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Programma di un’annata decisamente ricca disponibile a questo link:

https://www.labiennale.org/it/cinema/2022/programma-cinema-2022-pubblico

Alcuni film che segnaliamo:

  • 1 settembre: Riget Exodus di Lars von Trier, Tár di Todd Field con Cate Blanchett, Bardo di Alejandro G. Iñárritu
  • 2 settembre: Padre Pio con Shia LaBeouf, Bones and All di Luca Guadagnino
  • 3 settembre: Pearl di Ti West,
  • 4 settembre: L’immensità di Emanuele Crialese, The Whale di Darren Aronofsky
  • 5 settembre: Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh, The Ghost of Richard Harris di Adrian Sibley, Don’t Worry Darling di Olivia Wilde, Love Life di Kôji Fukada
  • 6 settembre: Nostos di Mauro Zingarelli, Dead for a Dollar di Walter Hill
  • 7 settembre: On the fringe con Penelope Cruz, The Eternal Daughter di Joanna Hogg,
  • 8 settembre: Blonde con Ana de Armas, Siccità di Paolo Virzì
  • 9 settembre: Nuclear di Oliver Stone, Copenhagen Cowboy di Nicolas Winding Refn

I nostri voti da Venezia!

Media voto 6,7

The Banshees of Insherin 8

Happiest man in the world 7,5

Riget Exodus 7,5

Tar 7,5

Argentina, 1985 7,5

The Whale 7,5

Love Life 7,5

The Son 7,5

Blonde 7,5

Don’t worry darling 7

Music for back pigeons 7

Bardo 7

The Listener 7

A compassionate spy 7

Bones and all 7

Blue jean 7

Dreamin wild 7

Beyond the wall 7

Nuclear 7

No Bears 7

Copenaghen Cowboy 7

The eternal Daughter 6,5

Master Gardener 6,5

Saint Omer 6,5

Athena 6,5

Siccità 6,5

Un couple 6

Stonewalling 6

Monica 6

Pearl 6

Casa Susanna 6

White Noise 6

House come with a bird 6

Carta a mi madre pare mi hijo 6

L’immensità 6

Il signore delle formiche 6

Dead for a dollar 6

Les miens 6

Les enfants des autres 5,5

Gli ultimi giorni dell’umanità (enrico ghezzi e alessandro gagliardo). Quasi quarant’anni attraverso l’occhio dell”uomo con la macchina da presa’, enrico ghezzi: uno sperimentale mare magnum di quasi tre ore che spazia lungo Ray Milland ne L’uomo dagli occhi a raggi X e non solo, Il conformista e il set di Bertolucci (The dreamers), Peckinpah (Pat Garrett & Billy the Kid), Béla Tarr, Luca Ronconi, le lezioni all’università di Jean-Marie Straub & Danièle Huillet, l’incendio a Torino del Cinema Reposi nel 2001, la lettura di “Una discesa nel Maelström” di Edgar Allan Poe, la figlia Aura Ghezzi ripresa bambina anche dal buco della serratura e adesso adulta recitante davanti alla macchina da presa, Carmelo Bene, l’archivio dell’astronauta Jean-Francois Clervoy, che ha girato nel contesto della stazione spaziale internazionale, la struggente canzone “Novembre” e le musiche di Iosonouncane, Fellini (8 e ½)… Più lo stesso enrico ghezzi che ha aperto anche il suo archivio grazie alla moglie Nennella Bonaiuto. Cinema + cinema + cinema (+ teatro) = vita. Un’opera mastodontica che riflette la genialità di uno dei critici più originali del nostro panorama dalla quale bisogna solo lasciarsi trasportare ad occhi spalancati. Ormai malato da tempo, con la collaborazione di alessandro gagliardo, ghezzi ci regala un mega-Blob, un’edizione straordinaria del Fuori orario televisivo, per riflettere sul senso dell’immagine. A cavallo tra due secoli e non solo. Mastodontico. Fuori concorso. Voto: 10

Trenque Lauquen (Laura Citarella) Una donna scompare misteriosamente. Il suo fidanzato e un collega si improvvisano detective per trovarla e riportarla a casa… Dall’Argentina una delle opere più belle di questa 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Una storia costruita tra infinite scatole cinesi, che aprono e chiudono numerose linee di racconto, rispecchiandosi tra di loro, abbandonandone alcune e prendendone sempre di nuove. Un film in due parti e in totale dodici capitoli, lungo in totale quasi quattro ore e mezza – che volano! – in cui si agitano i fantasmi di David Lynch e di Jorge Luis Borges e si respira il realismo magico di quest’ultimo. Una storia circolare, se non pluri-anulare, che tra numerosi simbolismi narra ciò che non viene mai mostrato e che mostra ciò che non viene narrato, a partire dalla protagonista, appunto scomparsa all’inizio del racconto. Un’opera difficile da descrivere, ma deliziosa da seguire e che va solo vista, lasciandosi perdere nei suoi anfratti più reconditi! L’essenziale è invisibile agli occhi. Orizzonti. Voto: 9

Le favolose (Roberta Torre). Nel ricordo della loro amica trans Antonia, un gruppo di persone si riunisce per evocare la sua memoria e restituirle la sua vera identità… La docu-fiction si diverte ad entrare ed uscire dalle esistenze di alcune transgender italiane ruotando intorno al grave fatto e al pretesto che diverse di loro venissero seppellite dai famigliari in abiti da uomo, come ultimo, estremo atto di violenza. Come appunto la Antonia del film. Nella Mostra in cui un Gianni Amelio fa polemica e racconta però – giustamente! – un’omosessualità vecchio stampo, in maniera anche tradizionalista, Roberta Torre (come anche Sébastien Lifshitz con Casa Susanna) con un film, tanto mortifero quanto dall’altro lato gioioso e colorato, nell’epoca del “gender fluid” guarda al futuro. Relativo. Giornate degli Autori – Notti Veneziane. Voto: 8

Khers nist/No bears/Gli orsi non esistono (Jafar Panahi). Due storie d’amore parallele in cui i partner sono ostacolati da ostacoli nascosti e inevitabili, dalla forza della superstizione e dai meccanismi del potere. Il tutto davanti e dietro la macchina da presa, con Panahi protagonista involontario in un gioco di scatole cinesi e di fatti che si rispecchiano tra loro: i protagonisti del film che sta girando a distanza, le cui vicende reali seguiamo in contemporanea, più tutto ciò che accade al regista mentre è ritirato in provincia. Tra potere e superstizione (da cui gli orsi del titolo), appunto, emerge sia la vicenda di Panahi stesso – che ricordiamo detenuto nel suo paese per la condanna a sei anni di carcere dopo aver criticato il governo in seguito all’arresto del collega Mahammad Rasoulf – che quella di un intero paese, ancora più attuale e scottante dopo le proteste scoppiate in questi giorni per l’omicidio di Masha Amini. Chi vincerà?! Meta-cinematografico. Concorso. Voto: 8

Saint Omer (Alice Diop). Rama, una giovane scrittrice incinta, assiste al processo per infanticidio di Laurence Coly presso il tribunale penale di Saint-Omer. La sua intenzione sarebbe di usare la storia per scrivere un adattamento moderno dell’antico mito di Medea, ma le cose non vanno come previsto. Le vicende delle due donne assumono un inquietante parallelismo… Film che dietro l’aspetto di un banale “courtroom movie” traccia diversi interessanti cammini: le due giovani donne dal destino simile, Medea (e Pasolini), la maternità affrontata da più punti di vista… Il risultato è una pellicola che schiaffeggia anima e cuore, grazie soprattutto alle due bravissime protagoniste, Kayije Kagame e Guslagie Malanga. Maternalistico. Concorso. Voto: 8

III (Salomé Villeneuve). In una calda giornata estiva sul lago, tre fratelli affrontano per la prima volta la morte attraverso il contatto con la natura… Dalla figlia di Denis Villeneuve, un’ode alla fratellanza e all’infanzia nella natura, esplorando uno di quei momenti in cui il desiderio di uno contraddice direttamente quello di un altro, e la violenza che ne consegue… Semplice ed essenziale, selvaggio e animale, come i bambini (che racconta). Naturale. Orizzonti. Voto: 7 e ½

Casa Susanna (Sébastien Lifshitz). Due donne (oggi) raccontano gli albori della trans-identità nell’America degli anni ’50 e ’60. Nel profondo delle campagne americane, ai piedi dei monti Catskill, una piccola casa di legno con un fienile sul retro era il ritrovo dei primi gruppi clandestini di cross-dresser… Dalle voci di due protagoniste dell’epoca e della figlia di una/o di loro riviviamo un mondo oggi impensabile, in cui vestirsi da donna era persino reato. Dove travestirsi poteva essere solo un gioco, dichiarato alla moglie ed a lei noto, o decisamente qualcosa di più, come la porta verso una trasformazione anelata e necessaria. Esponenti di tutti i livelli della società, soprattutto elevati, condividevano questo gioco in segreto, che per alcune era molto più di un gioco. Il documentario francese ci conduce garbatamente e con un certo stile attraverso le vicende dei protagonisti, con immagini d’epoca, private e di repertorio. Un emozionante e commovente amarcord, che fa apprezzare ancor di più le odierne conquiste sociali. Camuffato. Giornate degli Autori – Eventi Speciali. Voto: 7 e ½

Freedom on fire: Ukraines fight for freedom (Evgeny Afineevsky). Un Instant Movie documentario di quasi due ore che il regista ha iniziato a girare il giorno dello scoppio dell’attuale conflitto in Ucraina. Per niente obiettivo, schierato e partigiano: ma quando l’altra campana è un dittatore sanguinario che ormai da anni imperversa sul proprio paese (e su quelli altrui), forse non è così indispensabile darle voce e ascoltarla. Crudo, a volte sensazionalistico, ma diretto come un pugno allo stomaco, il film di Afineevsky va visto a tutti i costi, Per ricordarci come nel XXI secolo la guerra sia ancora la scelta sbagliata. Fieramente partigiano. Fuori Concorso. Voto: 7 e ½

Najsrekjniot Chovek Na Svetot/The happiest man in the world (Teona Strugar Mitevska). Ad un curioso incontro per single in cerca dell’anima gemella, una donna crede di aver incontrato finalmente l’amore. In realtà l’uomo da lei scelto (e che non a caso ha scelto lei) sta cercando perdono per i crimini commessi durante la guerra… Dalla regista di Dio è donna e si chiama Petrunya, un film sincero e originale che affronta da un’inedita tematica quello che è un tema irrisolto per i paesi della ex-Jugoslavia: la guerra e i crimini che s’è portata con sé. Zoran, il protagonista maschile, cerca il perdono in un luogo dove gli altri cercano l’amore. E che amore più grande c’è se non l’assoluzione dai peccati e dai crimini commessi, soprattutto se commessi senza la consapevolezza assoluta? Indulgente. Orizzonti. Voto: 7 e ½

Palimpsest (Hanna Västinsalo). Selezionati per un processo di terapia genica che rende più giovani i loro corpi, due anziani ospiti di un ospizio dovranno ritrovare il loro posto in un nuovo mondo in cui posto in realtà non c’è più… Originale film finlandese sullo scorrere del tempo, a metà tra Il curioso caso di Benjamin ButtonTenet, con due protagonisti il cui tempo inizia a procedere a ritroso grazie alla tecnologia e alla medicina. Ma intorno tutto cambia o è già cambiato. Lui si fermerà, una volta ottenuto quel che voleva, ossia una seconda chance, quella di studiare qualcosa che non aveva studiato prima. Lei proseguirà ad oltranza, fino a rinascere, poiché la chance la vorrà integralmente. Inverso. Biennale College Cinema. Voto: 7 e ½

Spaccaossa (Vincenzo Pirrotta). In un magazzino di Palermo un gruppo di persone frantuma le ossa di vittime consenzienti per riscuotere gli indennizzi assicurativi, riservando ai malcapitati solo una percentuale irrisoria dei premi… Ispirato a fatti realmente accaduti, il debutto dietro la macchina da presa di Vincenzo Pirrotta, attore siciliano tra teatro e cinema, avviene sotto i migliori auspici, con la fotografia di Daniele Ciprì, con una sceneggiatura scritta insieme a Ficarra & Picone e con le preziose partecipazioni di Luigi Lo Cascio ed Aurora Quattrocchi. In questo film c’è pochissimo spazio per l’ironia, che serve solo a cesellare la cattiveria e l’orrore puro di una storia ancor più raccapricciante perché purtroppo reale. In Spaccaossa non si salva nessuno, non c’è pietà per i vinti e ognuno soccombe al proprio destino. Solo il personaggio principale, Vincenzo, forse alla fine avrà un fugace guizzo. Uno dei migliori esordi italiani degli ultimi anni, che contrappone la bassezza dei personaggi e delle vicende narrati ad una messinscena spesso lirica, grazie anche al montaggio di Agathe Cauvin. Intramuscolare. Giornate degli autori – Notti Veneziane. Voto: 7 e ½

Alone (Jafar Najafi). Un ragazzo ha perso il padre e si ritrova a quattordici anni ad essere il capofamiglia… Interessante film iraniano di un regista che ha all’attivo già due documentari e che cerca mirabilmente di coniugare l’indagine della realtà (che a volte sembra addirittura uscire dallo schermo negli accessi d’ira del piccolo protagonista) con una struttura narrativa più vicina alla finzione, affrontando così il tema delle spose bambine. Najafi riesce a restituire bene l’ostinazione del ragazzino a voler evitare che una delle sue sorelline di nove anni vada in sposa al cognato, il marito della sorella maggiore morta, molto più grande di lei, nonostante tutti in famiglia ritengano purtroppo sia la cosa migliore da fare. Nell’ora di durata viene mostrato anche il parere di una giovane amica che aveva acconsentito ad un matrimonio del genere per poi dichiararsene oggi pentita. Dalla parte dei bambini, che forse non ci salveranno, perché non ce lo meritiamo. Giornate degli autori – Eventi speciali. Voto: 7

Banu (Tahmina Rafaella). Sono gli ultimi giorni della seconda guerra del Nagorno-Karabakh. Nel corso dei disordini, Banu, una giovane donna a Baku, in Azerbaigian, combatte contro il suo influente marito per la custodia di suo figlio: ha solo pochi giorni per trovare delle persone disposte a testimoniare a suo favore in tribunale… Tahmina Rafaella scrive, dirige e interpreta questa sua opera seconda dietro alla macchina da presa con estremo rigore, ma anche con molta partecipazione. La possibile perdita di un figlio per colpa di un padre inetto ed egoista fa il parallelo, nella figura della signora Farida, con la stessa perdita a causa di una patria che non esita a sacrificare i propri esemplari più giovani. Materno. Biennale College Cinema. Voto: 7

Don’t worry darling (Olivia Wilde). Una casalinga degli anni ’50, che vive con il marito in una comunità sperimentale utopica, inizia a temere che la sua affascinante compagnia possa nascondere segreti inquietanti… Interessante secondo lungometraggio per l’attrice Olivia Wilde che qua si ritaglia anche un personaggio non indifferente. Il copione (nel 2019 nella black-list dei migliori non realizzati) ci offre molte false piste e esche a cui abboccare, a partire dall’ambientazione agée e da un misterioso progetto che si svolge nel deserto. La storia si colloca, per ammissione della stessa regista, tra Inception e The Truman show, con, aggiungiamo noi, un pizzico di Matrix. Un’opera ben riuscita dalla gradevole aura fantascientifica. Visionario. Fuori Concorso. Voto: 7

Gornyi Luk/Mountain onion (Eldar Shibanov). Un undicenne alla scoperta del sesso e ossessionato che il padre muoia, quando scopre che la madre lo tradisce con lo zio camionista, parte con la sorellina alla volta della Cina per procurare al genitore, da tutti considerato un “debole”, il “Viagra d’Oro” che gli possa restituire il necessario vigore… Dal Kazakhistan una favola contemporanea su temi universalmente risaputi, che si nutre di colori saturi e accesi e di un pizzico di follia anche nella veloce messinscena, grazie al vivace montaggio di Arseniy Abdrakhmanov. Un’opera prima fresca e spumeggiante dove non tutti sono quello che sembrano essere. Famigliare. Biennale College Cinema. Voto: 7

Kône Taevast/Call of God (Kim Ki-Duk). Film postumo del grande regista scomparso nel 2020, prodotto tra Estonia, Kirghizistan e Lettonia (e infatti parlato curiosamente in russo). Al centro della storia c’è una ragazza alle prese con un amore lacerante, al confine tra sogno e passione e delle strane chiamate al cellulare… Pellicola interamente in bianco e nero, tranne il finale, a colori, che si riallaccia all’inizio e che dovrebbe essere finalmente la realtà, dopo un’ora di sogni e misteri. Poetico e romantico, il provocatorio Kim Ki-Duk saluta il cinema e il mondo con un altra opera da non dimenticare. Onirico. Fuori Concorso. Voto: 7

Luxembourg, Luxembourg (Antonio Lukich). Due fratelli gemelli, Kolya e Vasya, dai caratteri diametralmente opposti, si recano in Lussemburgo per far visita al padre al padre malato con cui non hanno contatti da molto tempo… Tra Kusturica e i Dardenne, un curioso film co-prodotto tra Ucraina e Germania vivace e frizzante, che alterna le risate a toni più intimistici, se non drammatici. I due attori Amil e Ramil Nasirov, gemelli nella vita e qui al loro debutto, ci conducono in questa buffa avventura trascinandoci con loro. Gemellare. Orizzonti. Voto: 7

Un nemico invisibile (Riccardo Campagna e Federico Savonitto). La famiglia Rasman cerca giustizia per Riccardo, disabile mentale ucciso brutalmente dalla Polizia per futili motivi nel 2006… Un grave fatto di cronaca accaduto oltre quindici anni prima si trasforma nel pretesto per raccontare qualcosa di più: un disagio, mentale o esistenziale, una provincia contadina che non c’è più, la violenza fisica e psicologica, il piccolo Davide contro il grande Golia. Le surreali accuse della sorella Giuliana al vicino di casa, finito apparentemente per caso nella famosa “lista Gladio” resa pubblica da Andreotti nel 1990 sul finire della Guerra Fredda, la cui scoperta da parte di Riccardo sarebbe stata la vera causa della sua morte, ci accompagna per tutto il film. E se fosse tutto vero?! Complottista. Giornate degli Autori – Notti Veneziane. Voto: 7

Obeť/Victim (Michal Blasko). Una madre cerca giustizia per il figlio aggredito fino quasi alla morte. Quando però il ragazzo confessa ciò che è realmente accaduto, la donna deve affrontare la dura verità. Coproduzione tra Slovacchia, Repubblica ceca e Germania per un film sensibile e attento ai suoi personaggi, che punta il riflettore sull’amore materno e sulle facili strumentalizzazioni che ogni vittima, tale o presunta, può subire. Analitico. Orizzonti. Voto: 7

Il paese delle persone integre (Christian Carmosino Mereu). Quattro cittadini burkinabé raccontano la propria ricerca di libertà. A raccogliere le loro voci è Christian Carmosino, già autore di documentari, che in prima persona ha vissuto il colpo di stato del 2014 che aveva provato a riportare la democrazia nel paese, seguendo le vicende fino ai recentissimi sviluppi di inizio 2022 che avrebbero di nuovo minacciato la tranquillità del paese. Un’analisi lucida attraverso le testimonianze di chi ne vive il dramma ogni giorno. Autentico. Giornate degli autori – Notti Veneziane. Voto: 7

Siamo qui per provare (Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri). Il racconto delle prove degli spettacoli “Avremo ancora l’occasione di ballare insieme” e “Sovrimpressioni”, ispirati al Ginger e Fred di Federico Fellini, concepiti da Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e mostrati attraverso lunghe ed estenuanti prove, alla ricerca di un testo e di una messinscena che si creano via via, nascendo sulle tavole del palcoscenico e dalle esperienze degli stessi attori, spesso sgomenti o sfiduciati perché sembrano spaesarsi in mezzo al nulla. Il meccanismo stesso della creazione, nudo e crudo, viene portato sullo schermo dal montatore Jacopo Quadri e da Greta De Lazzaris. Un’opera affascinante e imperdibile per chiunque abbia mai calcato le tavole di un palcoscenico. E non solo. Metà-Teatrale. Giornate degli autori. Voto: 7

Tria – Del sentimento del tradire (Giulia Grandinetti). In una Roma distopica, vige una legge per cui le famiglie immigrate non possono avere più di tre figli. Se ne arriva un quarto, lo si deve far nascere, ma poi uno deve essere ucciso, dando alle femmine la precedenza per il sacrificio. Zoe, Iris e Clio sono tre sorelle, ma una di loro presto verrà uccisa… Curioso e riuscito cortometraggio italiano, ma recitato quasi interamente in greco moderno, in cui l’imprevisto fa la sua parte. Interessante tutta la parte etnica, quasi una conturbante preparazione della fatale cerimonia. Tossico. Orizzonti. Voto: 7

Zapatos rojos/Red shoes (Carlos Eichelmann Kaiser). Un contadino viene a sapere dalle autorità della morte della figlia. Parte quindi alla volta della città per riportare il corpo della giovane donna a casa… Coproduzione tra Messico e Italia per raccontare, attraverso un protagonista che prende il nome dallo stesso attore, rigorosamente non professionista, una storia di solitudini e di non detti tra genitori e figli. Poetico nell’incrociare il personaggio principale con un’altra figlia mancata, che avrebbe potuto incontrare lo stesso destino della sua, il film si incentra su una frase-simbolo: “Le cose importanti che facciamo, le facciamo quando ormai è troppo tardi”. Lenta, a tratti ripetitiva e inconcludente, la pellicola ha però un fascino tutto suo. Nostalgico. Orizzonti Extra. Voto: 7

Come le tartarughe (Monica Dugo). Quando Daniele svuota la sua parte dell’armadio e va via, Lisa, la moglie, trova in quello stesso armadio un rifugio, un posto dove nascondere il dolore e provare a curarlo… Originale debutto nel lungometraggio per Monica Dugo, volto noto di cinema e televisione, che aveva già esordito nel 2015 col corto Domani smetto. L’idea di chiudersi in un guscio per proteggersi da una sorta di lutto inaspettato, ma sotto sotto atteso, appunto “come le tartarughe”, è tutto sommato sostenuto da una sceneggiatura che non ha particolari colpi d’ala, ma procede spedita. Inoltre la breve durata aiuta senz’altro il risultato finale. Intimo. Biennale College Cinema. Voto: 6 e ½

Dirty difficult dangerous (Wissam Charaf). Beirut, Libano. Una storia d’amore impossibile tra una domestica etiope e un rifugiato siriano il cui corpo sta andando incontro a misteriosi cambiamenti… Una coproduzione tra Francia, Italia e Libano per un film dai numerosi spunti, anche cinefilo e citazionista, quasi neorealista, che oscilla fino all’ultimo dal drammatico al grottesco, pedinando spesso i suoi due protagonisti. Tra Zavattini e Ferreri, la pellicola però alla lunga finisce per rimanere irrisolta. Inter-migratorio. Giornate degli Autori – Selezione Ufficiale. Voto: 6 e ½

En los márgenes/On the fringe (Juan Diego Botto). Un dramma che segue le vicende intrecciate di tre personaggi raccontate durante il corso di una giornata mentre le loro vite sono in bilico: Azucena, che sta per essere sfrattata di casa, l’avvocato Rafael, che si occupa di casi “sociali” e una giovane immigrata che rischia di perdere l’affidamento della figlia… Debutto nel lungometraggio di finzione per il noto attore argentino in un film di denuncia che a tratti smarrisce gli obiettivi, ma che si concentra in vista di un finale molto sentito e tutto sommato riuscito. L’intento è quello di porre l’accento sulla questione degli sfratti in Spagna, ma l’argomento resta molto delicato e complesso per poter essere ben reso da un film, peraltro molto “di parte”. Pro-“domo”-sua. Orizzonti. Voto: 6 e ½

Janain Mualaqa/Hanging gardens (Ahmed Yassin Al Daradji). Un ragazzo trova una bambola gonfiabile nella pattumiera. La decisione di portarla a casa e prendersene cura lo trascinerà in un mare di guai… Simbolismo un po’ stantio per una storia dalla morale alquanto risaputa e poco originale. Interessanti però gli sviluppi della vicenda tra i coetanei del ragazzino protagonista ed anche la necessità di amore e di condivisione, anche fosse solo artificiale ed a qualsiasi costo. Una sorta di Her islamico e a-tecnologico. Un amore di plastica. Orizzonti Extra. Voto: 6 e ½

Manuale di cinematografia per dilettanti . Vol. I (Federico Di Corato). Augusto Gandini è stato chimico e direttore di stabilimento della ditta Italcementi. Già fotografo e inventore, nel 1927 acquista una cinepresa a passo ridotto: continuerà a filmare e a sviluppare artigianalmente le sue pellicole fino agli ultimi mesi prima della sua morte, avvenuta nel 1943. Una specie di diario in forma di cortometraggio di questo pioniere del cinema amatoriale illustrato dalle sue immagini ritrovate dal regista. Tra Ghezzi e un Istituto Luce “for dummies”. Seminale. Orizzonti. Voto: 6 e ½.

Music for black pigeons (Andreas Koefoed e Jørgen Leth). Un documentario musicale di produzione danese che ritrae la musica jazz a partire dai suoi stessi protagonisti. Il film pone domande esistenziali a eminenti musicisti jazz quali Bill Frisell, Lee Konitz, Midori Takada e molti altri: Come ci si sente a suonare, e cosa significa ascoltare? Cosa si prova a essere una persona che trascorre la vita intera a cercare di esprimere qualcosa attraverso i suoni?… Le risposte sono bizzarre e spesso assolute, stupefacenti. I due registi, l’ottantenne Let (The perfect human/Le cinque variazioni) e la spalla Koefoed (Leonardo – Il capolavoro perduto), ci trascinano in questo travolgente mondo di note folli e di folli degni di nota. Contrappuntato. Fuori concorso. Voto: 6 e ½

Snow in september (Lkhagvadulam Purev-Ochir). Davka è un adolescente che vive nei cadenti edifici sovietici di Ulan Bator. Con Anuka, suo compagno di classe, parlano di manga e di sesso, prendendosi in giro. Quando Davka incontra una donna più grande, è costretto a cambiare le proprie idee sull’intimità e sui rapporti… Interessante cortometraggio dalla Mongolia – in coproduzione con la Francia – che vuole insegnarci come nulla sia impossibile… Imprevedibile. Orizzonti. Voto: 6 e ½

The mathcmaker (Benedetta Argentieri). Un reportage esclusivo sulla “sensale” Tooba Gondal (e non solo), una delle più famose jihadiste britanniche, che ha reclutato dozzine di donne per l’ISIS. Quando la guerra o l’odio si scoprono essere una cosa seria! La documentarista e giornalista italiana, che ha seguito i conflitti iracheno e siriano, concentrandosi in particolar modo sui problemi delle donne, monta interviste precedenti a Tooba, non riuscendo però alla fine a ricontattarla, come se per la ragazza, quel periodo di estremismo sia in qualche modo – e fortunatamente – concluso e dimenticato. Le domande sono molte, ma le risposte, ovviamente, poche. Combattente. Fuori Concorso. Voto: 6 e ½

Notte Fantasma (Fulvio Risuleo). Un ragazzo viene sorpreso da un poliziotto a comprare del fumo. Quest’ultimo, invece di arrestarlo, decide di portarlo con lui tutta la notte in giro per la città… Decisamente un passo indietro per Fulvio Risuleo che, dopo il riuscito Il colpo del cane, finisce per tornare dalle parti del debutto Guarda in alto, ossia la storia di un altro peregrinare senza meta, in tutti i sensi. Se lì il viaggio era sui tetti di Roma e ancora più su, qui si scende invece negli inferi della città eterna, tra fogne, cimiteri, fiumi e isole (tiberine). Il risultato però, al terzo lungometraggio, è poco più di un esercizio di stile, con molti spunti che vengono troppo spesso lanciati e mai raccolti. Lo spettatore rimane in attesa che qualcosa accada e, pur quando nel finale sarà accaduto, è un evento in sottrazione che appunto non aggiunge nulla al film, ma più che altro toglie. Vag(abond)o. Orizzonti Extra. Voto: 6

Pablo di Neanderthal – Arte, evoluzione e bricolage (Antonello Matarazzo). Il visionario artista Pablo Echaurren ci accompagna insieme ad altri personaggi, tra cui Giorgio Manzi e Mario Tozzi, in un confronto tra l’Uomo di Neanderthal, l’evoluzione e l’arte. Scarso respiro cinematografico per una riflessione comunque interessante, sebbene forse non per tutti. Evoluzionistico. Giornate degli Autori – Notti Veneziane. Voto: 6

Padre Pio (Abel Ferrara). Le origini e la vocazione di Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (un intenso Shia LaBeouf), accostate al dimenticato eccidio di San Giovanni Rotondo del 1920, quando un gruppo di Socialisti festeggianti il successo elettorale nel paese venne aggredito da fascisti, Carabinieri e altri militari… Il film, lirico e austero, non riesce neanche a giovarsi del talento del giovane attore statunitense – che compie qui quasi una simbolica espiazione della sua vita difficile e burrascosa – venendo dissolto da un manipolo di attori italiani, da Marco Leonardi a Brando Pacitto, che cercano di esprimersi (male) in inglese, generando un effetto “House of Gucci” al contrario. Unica menzione: Asia Argento, assolutamente senza trucco nel ruolo di un misterioso peccatore che si confessa presso il frate, da sola vale l’intero prezzo del biglietto. Macchiettistico. Giornate degli autori. Voto: 6

La Giuria di VENEZIA 79, presieduta da Julianne Moore e composta da Mariano Cohn, Leonardo Di Costanzo, Audrey Diwan, Leila Hatami, Kazuo Ishiguro e Rodrigo Sorogoyen, dopo aver visionato i 23 film in competizione ha deciso di assegnare i seguenti premi:

LEONE D’ORO per il miglior film a:
ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED
di Laura Poitras (USA)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
SAINT OMER
di Alice Diop (Francia)

LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Luca Guadagnino
per il film BONES AND ALL (USA, Italia)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione femminile a:
Cate Blanchett
nel film TÁR di Todd Field (USA)

COPPA VOLPI
per la migliore interpretazione maschile a:
Colin Farrell
nel film THE BANSHEES OF INISHERIN di Martin McDonagh (Irlanda, Regno Unito, USA)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Martin McDonagh
per il film THE BANSHEES OF INISHERIN di Martin McDonagh (Irlanda, Regno Unito, USA)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
KHERS NIST (NO BEARS)
di Jafar Panahi (Iran)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a un giovane attore o attrice emergente a:
Taylor Russell
nel film BONES AND ALL di Luca Guadagnino (USA, Italia)

ORIZZONTI
La Giuria ORIZZONTI della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, presieduta da Isabel Coixet e composta da Laura Bispuri, Antonio Campos, Sofia Djama e Edouard Waintrop dopo aver visionato i 18 lungometraggi e i 12 cortometraggi in concorso, assegna:

PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a:
Jang-e Jahani Sevom (WORLD WAR III)
di Houman Seyedi (Iran)

PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a:
Tizza Covi e Rainer Frimmel
per il film VERA (Austria)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a:
CHLEB I SÓL (BREAD AND SALT)
di Damian Kocur (Polonia)

PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE ATTRICE a:
Vera Gemma
nel film VERA di Tizza Covi e Rainer Frimmel (Austria)

PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR ATTORE a:
Mohsen Tanabandeh
nel film Jang-e Jahani Sevom (WORLD WAR III) di Houman Seyedi (Iran)

PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Fernando Guzzoni
per il film BLANQUITA di Fernando Guzzoni (Cile, Messico, Lussemburgo, Francia, Polonia)

PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a:
SNOW IN SEPTEMBER
di Lkhagvadulam Purev-Ochir (Francia, Mongolia)

VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2022 a:
SNOW IN SEPTEMBER
di Lkhagvadulam Purev-Ochir (Francia, Mongolia)

ORIZZONTI EXTRA
PREMIO DEGLI SPETTATORI – ARMANI BEAUTY a:
NEZOUH
di Soudade Kaadan (UK, Siria, Francia)

PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA
La Giuria LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, presieduta da Michelangelo Frammartino e composta da Jan Matuszyński, Ana Rocha de Sousa, Tessa Thompson e Rosalie Varda assegna il

LEONE DEL FUTURO
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” a:
SAINT OMER
di Alice Diop (Francia)

VENEZIA CLASSICI
La Giuria di VENEZIA CLASSICI presieduta da Giulio Base e composta da 21 studenti – indicati dai docenti – dei corsi di cinema delle università italiane, assegna:

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a:
FRAGMENTS OF PARADISE
di KD Davison (USA)

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a:
KOROSHI NO RAKUIN (BRANDED TO KILL)
di Suzuki Seijun (Giappone, 1967)

VENICE IMMERSIVE
La Giuria VENICE IMMERSIVE presieduta da May Abdalla e composta da David Adler e Blanca Li dopo aver visionato i 30 progetti in concorso, assegna:

il PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VENICE IMMERSIVE a:
THE MAN WHO COULDN’T LEAVE
di Singing Chen (Taipei)

il GRAN PREMIO DELLA GIURIA VENICE IMMERSIVE a:
FROM THE MAIN SQUARE
di Pedro Harres (Germania)

il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA VENICE IMMERSIVE a:
EGGSCAPE
di German Heller (Argentina)

Dai nostri inviati Vito Casale e Paolo Dallimonti