Trentesimo anniversario di un festival che dal 1991 porta in Italia cinematografie in parte ampiamente sconosciute, come quella africana, così vicina e così lontana. Numerose prime nazionali e film già passati in altre manifestazioni che è sempre un piacere rivedere. Tantissime pellicole, numerosissimi cortometraggi per un evento coloratisssimo… in tutti i sensi!

To the end of the earth / Tabi no owari sekai no hajimari (Kiyoshi Kurosawa). Una giovane reporter attraversa l’Uzbekistan insieme ad una troupe di uomini, mentre il fidanzato pompiere l’attende in patria. Ne passerà di tutti i colori, ma non abbandonerà il suo sogno: quello di fare la cantante. Partito come uno spottone a beneficio della gloriosa nazione dell’Uzbekistan – l’intento della coproduzione era proprio quello di celebrare il venticinquesimo delle relazioni diplomatiche tra i due paesi – il film rivela poi via via tutto il genio del maestro Kurosawa. Fino ad un finale folle e spettacolare: un lungo pianosequenza tra le montagne dell’Uzbekistan con la protagonista che canta “Hymne a l’amour” rigorosamente in giapponese. Me(ga)lomane! Flash. Voto: 8 e ½

So long, my son (Wang Xiaoshuai). Saga famigliare in trent’anni di storia cinese, durante la politica del “figlio unico”, dal 1979 al 2013. Due famiglie amiche si ritrovano a separarsi dopo che in un tragico incidente una delle due ha perso il figlio. Ma i rimpianti, i ricordi e i non detti possono tormentare intere esistenze… Bellissimo, dolente e amaro, il film nelle oltre tre ore di durata affronta temi duri ed importanti e grazie ad attori eccezionali e ad una regia superlativa non stanca mai e tiene attaccati allo schermo, pur nel suo lento incedere. Transgenerazionale. Flash. Voto: 8

Talking about trees (Suhaib Gasmelbari). Quattro registi e amici da una vita decidono di riaprire un cinema in Sudan, dopo che tanti, troppi governi – tre repubbliche e tre dittature – hanno ucciso la cinematografia del paese. Tra mille difficoltà il sogno dei quattro cinefili risucirà a prendere forma? Molto divertente ed ironico, grazie al carisma dei suoi protagonisti, il film è l’occasione per riflettere in maniera arguta sui destini dell’intera Africa (e del Sudan), in balia di personaggi senza scrupoli. Vedere Chaplin proiettato in un cinema semideserto, all’aperto, vicino al deserto, stringe davvero il cuore. (Meta)Cinematografico. Flash. Voto: 7 e ½

La nuit des rois (Philippe Lacôte). Nella pericolosa prigione di Abidjan, “la Maca”, di fatto gestita dagli stessi prigionieri, lasciati a se stessi dalle guardie carcerarie, si sta per compiere un rito di passaggio: il vecchio capo, malato, sta per abdicare ponendo fine alla sua vita. Per quella notte di luna rossa, in cui sta per scatenarsi una sanguinosa lotta per il potere, nomina l’ultimo arrivato come “Cantore”, senza però dirgli che anche lui verrà ammazzato. Il giovane inizia così un lungo racconto… Molto teatrale, ma estremamente suggestivo, il film si avvale anche della partecipazione straordinaria di Denis Lavant, nei panni di un prigioniero muto. Raccontare per vivere, questa la missione del novello Sherazade, in una notte tesa e magica dove tutto può accadere. Narratologico. Flash/Film di apertura. Voto: 7 e ½

Los oceanos son los verdaderos continentes (Tommaso Santambrogio). Edith e Alex si amano sullo sfondo di una Cuba decadente. Ma lei sta per lasciare il paese all’inseguimento del suo futuro… Prodotto da Lav Diaz in occasione di un suo laboratorio e da Gianluca Arcopinto e girato in un biancoenero molto contrastato, sotto una pioggia battente, il cortometraggio attraverso la metafora di una storia d’amore messa a dura prova da una separazione, racconta un paese in cui tutto cambia, come ne “Il Gattopardo”, affinché nulla cambi. Transmigratorio. Concorso extr’a. Voto: 7 e ½

1982 (Oualid Mouaness). Durante l’invasione del Libano nel 1982, nel caos generale, un bambino delle elementari cerca di dichiarare il proprio amore ad una compagna. In parte autobiografico, il film tocca i toni della fiaba, portando la fantasia al potere come principale arma di salvezza, lasciando la guerra ai margini delle inquadrature o comunque a distanza. Delicato come pochi, tocca il cuore dello spettatore facendosi forza anche dell’immaginario anni ottanta. Finale bellissimo, una vera ode alla forza salvifica dell’immaginazione e alla speranza. Anti-bellico. Fuori concorso. Voto: 7

Da yie (Anthony Nti). Il timido Prince è coinvolto dalla più scafata Matilda in una avventura destinata a cambiare le loro vite. Forte, brusco e selvaggio come la terra e le coste del Ghana in cui è ambientato, il cortometraggio è un piccolo romanzo di formazione in cui tutto può succedere, tra gangster e sconosciuti di cui sarebbe meglio non fidarsi. E la perdita dell’infanzia può essere in agguato in una notte qualsiasi. Sempre. Post-infantile. Concorso cortometraggi africani. Voto: 7

Los lobos (Samuel Kishi). Max e Leo, due fratellini emigrati da poco con la mamma dal Messico agli Stati Uniti fantasticano ogni giorno in casa aspettando il suo ritorno e immaginando il vero motivo della loro presenza in quel luogo poco ospitale: raggiungere Disneyland! Un po’ Nel paese delle creature selvagge, ma più drammatico e legato fortemente all’attualità, il film ci conquista grazie ai due splendidi e schietti protagonisti e ai momenti in animazione, coinvolgendoci nei loro sogni: quanto vorremmo andare anche noi con loro nel regno di Disney! Immaginifico. Concorso lungometraggi “Finestre sul mondo”. Voto: 7

Veins of the world (Byambasuren Davaa). Dopo la morte del padre, un bambino cerca di trasformare la propria sofferenza interiore in una sorgente di forza. E ha anche un talento nascosto… Acuta riflessione sul dolore e sulla perdita dei propri cari nella Mongolia rurale dove tutto risulta amplificato. Il senso di colpa genera mostri. Bravissimi gli attori bambini. Catartico. Concorso lungometraggi “Finestre sul mondo”. Voto: 7

White snake (Amp Wong e Zhao Ji). Le vicende d’amore contrastate tra una demone serpente e un cacciatore di serpenti. Opera prima di due autori cinesi e prima  collaborazione della Cina con la Warner , il film racconta una storia tradizionale in cui però neanche l’amore riesce a vincere. Sontuoso e dinamico, con una animazione di alto livello, il film unisce fantasy, musical e romance intrattenendo e divertendo lo spettatore tra combattimenti, trasformazioni e sacrifici. Leggendario. Flash. Voto: 7

Air conditioner / Air condicionado (Fradique). A Luanda, capitale dell’Angola, i condizionatori d’aria iniziano a cadere misteriosamente causando danni a cose e persone… Metafora della situazione nel paese africano, fin dai titoli di testa che mettono in chiaro le definizioni di “aria”, “condizionatore” e di ” condizionatore d’aria”, il film però non sembra centrare gli obietttivi, ponendo solo interrogativi senza dare risposte. Ma è già qualcosa… Incondizionato. Concorso lungometraggi “Finestre sul mondo”. Voto: 6 e ½

Ghiaccio (Tommaso Clavarino). Sei ragazzi africani in Val Pellice, provincia di Torino, fanno parte dell’unica squadra di Curling composta da richiedenti asilo. Ma dovranno scontrarsi anche col cambio delle leggi imposte da Matteo Salvini al Ministero degli Interni. Un po’ come Cool runnings – Quattro sottozero, sulla squadra di bob giamaicana, ma più serioso, il documentario italiano mostra dall’interno l’assurdità di certe situazioni, ancora più strane se confrontate con le istituzioni del nostro paese. Raggelante! Concorso Extr’a. Voto: 6 e ½

Le miracle du saint inconnu (Alaa Eddine Alje). Un malvivente, uscito di prigione, cerca di recuperare il bottino nascosto prima della cattura, ma scopre che sopra al nascondiglio nel frattempo è stato eretto un curioso santuario, dedicato ad un santo “sconosciuto”. Commedia satirica marocchina, datata 2019, il film non ha sempre gli artigli affilati, ma fa spesso sorridere raccontando quanto la vita, in Marocco come nel resto del mondo, a volte sia strana e beffarda. Fatalista. Concorso lungometraggi “Finestre sul mondo”. Voto: 6 e ½

Nuestras madres (Cesar Diaz). Un giovane antropologo forense, cercando di identificare i resti delle vittime della guerra civile che ha imperversato in Guatemale per più di trent’anni trova una pista che potrebbe condurlo al padre, mai conosciuto. Dolente quanto affascinante il film riesce a coniugare mistero e denuncia sociale, lasciando incollato lo spettatore allo schermo, pur nella sua breve durata. Necrofilo. Concorso lungometraggi “Finestre sul mondo”. Voto: 6 e ½

Samira’s dreams (Ndoto ya Samira) (Nino Tropiano). Il documentario segue la giovane e bella Samira da Zanzibar per sette anni, narrandone i sogni e le speranze, ma anche la determinazione verso una vita migliore che passi per studi non sempre così facili e accessibili ad una ragazza africana. Il regista italiano ci porta nella vita della protagonista, che ha acconsentito alle riprese, mostrandoci la sua quotidianità e la difficoltà di ciò che in paesi come il nostro in realtà è quasi scontato. Meta-didattico. Fuori concorso. Voto: 6 e ½

Three summers / Três Verões (Sandra Kogut). La caduta in disgrazia di una ricca famiglia in Brasile colpita dall’operazione anti-corruzione e le peripezie della loro intraprendente governante. Commedia dolceamara, focalizzata su tre estati brasiliane, dal 2015 al 2017, occupanti ognuna circa un terzo del film, nelle quali – curiosamente per noi – si festeggia il Natale. La mente va a Roma di Alfonso Cuarón, anche se il paragone potrebbe sembrare azzardato o anche blasfemo. Tra rimpianti e tristezze, campeggia un’eroina: Madá (Regina Casé). Anche i ricchi piangono. E tutti ridono… Le commedie più divertenti dai tre continenti. Voto: 6 e ½

Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.