GARAGE MOVIE
Ed ecco un altro film a base di rock & roll dopo l’invasione di pellicole come Hedwig – La diva con qualcosa in più o School of Rock degli ultimi tempi. Garage Days si avvicina di più a Scool of Rock, non per niente comincia in modo identico: il protagonista sul palco dei sogni che si strofina al microfono davanti a 20.000 spettatori, prima di svegliarsi nella cruda realtà dove la carestia e il fallimento abbondano.
I giorni del garage di questa band in erba sono quelli passati a supplicare un ingaggio per qualsiasi locale, quei giorni dove si cerca, sull’orlo della disperazione, un qualsiasi aggancio all’interno dell’industria musicale, quei giorni passati in un buco di sala prova sognando il successo planetario.
Il film di Alex Proyas si farà amare dal popolo “alternativo” per i luoghi comuni delle pellicole di questo genere: i vestiti stra-fichi, il solito gruppone punk che ti urla in faccia, la dark vampirella fissata col sangue e le cose macabre, ma soprattutto la potente colonna sonora che è il vero piatto forte, passando dai Cure fino agli AC/DC.
Come storia e contenuto invece, Garage Days non sfiora nè il fascino di Hedwig nè la comicità brillante di School of Rock; le trovate pressochè banali non riescono a strappare un misero sorriso, e alcuni sotterfugi a mo di soap-opera sono più adatti a situazioni da filmtv.
Non giova nemmeno la totale mancanza di carisma rockstar nel protagonista Kick Gurry, inadatto e privo di fascino; molto meglio Andy Anderson nel ruolo di un rockettaro 40enne, divertentissimo e godibile.
Garage Days è solo una Garage Movie da vedere con la propria band (per chi c’è l’ha) per riconoscersi facilmente in alcune situazioni e personaggi, per il resto è un film da scartare senza pensarci due volte.
Pierre Hombrebueno