Scheda film
Regia: Bennett Miller
Soggetto: Mark Schultz
Sceneggiatura: Dan Futterman, E. Max Frye
Fotografia: Greig Fraser
Montaggio: Stuart Levy
Scenografie: Jess Gonchor
Costumi: Kasia Walicka-Maimone
Musiche: Mychael Danna
Trucco: Bill Corso, Dennis Liddiard
Effetti Speciali: Jim Heastings
Nazione, Anno – Genere – Durata: Stati Uniti, 2014 – Drammatico/Biografico – 134’
Cast: Channing Tatum, Steve Carell, Mark Ruffalo, Sienna Miller e Vanessa Redgrave.
Uscita: 12 Marzo 2015
Distribuzione: BiM Distribuzione

Lotta greco “Americana”

In questa caccia alla volpe, tratta da una storia vera, vengono coinvolti i gloriosi fratelli Schultz (Channing Tatum e Mark Ruffalo). Lottatori esperti e vincitori della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984. Sempre insieme, condividono la vita, gli allenamenti e l’amore per la lotta libera. E fin qui tutto torna. L’ingresso del magnate industriale John E. Du Pont, (un irriconoscibile Steve Carell – Little Miss Sunshine 2006)nelle loro vite, porterà scompiglio nella coppia. Dapprima Mark (Channing Tatum – Magic Mike 2012) lascierà il fratello Dave (Mark Ruffalo – Tutto può cambiare 2013) per unirsi al Team Foxcatcher di Du Pont (grande amante della lotta libera e collezionista di campioni), per poi ritrovarsi immerso in mondo dove non è tutto oro quello che luccica. La mancanza di affetto ed il senso d’abbandono faranno vacillare le sue certezze.

Candidato a 5 premi Oscar: miglior regia, sceneggiatura originale, attore protagonista (un immenso Steve Carell), attore non protagonista (l’ottimo pater familias Mark Ruffalo) e trucco.
Il film è tratto dall’autobiografia di Mark Schultz, che nel film è interpretato da atahanning Tatum, perfetto nel ruolo del gigante di poche parole, al limite del ritardato.

Foxcather ha un legame stretto con la filosofia cinematografica del maestro Clint Eastwood (Gli Spietati – 1992 Oscar Miglior Film dell’anno). Gli stessi temi antiamericani vengono qui sviscerati e riproposti però con una tecnica di regia diversa, più rarefatta, psicotica nella sua lentezza. Il regista Bennett Miller (Truman Capone 2005), vincitore a Cannes 2014, evidenzia la solitudine portatrice di angoscie personali con mano ferma, d’autore. La sceneggiatura di Dan Futterman e E. Max Frye (per altro eccellente) offre pochi dialoghi. Si da maggior spazio a situazioni visive di spessore. L’elevato aspetto drammaturgico passa attraverso scene praticamente mute. Esempio è l’allenamento tra i due fratelli. Stretto legame fisico e sinonimo di famiglia. Nelle difficoltà si prendono, si allontanano per poi riprendersi. Sudano e vincono insieme nello sport e nella vita.

La storia americana e perciò l’America stessa vive nel personaggio sornione di John E. Du Pont. Ammaliatrice bugiarda che coccola i suoi figli per poi abbandonarli nel momento del bisogno. Li porta sul podio più alto (Olimpiadi) e se ne specchia con narcisismo agli occhi del mondo. Quando il clamore decade li getta come giocattoli vecchi, viziosa ed onnipotente. L’Aquila d’oro (soprannome di Du Pont) è il simbolo del militarismo e del colonialismo. Adulto rimasto bambino, il suo cospicuo portafoglio gli permette di dare libero sfogo alla sua smania di potenza, dalla quale ne scaturisce un delineato senso di paranoia. Anche il rapporto con la madre (Vanessa Redgrave – Casa Howard 1992) risulta fondamentale nella sua educazione. Du pont spinto ad eccellere e quindi ad estraniarsi dalla realtà.

Troviamo interessante anche il legame con gli animali. La madre di Du Pont alleva cavalli e cerca un rapporto con essi (con i deboli, coloro che non hanno voce), cercando così di ridurre la distanza tra i due mondi. Il figlio invece prende la caccia alla volpe come pretesto per legittimare questa distanza. La forza ed il potere che esercita il più forte sul più debole.

La patria, nel vero senso della parola, è rappresentata da Mark Ruffalo. Figura paterna. Essenza della bontà e dei valori che sono le fondamenta del genere umano: amore, famiglia e lavoro. Uscire da questi modelli comporta rischio ed un’imprevedibilità del proprio destino. Anche qui ritroviamo molto dell’ideologia eastwoodiana.

Da vedere perché Foxcatcher ha il pregio di tenere lo spettatore in bilico tra la normalità e la finta normalità. I comportamenti estranei alla norma accentuano l’attenzione ed aumentano l’interesse, che sconfina in uno strano senso d’ansia che raggiunge il suo apice proprio quando sembra tutto risolto.

Voto: 7

David Siena