La line-up del FEFF25 (un traguardo!) conta quest’anno 78 titoli (9 le anteprime mondiali, 13 quelle internazionali, 14 quelle europee e 23 quelle italiane) provenienti da 14 paesi. Sul red carpet, tre registi cult: l’hongkonghese Johnnie To, il giapponese Watanabe Hirobumi e il coreano Jang Sun-woo. Riceverà il Gelso d’Oro alla Carriera la leggendaria attrice giapponese Baisho Chieko./
Ter Gab Chan Gab Chan/You & me & me/Tu ed io ed io (Wanweaw Hongvivatana e Weawwan Hongvivatana). You e Me sono gemelle. Una è brava in matematica, l’altra in inglese e si scambiano gli esami. Una ama lavorare, l’altra la musica. Una è innamorata di Mark, e lo è anche l’altra. Mark si innamora di You ma si confonde e crede che si chiami Me. E come se l’adolescenza non fosse già abbastanza difficile, per due gemelle poi, i loro genitori decidono di separarsi dividendole… Dolcissima commedia interpretata dalla bravissima Thitiya Jirapornsilp nel doppio ruolo e diretta da una coppia di vere… gemelle! Si piange, si ride e ci si affeziona alle due meravigliose ragazze che scoprono quanto la vita non sia così zuccherosa come avevano creduto fin lì. Tra trovate visive e sonore continue, dalla Thailandia uno dei film più belli del festival! Gemellare. Concorso. Voto: 9
Anata no Hohoemi/Your lovely smile/Il tuo amabile sorriso (Kah-Wai Lim). Dal Giappone una graziosa e acutissima riflessione sul cinema alla luce del Covid e della crisi delle sale ai tempi delle piattaforme online. L’attore e regista indie Watanabe in persona (esilarante e gustosissimo) va in tour per i cinema d’essai del Giappone a proporre i suo film, forse troppo autoriali ed ambiziosi, con alterni e incerti risultati e soprattutto scarsississimo pubblico. Alla fine sui titoli di coda rivediamo gli stessi cinema con i proprietari intervistati da lui, in una sorta di caduta di svelamento, che espongono le proprie difficoltà e perplessità sulla situazione attuale. Un sincero atto d’amore meta-cinematografico per il cinema, dissacrante e poetico, su che cosa significhi oggigiorno la settima arte e lavorare per lei a qualsiasi livello. Puro Cinema. Concorso. Voto: 8 e ½
Regendo & Batafurai/The legend & butterfly/La Leggenda e la Farfalla (Keishi Ohtomo) Giappone, periodo Sengoku. Quella tra Nobunaga e Nohime è un’unione politica. Quando il regno di Nobunaga finisce sotto attacco, l’astuzia della moglie si rivela fondamentale… Maestoso kolossal giapponese, da poco uscito in patria, che inizia come una commedia, ma poi prosegue come dramma teso e come storia d’amore e d’onore potente e invincibile, anche di fronte al tempo. Trent’anni di storia giapponese lungo il XVI secolo sono narrati ed interpretati con maestria in un film che, pur nella lunga durata di quasi tre ore, non smette mai di avvincere. Il regista Ohtomo si permette anche un falso finale illusorio nello stile di The descent di Neil Marshall. Epico. Concorso. Voto: 8
Yudo (Masayuki Suzuki). Due fratelli ereditano un tradizionale bagno giapponese. Uno vorrebbe farci una palazzina, l’altro continuare l’attività. Tradizione e innovazione riusciranno a convivere?… Solo i giapponesi e pochi altri riescono a produrre film su temi a dir poco impensabili! Quello dei bagni pubblici tradizionali, da intendersi come delle occidentali SPA o islamici hamam (e non come vespasiani) è uno di questi. Poetico e girato magistralmente, Yudo si permette anche della divertente ironia per parlare pure di temi come la famiglia e le tradizioni e per oltre due ore incanta e ammalia perfino il pubblico occidentale. Un piccolo gioiello. Salubre. Concorso. Voto: 8
Bulaklak sa City Jail/Flowers in the city jail/Fiori del carcere cittadino (Mario O’Hara). Una cantante, finita in carcere, viene stritolata dalla gerarchia delle compagne di cella e dagli abusi dei secondini. Quando scopre di essere incinta la situazione precipita ulteriormente… Potente “women in prison” movie filippino del 1984, il film tocca tinte horror per la disperazione nella quale precipita tutte le sue protagoniste che, appena sembrano vedere un barlume di speranza, magari concesso dalle attenzioni di un secondino, piombano nella certezza che dietro ci sia il nulla più assoluto se non l’abisso. Ad ogni modo nel finale la pellicola conserva un messaggio di speranza. Claustrofobico. Retrospettiva. Voto: 7 e ½
2499 Anthaphan krong muang/Dang Bireley’s and young gangsters/Dang Bireley’s e i giovani furfanti (Nonzee Nimibutr). Il film, ambientato negli anni cinquanta, tra i miti di Elvis e James Dean, racconta attraverso le parole di Piak la vita di Dang, un ragazzo nato in condizioni umili (con una madre costretta a prostituirsi) che ben presto diventerà, suo malgrado, il più temuto giovane gangster della Thailandia. Ma, forse proprio nel momento più terribile della sua esistenza, “una chiamata” da parte del Signore potrebbe redimerlo dai peccati e condurlo ad una vita monacale… Dalla Thailandia del 1997, première italiana al FEFF per il gangster movie che aprì una nuova era del cinema thai con una cruda vitalità e uno stile iperrealista, a tratti quasi documentaristico. Ispirandosi ai gangster movies stellestrisce, la pellicola di Nonzee Nimibutr risollevò le sorti del cinema nazionale, affermandolo anche a livello internazionale. Retrospettiva. Voto: 7 e ½
Deng Huo Lan Shan/A light never goes out/Una luce non si spegne mai (Anastasia Tsang). La vedova di un fabbricante di insegne al neon, simbolo di Hong Kong, vuole esaudire l’ultimo desiderio del marito: ricostruire una delle sue vecchie insegne… Film hongkonghese del 2022 che, come diversi film orientali, si concentra su una tematica che qui da noi potrebbe sembrare, bizzarra, ma che invece è strettamente connaturata nell’identità del paese. Le mille luci di Hong Kong, che decine di artigiani da quasi un secolo forgiano e fanno risplendere nelle notti cittadine. Pellicola commovente, intrisa di buoni sentimenti, ma non troppo e sospesa tra passato (le luci al neon), presente e futuro (quelle a LED). Iluminante. Concorso. Voto: 7 e ½
Fu Dou Ching Nian/Abang adik (Lay Jin Ong). Abang e Adi sono due fratelli orfani privi di documenti e allo sbando in una Kuala Lampur senza speranza. Se il primo, il maggiore, sordomuto, si è rassegnato, il secondo invece nutre profondo risentimento verso tutti e tutto. Un incidente metterà in crisi il già fragile equilibrio delle loro relazioni. Debutto alla regia di un produttore malese, il film è un dramma potentissimo con attori semplicemente sublimi, tra il nostro Neorealismo e Pasolini, nel quale la lingua dei segni fa da coreografico catalizzatore. Vite al limite, tra travestiti genitoriali e e genitori dispersi, in un mondo in cui non è ammesso sbagliare. Concorso. Voto: 7 e ½
Man jeuk/Sparrow/Passero (Johnnie To). Il gruppo di truffatori di Kei vive alla giornata fino a quando una donna in fuga irrompe nelle loro vite. Questa misteriosa fuggitiva a che gioco sta giocando?… Un raffinatissimo film del maestro hongkonghese Johnnie To arriva dal 2008, collocandosi tra Hu die fei e l’occidentalizzato Vendicami. Un’opera jazz, magnificamente coreografata, tra ombrelli roteanti e furti sottilmente perpetrati, senza sparatoria alcuna, in cui le armi sono solo le mani, al massimo dotate di fini lamette per aprire le tasche dei malcapitati di turno. Furtivo. Fuori Concorso. Voto: 7 e ½
SRI ASIH
(Sri Asih)
. Indonesia 2022, 133′
Sri Asih (Upi Avianto). Alana (Pevita Pearce) potrebbe essere un’eroina o una catastrofe per il mondo. La donna, costantemente schiacciata dalla rabbia, è l’incarnazione della dea Asih ed ha grandi poteri…Direttamente dall’Indonesia e tratto dai fumetti di R. A. Kosasih, pubblicati per la prima volta nel 1954 (!) da Melodie Publisher, ecco arrivare una sorta di film di una Marvel nazionale, appunto, con tanto di post-end credit scene che introduce un altro personaggio per un eventuale prossima pellicola. Effetti speciali di prim’ordine e qualche colpo di scena utile a mandare avanti la narrazione una trama comunque medio-minima caratterizzano un tentativo di fare cinema mainstream nell’arcipelago indonesiano con un’occhio all’occidente. Fumettistico. Concorso. Voto: 7 e ½
Wan Li Gui Tu/Home coming/Ritorno a casa (Xiaozhi Rao). 100 dannati km di deserto separano alcuni ingegneri cinesi dalla possibilità di scappare dalla guerra civile nell’immaginario paese nordafricano di Numia. Ad aiutarli ci sono due diplomatici che prenderanno fin troppo a cuore la difficile situazione… Un potente melodramma di propaganda cinese del 2022, ambientato nella primavera araba del 2015, con momenti di tensione altissima, in cui i diplomatici cinesi sono sempre eroici e coraggiosi. Ma il film, nonostante tutto funziona, come action e come war movie, con punte di thriller politico e un occhio citazionista, nel finale, a (Il cacciatore di) Michael Cimino. Le interpretazioni virtuosistiche dei due protagonisti Yi Zhan e Karry Wang completano e rafforzano un’epica retorica, ma affascinante. Patriottico. Concorso. Voto: 7 e ½
Guan yu wo han gui bian cheng jia ren de na jian shi/Marry my dead body/Sposa il mio corpo defunto (Wei-hao Cheng). Un agente di polizia trova una busta di nozze rossa e scopre che il proprietario è in realtà un fantasma che chiede la sua mano in matrimonio prima di reincarnare. Cosa succede quando un umano e un fantasma formano un legame insolito e speciale?… A metà tra horror, queer, superstizioni locali, action e buddy movie, una scatenata commedia d’azione taiwanese che riserva pure notevoli colpi di scena. Intrattenimento di qualità per oltre due ore e qualche lacrimuccia nel finale. Spiritato. Concorso. Voto: 7 e ½
Dong-gam/Ditto/Idem (Eun-young Seo). Uno studente di ingegneria e una specializzanda in sociologia si conoscono via radio. Lui vive nel 1999 , lei nel 2022. Che cos’hanno in comune?! Molto più di quanto potrebbero immaginare… Deliziosa love-story dalla Corea del Sude con un pizzico di fantastico, ma con a tratti qualche melensaggine di troppo. Comunque romantico e da gustare tutto d’un fiato, pur nella durata un po’ eccessiva. Trans-temporale. Concorso. Voto: 7
Ha Yong Jia/Gaga (Laha Mebow). È possibile conservare le tradizioni quando la vita contemporanea dice il contrario? Una risposta arriva da una famiglia Tayal quando perderanno il saggio nonno. Tra elezioni a sindaco di un membro della famiglia che getteranno su di essa una luce oscura e tra debiti da pagare in seguito a raccolti non così promettenti, l’interessante film taiwanese racconta di rapporti famigliari in una società ancora contadina: le novità fanno paura e tentare di tenere il controllo su tutto è anche compromettente. Ma la vita non può che andare avanti… Arcaico. Concorso. Voto: 7
Khudaldagch okhin/The sales girl/La giovane commessa (Janchivdorj Sengedorj) La timida post-adolescente Saruul sostituisce un’amica in un sexy shop. A farle superare le proprie insicurezze non sarà il negozio in sé, ma la titolare, Katya, una misteriosa donna di mezz’età… Divertente e spregiudicato film nientepopodimeno che mongolo, una sorta di coming-of-age diviso in buffi capitoli, in cui il sesso e tutto ciò che gli gira intorno assumono un ruolo importante, pur essendo mostrato q.b. Bellissima la protagonista Bayarjargal Bayartsetseg, un misto di innocenza e perdizione in un corpo meraviglioso, e bravissima la più matura Oidovjamts Enkhtuul. Inebriante. Concorso. Voto: 7
Lien Lien Feng Chen/Dust in the wind/Polvere nel vento (Hou Hsiao-Hsien). Una giovane coppia lascia la sua città mineraria per Taipei dove devono lottare per guadagnarsi da vivere in un deserto industriale… Robusto film taiwanese del 1986 restaurato recentemente che racconta la drammatica vicenda di due giovani che lasciano le campagne per la più impegnativa città. Pellicola per alcuni aspetti un po’ datata, che però mantiene quasi intatto il suo impatto narrativo e la sua impronta neo-realista. Terzo capitolo di una trilogia del regista basata sui romanzi di formazione di altrettanti sceneggiatori taiwanesi. Migratorio. Retrospettiva. Voto: 7
Mihok/The other child/L’altro bambino (Jin-young Kim). Isaac viene adottato da una famiglia cristiana, ma per i fratelli non è il benvenuto: può vedere i fantasmi e fare luce sulla morte di uno dei fratelli, affogato. La verità in realtà è molto più complessa e stratificata… Che cosa può fare l’amore genitoriale se portato all’estremo e liberamente interpretato da un padre o da una madre? Horror coreano che ripercorre le consuete tematiche mistico/spettali, però con una punta di originalità, strizzando di traverso l’occhio all’attuale corrente occidentale, quella per intendersi di The conjuring, aggiungendo appunto l’elemento religioso cristiano/cattolico. Tra possessioni vere o presunte, due ore pure di adrenalina e suspense. (Ultra)terreno. Concorso. Voto: 7
Separada/A separated woman/Una donna separata (Chito S. Roño). Melissa, tradita dal marito, saprà rinascere come una donna e madre autosufficiente. Ma scoprirà di non essere (stata) l’unica tra amici e famigliari stretti ad aver affrontato gli stessi problemi… Torna in versione restaurata, dal 1994, un titolo fondamentale del melodramma filippino. Un film robusto e ben interpretato, una sorta di Sex and the city ante-litteram ed orientale, che solo a sprazzi sconfina nella fiction televisiva, mantenendo comunque la sua valenza cinematografica. Non per tutti, poco consolatorio, ma da vedere! Sfamigliare. Retrospettiva. Voto: 7
Watashino Nakano Kanojo/She is me, I am her/Lei è me, io sono lei (Mayu Nakamura). Quattro storie al femminile (Among four of us, Somenone to watch over me, Ms. ghost, Deceive me sweetly) in un breve lungometraggio giapponese: la risposta creativa alla pandemia da parte di esistenze normali o poco comuni. Una grandissima attrice, Nahana, già vista in The grudge 2 quello occidentale del 2006, si fa in quattro. Emozioni e sentimenti scorrono liberi sullo schermo in una notevole prova attoriale. Poliedrico. Concorso. Voto: 7
Coast guard Malaysia: Ops Helang (Pitt Hanif). Hafiz, un ufficiale della Guardia Costiera malese, sta celebrando il suo fidanzamento in un resort sulla spiaggia. Dal nulla, un gruppo di terroristi assalta l’hotel e rapisce la sua fidanzata e la sua famiglia… Le vie dell’action ci portano in Malesia, sulle tracce di un ufficiale della Guardia Costiera che pur di salvare la famiglia dai terroristi è disposto a tutto. Partito come uno straight-to-video di bassa lega, il film malese cresce via via e passa da un mega-spot sulla Marina militare nazionale ad un action-movie adrenalinico, tra maschere alla Mission impossible e inquadrature in soggettiva armata in stile Doom. Il finale apre ad un inevitabile sequel… Militaresco. Concorso. Voto: 6 e ½
Deleter/Ripulitrice (Mikhail Red). Dopo il suicidio di una collega, una moderatrice di contenuti online, inizia ad avere terrificanti allucinazioni. L’unico modo per salvarsi: scoprire la verità… Pellicola del 2022 proveniente dalle Filippine che parte da un tema originale ed interessante, per poi scegliere uno svolgimento tipico da horror orientale, ma per finire su una spiegazione molto convenzionale e lasciando aperto il tutto in un finale fin troppo ambiguo. Nel complesso deludente. Concorso. Voto: 6 e ½
Un elegantissimo abito in tulle, un microfono e una rosa tra le dita, una voce che sembra arrivare dal mondo delle favole: Baisho Chieko, regina del cinema giapponese, ha appena ricevuto il Gelso d’Oro alla Carriera e ringrazia il pubblico di Udine improvvisando una canzone… Se fosse obbligatorio cristallizzare il Far East Film Festival 25 in un solo fotogramma, sarebbe sicuramente questo: un istante di pura magia che contiene tutto il significato di un dialogo tra Oriente e Occidente iniziato nel 1999. Una lunga storia d’amore e di cinema che, negli ultimi 9 giorni, ha portato a Udine 60 mila spettatori.
Proprio il pubblico – a conferma di una tradizione pop che risale al FEFF numero 1 – ha decretato il primissimo trionfo udinese della Malaysia, premiando con il Gelso d’Oro Abang Adik, folgorante esordio del regista Jin Ong. Al secondo posto del podio si è invece piazzata la Corea del Sud con l’irresistibile Rebound di Chang Hang-jun, mentre il terzo posto è andato al Giappone con il toccante Yudo di Suzuki Masayuki. Anche gli accreditati Black Dragon hanno incoronato Abang Adik, mentre i lettori di MYmovies hanno scelto la commedia mongola The Sales Girl di Janchivdorj Sengedorj. I giurati della sezione Opere Prime (Ho Wi-ding, Sydney Sibilia, Fred Tsui) hanno poi confermato l’entusiasmo generale per Abang Adik, assegnandogli il Gelso Bianco, con menzione speciale per il dramma hongkonghese Lost Love di Ka Sing-fung, mentre il Gelso per la Miglior Sceneggiatura è andato al dolcissimo Day Off della regista taiwanese Fu Tien-Yu (a decidere, alcuni dei giurati del Premio internazionale alla miglior sceneggiatura “Sergio Amidei” di Gorizia: Massimo Gaudioso, Marco Risi, Marco Pettenello, Francesco Munzi).
Dopo un’edizione totalmente digitale, quella del 2020, un’edizione estiva che ha sommato l’online e la presenza, quella del 2021, e un’edizione “quasi tradizionale”, quella del 2022, quest’anno il Far East Film Festival ha potuto gioiosamente riassaporare la piena completezza a lungo interrotta (per non dire spezzata) dal Covid e da tutte le persistenti restrizioni sanitarie. Una completezza rappresentata non solo dai numeri record della line-up (78 titoli da 14 paesi, 9 anteprime mondiali, 13 internazionali, 14 europee e 23 italiane) ma anche dal numero record dei guest of honour (200), finalmente liberi di viaggiare e di raggiungere il red carpet udinese.
«Non serve certo sottolineare quanto siamo felici di aver potuto celebrare il venticinquesimo anniversario del FEFF senza i limiti e senza l’angoscia degli ultimi tre anni – commentano i due responsabili, Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche – e, proprio sull’onda di un bilancio assolutamente positivo, ci sembra indispensabile coinvolgere il mondo istituzionale in una riflessione. Crediamo, cioè, che il lungo percorso del festival meriti di proseguire vedendo fruttare tutte le sue potenzialità di crescita: gli enti pubblici sono pronti a sostenere il FEFF con investimenti più importanti, trasformandolo in un vero e proprio hub che connetta l’Oriente e l’Occidente? Il futuro del FEFF continuerà ad essere quello di un grande festival cinematografico internazionale o tutta la sua rete di relazioni ultraventennali potrà essere sviluppata in una prospettiva più ampia?».
Lasciando spazio ai numeri: più di 3000 sono stati gli ospiti complessivi del festival dislocati nelle strutture ricettive della città, mentre sono stati 1600 gli accreditati di quest’anno (altro numero record), tra cui 120 studenti di cinema e di lingue orientali provenienti dall’Ungheria, dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Slovenia, dalla Croazia e dall’Austria e da Singapore (oltre che dall’Italia). Oltre 200 i professionisti arrivati da tutta Europa per le sessioni industry di Focus Asia e oltre 10 mila le persone che hanno invece preso parte ai FEFF Events, disseminati nel centro della città (il bartender Kim Ryan del “Mr.Simon” è il vincitore del Far East Cocktail Contest). Il FEFF online, in streaming sulla piattaforma MYmovies ONE, ha infine registrato oltre 10 mila presenze da 200 comuni (la prima città è Milano con 1000 presenze, pari al 15% del “pubblico digitale” complessivo). I film più visti sono stati il sudcoreano Ditto di Seo Eun-young e The Legend & Butterfly del regista giapponese Otomo Keishi.
Ora non resta che segnare sul calendario le date della prossima edizione, quando il Far East Film Festival taglierà il ventiseiesimo traguardo: appuntamento a Udine dal 19 al 27 aprile 2024!
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti