Scheda film
Regia: Mario Canale
Soggetto e Sceneggiatura: Mario Canale e Annarosa Mori
Fotografia e Montaggio: Adalberto Gianuario
Musiche: Giovanni Nuti
Suono: Maurizio Argentieri
Italia, 2010 – Documentario – Durata: 81′
Distribuzione: il film è attualmente disponibile su Prime Video

Madonna che Francesco c’è stasera

Il 12 giugno 2023 ci ha lasciati Francesco Nuti, il più “malincomico” degli attori italiani. Molti dicono anche il più sfortunato: ha avuto molto, moltissimo, nella maggior parte della sua vita, anche se negli  ultimi vent’anni, benché ciascuno sia artefice del proprio destino, non si può certo dire che la fortuna gli abbia arriso. Per ultimo, andarsene lo stesso giorno di Silvio Berlusconi – e quindi essere condannato ad un ulteriore oblio mediatico – è certo un discreto scherzo da parte  della sorte.

Questo documentario del 2010, diretto da Mario Canale – che recentemente ha dedicato all’attore e regista cresciuto a Prato anche una parte del suo I 4 magnifici della risata, oltre che a Benigni, Troisi e Verdone – e passato quell’anno alla Festa del Cinema di Roma come Evento speciale, è il miglior modo per ricordarlo.

Ex operaio in un’industria tessile di Prato  – era perito chimico tintore e la sua passione per i colori, come racconta il direttore della fotografia Maurizio Calvesi, se la portò anche dietro la macchina da presa – esordì nel cabaret con il gruppo dei Giancattivi, insieme ad Alessandro Benvenuti ed Athina Cenci, ma dopo molti successi, anche televisivi – erano gli anni del rivoluzionario Non stop – se ne staccò (avevano appena finito di girare un film ancora divertentissimo, Ad ovest di Paperino, diretto dallo stesso Benvenuti). Messosi in proprio, inventò con la complicità del regista Maurizio Ponzi un nuovo romanticismo umoristico per i trentenni di allora, una comicità molto soft, simpaticamente timida, che non disdegnaava però qualche puntata nel surreale e qualche rimando alla realtà sociale quotidiana. Ciononostante le sue quotazioni cominciarono a scendere di film in film, soprattutto da quando (con Casablanca Casablanca) aveva cominciato a dirigersi da solo. I suoi primi film (in particolare il delizioso e lunare Madonna che silenzio c’è stasera, quasi uno spin-off della primissima pellicola con i Giancattivi, e l’elegante Io, Chiara e lo Scuro), erano fra i più originali del nuovo cinema italiano, mentre i successivi si rivelarono commedie sempre più ammiccanti, ruffiane, forzate, con molte crepe e una tendenza all’auto-celebrazione.

Fino ad arrivare a toccare quello che per un toscano c’è di più sacro, ma anche di più pericoloso e menagramo per ogni cineasta: Pinocchio. Con OcchioPinocchio, kolossal partito con un budget di 13 miliardi di lire, lievitati in un anno e mezzo a 25-30, tra controversie produttive e non ultime legali, un autentico fiasco, Francesco firma la sua condanna. Resterà fermo fino al 1998, anno d’uscita de Il signor Quindicipalle, e girerà altri due film, ultimo dei quali Io amo Andrea nel 2001, tutti pallidi echi delle pellicole precedenti, anche in termini d’incasso al botteghino. Nel 2006, poco prima di un ritorno alla regia e del fatale incidente che lo allontanerà per sempre dai riflettori, partecipò come attore insieme a Benvenuti, in un ruolo drammatico, a Concorso di colpa di Claudio Fragasso.

Mario Canale rende dignitosamente omaggio a Francesco Nuti, evitando o sfiorando appena l’agiografia, lasciando che Francesco venga elogiato – ma non santificato, poiché le critiche non mancano – soltanto dalle persone che gli hanno voluto bene o che altrettanto bene lo hanno conosciuto: in primis Giovanni Veronesi, ma anche Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello e, last but not least, Ferzan Ozpetek, per anni suo aiuto regista.

Chi parla (bene) di Nuti in Francesco Nuti… E vengo da lontano lo fa in maniera proporzionale a quanto (bene) lo ha conosciuto: se gli amici, come anche Alessandro Haber, spendono parole spesso d’oro, per quanto sincere, un Carlo Verdone riesce ad essere, se possibile, più distaccato e, se non altro, affatto credibile.

Fortuna? Sfortuna? Francesco forse avrebbe potuto giocare meglio le carte che il destino gli ha assegnato, ma di sicuro, da buon comico, ha funzionato meglio sullo schermo quando era un perdente nato, quando scivolava su una buccia di banana.

Voto: 7 e ½

Paolo Dallimonti