamma del bambino che Cruise visita. Colui che presiede l’orgia vestito di rosso è l’assistente Leon Vitali, mentre l’anziano edicolante presso cui Cruise si ferma a osservare un giornale quando crede di essere inseguito è Emilio D’Alessandro, l’autista di fiducia di Kubrick. Sotto consiglio dell’abituale direttore del doppiaggio italiano Mario Maldesi, Cruise è doppiato per la prima volta da Massimo Populizio, dalla voce intensa e fragile più adatta al personaggio, e non dal solito Roberto Chevalier, dalla voce giovanile e pomposa da macho che avrebbe tradito il carattere del protagonista. Pare che Eva Herzigova abbia declinato le proposte di Kubrick per accettare invece quelle di Vincenzo Salemme e comparire nel suo L’amico del cuore. Per saperne di più sul film e sugli interpreti (che rilasciano numerose interviste) reperire e vedere il (brutto) documentario breve (25’ circa) di Paul Joyce The last movie trasmesso da Channel Four. Da segnalare che il cinema fortemente erotico di Kubrick si conclude con lo speranzoso e novello fuck (scopare, in italiano).

Roberto Donati

 #IMG#Qualcuno ha scritto che questo film non evidenzia appieno la grandezza di Stanley Kubrick…

Qualcuno ha scritto che questo film non evidenzia appieno la grandezza di Stanley Kubrick, e che tra tutti risulta il lavoro più debole e forzato del regista americano.
Di certo non passerà alla storia come il suo capolavoro, e credo anche che la non perfetta salute abbia inciso non poco sulla cura e perizia che di norma l’autore metteva nel proprio mestiere, soprattutto in quel lavoro di “ripulitura” finale – in particolar modo nel montaggio – che egli considerava ancor più importante delle riprese vere e proprie. Anzi K. definiva il montaggio come forse il momento più delicato e creativo per la creazione di un film.
Eyes Wide Shut è comunque un’opera inarrivabile per registi normali. Rappresenta il rapporto tra i sessi neanche più come una battaglia bensì quasi come una sorta di due piani separati e paralleli in cui l’uomo non riesce a stringere la propria donna e viceversa.
Se, come ha sempre insegnato Fellini, il cinema è – e dovrebbe farlo sempre – spettacolo e magnificienza, grandi scenografie e scene di massa, di popolo, sogno che diventa realtà, sfarzo e grandiosità, rapimento dello spettatore che sprofonda e gongola di fronte a un nuovo mondo abissale che gli si para davanti, allora Eyes Wide Shut è anch’esso grande cinema; inquietante (come sempre in Kubrick), ironico, assordante, sensuale, freddo e meccanico nella grandiosa scena di sesso a 360° in cui di erotico non v’è nulla e le nudità appaiono corpi meccanici simili a marionette e dove semmai è l’immagine dell’immane potere dei notabili ad impressionare.
Il buon Cruise pensava di aver fatto chissà cosa con le due studentelle della festa per poi scoprire che la bellissima Nicole lo avrebbe lasciato in un attimo se solo quel marinaio glielo avesse chiesto. E’ questo il messaggio finale. Kubrick sembra proprio dire, ormai (anche per l’età) senza l’accanimento e la durezza di un tempo, che le favole sono proprio finite e che due cuori e una capanna non ci sarà mai più. Sembra dire che ad una relazione rimane soltanto la possibilità di sopravvivere tra mille compromessi e sotterfugi, tra sesso fatto e desiderato, e tutto ciò non per una qualche cattiveria o perversione bensì per il definitivo ingresso dei germi post-industriali nei cuori e nelle teste degli uomini. Germi intesi innanzi tutto come velocità allo stato puro.
Credo che qui il genio si sia espresso soprattutto nell’ideazione di una società di intoccabili mascherati e misteriosi fino alla fine. La loro maschera però è anche quella del buon medico che in fondo non sa né chi è né se ha raggiunto qualcosa di importante oppure no. Anche lui è mascherato, così come sua moglie, e la conclusione finale nel centro commerciale (non a caso proposta dalla Kidman) non fa altro che ribadire quanto sia inutile indagare e discutere. “Dobbiamo assolutamente scopare” – dice la Kidman, su cui poi irrompe Van Morrison coi titoli di coda, e dice a mio avviso la grande verità di Kubrick: una visione della vita, e quindi del cinema, come rappresentazione e mediazione tra sopravvivenza ed istinto, realtà ed idealismo, paura e desiderio, calcolo e verità, ricerca autentica e ricerca di mercato.
C’è una parola d’ordine per entrare ed una per rimanere – tuona il gran cerimoniere contro l’ignaro medico sacrificale immerso nell’orgia dionisiaca di nudo e potere. C’è una carta per entrare ed una per ritirare i soldi, sembra continuare Kubrick, carte per chattare e carte per viaggiare, smart card e free card…, il resto, la famiglia, l’amore, quasi quasi lo stesso sesso tra coniugi, troveranno sempre meno spazio.

Claudio Bacchi