“Fottuto Amal”, o anche “fottendo Amal”, recita il crudo titolo di questo film adolescenziale svedese. La storia che racconta è, se vogliamo, banale: un amore omosessuale, tematiche già ampiamente trattata in vari film (ricordiamo il bellissimo Boys don’t cry, che ha regalato a Hilary Shwank il premio Oscar). Ci troviamo di fronte a una sorta di resoconto dell’esistenza vuota e alienata di alcuni giovani di provincia, frequentatori di feste un po’ “sfigate”, alla ricerca di emozioni o di qualsiasi cosa li faccia sentire “vivi”. Formano uno spirito di gruppo che difendono contro i ragazzi un po’ distanti da loro, come Agnes (Rebecca Liljberg), ragazza lesbica che ha la sfortuna di innamorarsi della più “ricercata” della scuola, Ellin (Alexandra Dahlstrom). Su questo “sogno” apparentemente impossibile è costruita la trama del film che il regista svedese Moodysson interpreta con una interessante cifra stilistica, che rimanda chiaramente ai cineasti del Dogma (Lars Von Trier su tutti, non a caso il produttore esecutivo è lo stesso del regista danese): macchina a mano, fotografia sgranata che conferiscono all’opera una notevole impressione di realismo, immediatezza e freschezza che hanno consentito al film di ottenere un buon successo in patria e di rappresentare la Svezia agli Oscar. Film delicato, da vedere, in cui impressiona l’impotenza del mondo adulto lontano, distante, incapace di entrare in contatto con mondo giovanile che sembra, più che mai, “altro” da sé.

Vito Casale