Attesissimo a Udine nelle sedi storiche del Teatro Nuovo e del Visionario, il Far East Film Festival 26 offrirà 9 giorni di full immersion dentro il cuore d’Oriente: film, dive e divi sul red carpet, incontri, presentazioni, mostre, senza contare gli oltre 100 eventi “a tema” disseminati nel centro della città. La città reale, con le sue vie e le sue piazze, e la città metaforica, dove i turisti e i viaggiatori possono alzare gli occhi, sfiorare il verde di qualche albero, dove gli alberi crescono ancora, salire fino al vetro di una finestra e ritrovarsi magicamente altrove…
(Ab)Normal Desire/Seiyoku (Yoshiyuki Kishi). Seiyoku. Le vite di quattro personaggi alle prese in qualche modo con delle perversioni, delle “filie”, dalla passione esagerata per l’acqua alla pedofilia, dal rispetto rigoroso della Legge fino alla dipendenza da internet, declinata come seconda occasione per genitori e figli. Un modo per scoprire di non essere soli e “strani” a questo mondo, ma a volte con conseguenze pericolose per la legge, poiché chi ha una dedizione innocente può averne anche una molto meno casta, trascinando gli altri nella rete. In mezzo a tutto questo una specie di storia d’amore si innesca tra due anime gemelle, gemelle proprio per la loro singolarità. Uno di quei film che solo i giapponesi possono permettersi di girare, ma delizioso ed affascinante. Perverso. Concorso. Voto: 7 e ½
Alienoid/Oegye+in 1bu (Dong-hoon Choi). Per secoli una razza aliena ha usato i corpi umani sulla Terra come prigione per i criminali. Ma ora compare a Seul una misteriosa astronave… Delizioso pastiche che unisce mirabilmente e con una malcelata nonchalance wuxia e fantascienza senza soluzione di continuità in un’opera indescrivibile che va solo guardata per essere capita e apprezzata. Salti temporali dal XIV al XXI secolo con effetti speciali non sempre all’altezza, ma comunque funzionali alla storia narrata sullo schermo per le quasi due ore e mezza di durata. Adrenalina e divertimento, con un pizzico di poesia, per un film che solo dalla Corea o almeno dall’Oriente sarebbe potuto arrivare! Un’opera unica e… ripetibile, poiché la pellicola a sorpresa alla fine rimane in sospeso con un “To be continued” e… sempre in competizione a questo FEFF c’è anche l’imperdibile seguito, Alienoid: The return to the future. Delirante. Concorso. Voto: 7 e ½
The constestant (Clair Titley). Un comico giapponese partecipa ad un reality dove rimane chiuso per 11 mesi in un appartamento, nudo e senza cibo. Più sale il suo disagio più sale lo share. E, quando viene “liberato”, si ritrova in Corea a continuare lo show… Interessante documentario, diretto da una donna e battente bandiera britannica, sulla voglia di apparire e sulla morbosità dello sguardo. Per fortuna il protagonista principale, Nasubi, si mobiliterà per cause più nobili cause sfruttando l’enorme popolarità acquisita. Attraverso la storia del protagonista, la regista compie un’acuta analisi dell’odierna società dell’immagine in un contesto antropologico come quello orientale e nello specifico giapponese. E dopo un po’ il buffo faccione del protagonista inizia a non far più ridere. Inquietante. Fuori concorso. Voto: 7 e ½
The flower in hell/Jiokhwa (Sang-ok Shin). Dalla Corea del Sud del 1958 un noir ambientato fra la piccola criminalità della Seoul anni 50’ popolata di soldati americani. Il sempliciotto di paese Dong-shik si reca nella capitale per ricondurre a casa il fratello maggiore Young-shik. Ignora però che egli sia un piccolo truffatore legato alla prostituta Sonia, la quale a sua volta si intrattiene con i militari stellestrisce. Ma Sonia finisce per incontrare Dong-shik… Grandissimo noir, un capolavoro di franchezza, di tensione e di potenza narrativa, fotografato in un magnifico biancoenero nel quale la terra ha lo stesso colore del sangue. La dark lady Sonia, interpretata dalla bella Choi Eun-hie, tiene in scacco i due fratelli, ma pagherà a caro prezzo questo suo doppio gioco, pur tenuto con le migliori intenzioni possibili. Imperdibile. Restored classics. Voto: 7 e ½
Voice/Ichigatsu no Koe ni Yorokobi wo Kizame (Mishima Yukiko). Raccontare ma senza urlare. Parlare di sé rivolgendosi al mondo. Da una vicenda autobiografica, le storie di tre persone, tre traumi che il solo tempo mai riuscirà a sanare… La regista giapponese realizza un film raffinatissimo ad episodi sul tema del trauma insanabile e lo fa alternando il biancoenero (nel terzo e più lungo episodio) al colore. I nomi dei personaggi delle tre parti del film riecheggiano come in un delicato giochi di specchi. E le interpretazioni degli attori (Maki, navigata attrice transgender; Aikawa Sho, in passato divo dei film di gangster destinati all’home video; l’intensissima Maeda Atsuko) conferiscono alla pellicola una cifra stilistica notevole. Intenso. Concorso. Voto: 7 e ½
Alienoid: The return to the future/Wegye+in 2bu (Dong-hoon Choi). Secondo capitolo della saga fantascientifica/wuxia, quasi un “secondo tempo”, dove si va dal Corea del 1300 a quella ipertecnologica dei terzo millennio. Il proseguimento delle avventure veniva annunciato già alla fine del film precedente e la pellicola inizia subito con un riassunto per eventuali neofiti e per rinfrescare le idee anche ai fan incalliti. Stavolta però il fascino dell’epica è un po’ in tono minore, perché il gioco è più scoperto ed il tutto non è iperbolico e folle come nel primo episodio, tendendo ad essere a tratti ripetitivo, anche se non mancano gli inevitabili colpi di scena e le trovate argute. Alcune spiegazioni rovinano la magia, però non mancano il divertimento ed un pizzico di sentimentalismo, che non guasta. Esplicativo. Concorso. Voto: 7
Ali Topan (Sidharta Tata). Anna, figlia di una ricca famiglia, si innamora del rozzo e affascinante Ali Topan. I genitori di Anna non approvano e gli amanti sono costretti alla fuga… Una sorta di “Romeo e Giulietta” indonesiano, ma molto più avventuroso e decisamente meno tragico. Ritmato ed interpretato dal bel Jefri Nichol e dalla bellissima Lutesha, autentici divi in patria, il film si lascia vedere tralasciando alcune ingenuità e rapendoci in uno scattante road-movie, prevedibile quanto divertente. Travolgente. Concorso. Voto: 7
Becky and Badette (Jun Lana). Due amiche ad una rimpatriata dichiarano di essere una coppia solo per scandalizzare i compagni e per sentirsi alla loro altezza. Ma la scena e la notizia diventano subito virale… Divertente e scatenata commedia dalle Filippine, come negli USA e in Europa non se ne possono più fare. Quando John Waters incontra le telenovelas. A tratti camp, a tratti estremamente naïf, quasi kitsch, il film in realtà procedendo, nella sua lunga durata, assume una sua identità e una sua morale e si lascia apprezzare fotogramma dopo fotogramma. Unico nel suo genere? Sì, ma quale genere?! Concorso. Voto: 7
Motion picture: Choke/Eiga(Tissoku) (NAGAO Gen). In un futuro senza colori, in cui la civiltà è crollata e la parola non esiste più, una donna conduce una vita primitiva. Finché un giovane non cade in una delle sue trappole… Dal Giappone, in biancoenero e senza dialoghi, arriva un film quasi sperimentale, un apologo fantascientifico dal montaggio spesso ardito e psichedelico, per raccontare con tinte anche horror la fragilità degli esseri umani. I quali, anche senza niente, riescono andare avanti. Ma, quando perdono anche la pietà e la dignità, non avranno più nulla… Autorialissimo. Concorso. Voto: 7
Nowhere to hide (LEE Myung-se). Un viaggio senza ritorno, claustrofobico e concitato, nel noir. Settantadue ore nella vita di un poliziotto e di un gangster, uomini dannati senza possibilità di redenzione… Trama basilare e personaggi monodimensiali, scritti con l’accetta, caratterizzano questo film ripescato dalla Corea del Sud del 1999 (e uscito in Italia due anni dopo), ma quello che lo contraddistingue è una regia “artistica”, piena di ralenti, di effetti visivi e di montaggio al fulmicotone che fa della pellicola qualcosa di difficilmente visto prima. La storia è il pretesto per dare sfoggio di un virtuosismo visionario più unico che raro che rende Nowhere to hide un’esperienza visiva e cinematografica imperdibile, a tratti perfino insostenibile. Raro. Retrospettiva. Voto: 7
Tales of Taipei (Keat Aun Chong, Pawo Choyning Dorji, Rachid Hami, Joseph Chen-Chieh Hsu, Remii Huang, Angelica Lee, Chuan-Hui Liu, Norris Wong e Chen-Hao Yin). Un coro perfettamente armonizzato e composto da 9 promettenti registi taiwanesi, e non solo, che raccontano diverse forme di amore ambientate a Taipei. Più generi si intrecciano in queste nove storie parallele, dalla commedia sentimentale all’horror, tutte frizzanti e a loro modo interessanti, in un film che alla fine le ricongiunge tutte. Originale sia per le tematiche, anche se non tutte, ed anche per il mondo in cui sono connessi i vari episodi, apparentemente sia slegati che legati. Effervescente. Concorso. Voto: 7
Death Whisperer/Tee Yod (Taweewat WANTHA). Una famiglia precipita in un febbrile delirio di apparizioni, stregoneria, possessione e oscure leggende del folklore. E nella notte echeggia un lugubre richiamo… Divertente horror anche alquanto splatter che mette tanta carne al fuoco, riuscendo però a cuocerla bene tutta quanta (e non a caso usiamo quest’espressione, poiché riguarda un momento importante del film). D’altronde i topoi del film dell’orrore sono toccati quasi tutti, senza esclusione di colpi in questa sorta di The conjuring asiatico. La Thailandia spaventa ancora! Concorso. Voto: 6 e ½
Madame freedom/Jayu buin (HAN Hyeong-mo). Film-scandalo dalla Corea degli anni Cinquanta, è il ritratto di una donna sposata che, attraverso un nuovo lavoro, viene a contatto con la il nuovo paese consumistico e occidentalizzato ed entra in contrasto con la vita familiare: un esempio dei personaggi femminili dell’epoca, in bilico fra la tradizione e il richiamo della libertà. Le recensioni caustiche che accusavano il film di essere immorale non fecero altro che aumentarne la popolarità. Girata nel 1956, a pochi anni dalla fine della guerra civile, la pellicola è un potente melodramma che fa anche tesoro del Neorealismo italiano, però ad occhi contemporanei appare datato, pur valendo ancora come testimonianza storica. Solidale. Restored classics. Voto: 6 e ½
Audience Awards
1) Takano Tofu, MIHARA Mitsuhiro, Japan 2023 – 4,51
2) Confetti, FUJITA Naoya, Japan 2024 – 4,41
3) Time Still Turns the Pages, Nick CHEUK, Hong Kong 2023 – 4,40
Black Dragon Audience Award
Bushido, SHIRAISHI Kazuya, Japan 2024
Gelso Bianco per la migliore opera prima / White Mulberry Award for First Time Director
Mimang, KIM Tae-yang, South Korea 2023
Gelso per la miglior sceneggiatura / Mulberry Award for Best Screenplay
Citizen of a Kind, PARK Young-ju, South Korea 2024
Gelso Viola MYmovies / MYmovies Purple Mulberry Award
Takano Tofu, MIHARA Mitsuhiro, Japan 2023
Dal nostro inviato Paolo Dallimonti