Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Pedro Almodovar
Fotografia: Jose Luis Alcaine
Montaggio: Jose Salcedo
Scenografia: Anton Gomez
Costumi: Tatiana Hernandez
Musiche: Alberto Iglesias
Spagna, 2013 – Commedia – Durata: 90′
Cast: Antonio de la Torre, Hugo Silva, Miguel Angel Silvestre, Javier Camara, Carlos Areces, Raul Arevalo, Pepa Charro, Jose Maria Yazpik, Guillermo Toledo, Jose Luis Torrijo, Lola Duenas, Cecilia Roth, Blanca Suarez, Carmen Machi, Antonio Banderas, Penelope Cruz
Uscita: 21 marzo 2013
Distribuzione: Warner Bros Pictures
Un aereo diretto a Città del Messico…
Un aereo diretto a Città del Messico con un carrello in avaria è costretto a girare in tondo sulla città di Toledo, in attesa che si trovi una pista libera per un atterraggio d’emergenza. I passeggeri della classe economica vengono provvidenzialmente narcotizzati con gli ansiolitici, mentre quelli della Business vengono messi a parte del problema dal pittoresco terzetto di assistenti di volo, i quali si adoperano per distrarli dalla gravità della situazione.
Dopo l’alquanto incompreso La pelle che abito (2011), Almodovar si concede un divertito e nostalgico ritorno alle irriverenti commedie degli esordi. Gli amanti passeggeri, in più, ambisce a farsi metafora della crisi economica e politica che stiamo attraversando, sia pure entro i limiti di una struttura oltraggiosamente “camp”. Questo almeno sulla carta, perchè ritrovare la verve satirica e lo scatenato umorismo dei film degli inizi degli anni ’80, debitori del clima di democrazia e libertà che si respirava nella Spagna post-franchista, non è cosa facile e alle volte quest’ultima opera del maestro spagnolo ha il sapore dell’effervescente oggetto di modernariato.
Se la classe media è stata debitamente spedita tra le braccia di Morfeo, onde evitare indesiderate manifestazioni di protesta, non è che la gestione dell’emergenza delegata ai piloti, agli Steward e ai passeggeri della Business Class si riveli particolarmente brillante. Dell’assortito gruppetto fanno parte un attore di soap-opera, stagionato seduttore in fuga dalle sue donne, una dominatrix che gestisce un’agenzia di call-girl per la classe politica, una coppia di coatti in luna di miele, un banchiere in fuga dalla polizia, un misterioso messicano (che legge “2066” di Roberto Bolano!) e una sensitiva che fiuta la morte come un cane da tartufo. Tutti hanno qualcosa da nascondere, tutti dovranno cercare di risolvere i nodi delle loro esistenze rimasti insoluti, e venire a patti con la paura della morte.
Naturalmente Almodovar non si smentisce mai, “la legge del desiderio” è l’unica possibile e la catarsi dionisiaca sempre a portata di mano. Il sesso, etero o omosessuale che sia, e la parola, il potere del logos, sono i mezzi primari per esorcizzare il terrore della propria mortalità, per trovare una via d’uscita sia pure temporanea. E così Gli amanti passeggeri sembra L’aereo più pazzo del mondo (della premiata ditta Zucker/Abrahams) girato dal John Waters di A Dirty Shame, con in più abbondanti dosi di sostanze psicotrope e un gustoso siparietto musicale sulle note di “I’m so excited” delle Pointer Sisters. Il problema è che la struttura episodica dà l’impressione di una sequela di sketch autoconclusivi da potenziale sit-com, che per quanto esilaranti non possiedono la forza necessaria a fornire il film di una spina dorsale. Certo, la levità del tocco di Almodovar è sempre incantevole, anche nelle apparenti digressioni (vedi la parentesi madrilena con Paz Vega e Blanca Suárez) o nelle situazioni più allegramente scabrose, ma si avverte qualche momento di stanca in cui la sceneggiatura sembra girare a vuoto, proprio come l’aereo.
A sottolineare l’intento metaforico, l’ambientazione sul volo 2549 della compagnia Península (altra allusione) è ben poco claustrofobica in quanto dichiaratamente finzionale, a partire dal design e dai colori degli interni e dai costumi anni ‘80. La Spagna, ma il discorso si potrebbe estendere anche all’Italia, vista come un aereo che intraprende un viaggio senza una destinazione precisa, in cui non si sa se e quando si riuscirà a toccare terra. Prima dell’eventuale schianto, sarà meglio allora buttare giù un cocktail di Acqua di Valencia corretto alla mescalina, e abbandonare qualsiasi inibizione. La conseguente celebrazione del potere salvifico della sessualità sarà certamente liberatoria, non solo per i protagonisti ma anche per lo spettatore.
Dialoghi pungenti, l’ammiccante cameo iniziale di Antonio Banderas e Penelope Cruz e un cast ben assortito, da Javier Camara (Joserra) a Carlos Areces (Fajas), da Lola Duenas (Bruna) a Raul Arevalo (Ulloa), fino al ritorno di una vecchia conoscenza come Cecilia Roth, invitano comunque a soprassedere su eventuali mancanze, considerato che Almodovar piazza almeno una sequenza memorabile, quella in cui la macchina da presa perlustra l’aeroporto deserto, il “non luogo” di Augé nonché il simbolo di una truffa finanziaria, mentre l’aereo atterra fuoricampo.
Gli amanti passeggeri potrebbe deludere gli aficionados del regista, che magari ricordano Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio o L’indiscreto fascino del peccato, ma potrebbe anche conquistargli nuovi estimatori, più giovani e inconsapevoli.
Voto: * * *¼
Nicola Picchi
Alcuni materiali del film:
INTERVISTA A REGISTA E CAST
CLIP “NON POSSO MENTIRE”
CLIP “I’M SO EXCITED”
CLIP “SENTO COSE, VEDO COSE”
CLIP “I SEGRETI DI NORMA”
CLIP “E’ IL MOMENTO SBAGLIATO?”
CLIP “AGUA DE VALENCIA”
CLIP “MI STO DISSANGUANDO VIVO”
IL TEST DEL VIAGGIATORE (Facebook)
Succederà qualcosa di grosso
A Benito piaccio io!
Un viaggio sconvolgente
Un aereo “speciale”
Sono sensitiva
Che avete messo in questo cocktail?
Dimmelo!
Non glielo dire!
Conferenza stampa – Roma
Gli amanti passeggeri, il nuovo film di Pedro Almodovar, uscirà nelle sale il 21 marzo, distribuito dalla Warner Bros Pictures Italia. Un divertito ritorno alle irriverenti commedie d’esordio del regista nei primissimi anni ’80, in cui un assortito gruppo di personaggi si trova alle prese con un’emergenza, su un aereo diretto a Città del Messico. Oggi Almodovar è arrivato a Roma per presentare il film, che in Spagna ha già fatto registrare un ottimo successo di pubblico, parlando del suo ritorno alla commedia e persino del nuovo pontefice.
Sei tornato alla commedia, e sei tornato anche perché te l’hanno chiesto. Chi te l’ha chiesto?
Ho un contatto diretto con la gente. L’unico sport che ora pratico è quello di passeggiare per le strade di Madrid, e lì la gente mi ferma in continuazione per raccontarmi le loro impressioni sui miei film. Una frase ricorrente degli ultimi tempi è: “Quando fai un’altra commedia? Abbiamo riso tantissimo con te!”. E quindi questa è una frase che mi è rimasta impressa nel cuore. Anch’io avevo tantissima voglia di tornare alla commedia. Ma il desiderio non basta. Quando ho avuto anche una sceneggiatura ho dato il benvenuto a questa possibilità. E comunque avevo anche voglia di tornare alle storie dei miei film degli anni ’80, da cui mi ero un po’ allontanato. Uno non sa mai se è in grado di tornare indietro e recuperare il proprio passato, ma io credo di sì. E quindi questo film è un tributo a quel decennio, che ha rappresentato un periodo molto importante per la Spagna.
Questo film vuole essere una presa in giro dei “disaster movies”, oppure è una collezione di tutte quelle notizie che si leggono sui giornali su ciò che succede negli aerei?
La mia intenzione nella sceneggiatura era quella di riunire un gruppo di persone in un luogo chiuso da cui non potevano fuggire, sottoposti a una grande tensione perché c’è un problema e non si sa se potranno atterrare. Il modo per poter lottare contro la paura è l’uso della parola, attraverso l’uso del telefono o nei monologhi. Questo diventa il vero spettacolo, che esorcizza la paura. Oggi la televisione si attribuisce il potere di raccogliere confessioni, che non si fanno in casa ma che nessuno esita a fare davanti a una macchina da presa. Sull’aereo gli schermi televisivi sono neri, e la parola si torna ad usare per l’uso che io penso se ne debba fare, che è quello di creare relazioni tra le persone.
Nel cinema, soprattutto dopo l’11 settembre, i voli aerei hanno sempre un tono drammatico. Questo film nasce come reazione a un cinema dove sugli aerei succedono sempre cose sconvolgenti o a qualche viaggio che magari ha fatto?
E’ passato abbastanza tempo dall’11 settembre per poter tornare a fare dell’ironia. Ci sono film drammatici sui disastri aerei, come Airport, ma anche commedie come L’aereo più pazzo del mondo. Personalmente, volando non ho mai avuto brutte esperienze.
Se dovesse prendere l’aereo con chi vorrebbe viaggiare, con un capitano come il suo o col Denzel Washington di Flight?
Penso che sceglierei il mio comandante, perché è un uomo competente e ha grande esperienza nella gestione delle emergenze, sia di natura tecnica che nella vita.
Ha parlato di un film tributo a un decennio favoloso per la Spagna, ai tempi del boom economico. Volevo capire come guarda a quegli anni, e se ne ha nostalgia nella Spagna di oggi?
Non sono una persona nostalgica, però ricordo bene quella sensazione di libertà che c’è stata negli anni ’80 e mi manca molto, manca molto a tutti noi.
#IMG#Un commento sul nuovo Papa?
Lasciamogli fare qualcosa prima di criticarlo. Non ho assistito alla sua comparsa alla finestra, e come regista non posso esprimere un giudizio, conosco solo quello che è stato pubblicato sui giornali spagnoli. Purtroppo credo che sarà un Papa che esprimerà una certa continuità. La grande sfida che deve affrontare la Chiesa è quella di diventare una Chiesa che rispecchi il mondo contemporaneo, la vita di oggi. E la Chiesa finora è stata molto lontana dalla realtà attuale. Vorrei anche dare due consigli al nuovo Papa. Il primo è che la Chiesa elevi la donna alla stessa categoria e rango dell’uomo, perché non è in linea con le funzioni che oggi le donne svolgono in un contesto di società sviluppate e civili. Quindi chiedo che ci sia questa parità. Il secondo consiglio è di abolire il celibato. Scacco matto al celibato! Scomparirebbe una delle infamie della Chiesa di oggi, che è quella degli abusi sessuali. Se i sacerdoti e le suore verranno a contatto con la realtà del sesso e della convivenza con un’altra persona, riusciranno a capire meglio quello che finora hanno capito solo a livello teorico. Se scomparisse il celibato, bisognerebbe anche permettere loro l’accesso al matrimonio, nelle tre combinazioni: uomo/donna, donna/donna, uomo/uomo. Tre combinazioni sono sempre meglio di una.
Se negli anni ’80 il sesso e l’amore servivano per uscire da una dittatura, oggi possono essere un modo per uscire dalla crisi?
Il sesso è sempre una festa, negli anni ’80 come oggi. Qualcosa che ci è stato dato dalla natura e che nessuno ci può togliere. Nel film, vista la situazione di grave pericolo, la catarsi erotica mi sembrava il modo migliore per i personaggi di accomiatarsi dalla vita. Riguardo alla crisi in Spagna, l’amore non fa mai male. Dobbiamo ipotizzare che il governo spagnolo s’innamori dei suoi elettori, del popolo spagnolo. Il sesso in sé è buono, ma non so se serva a trovare una soluzione alla crisi. Possiamo ipotizzare un film in cui il governo è talmente innamorato del suo popolo, che i politici aspirano a scoparsi il maggior numero possibile di elettori!
In Spagna il suo film è stato letto come una metafora. E’ d’accordo?
E’ senz’altro una metafora della situazione spagnola attuale. Questo viaggio senza una destinazione, in cui l’aereo continua a girare lungo un’ellisse, questo atterraggio forzato che comporta una situazione di grave pericolo, lo rende una metafora della Spagna di oggi. Però, essendo il film una commedia, in questo atterraggio tutti si salvano. Nella realtà, invece, non sappiamo chi guiderà l’aereo e dove atterrerà.
Dato che Spagna e Italia hanno molti punti in comune, vedendo i risultati elettorali italiani se si è fatto una qualche idea su quali possano essere i punti di contatto tra i due paesi?
A proposito delle somiglianze tra Spagna e Italia, mi sembra che ci sia stata una reazione da parte dei cittadini a leggi di tagli, tagli alle spese e “tagli alle tasche”, e che sia l’Italia che la Spagna hanno dimostrato che queste leggi sono esattamente opposte a quello che vuole la popolazione. Per quanto riguarda il risultato delle elezioni italiane, la parola più ricorrente nella stampa spagnola era “ingovernabilità”. Temo che in Spagna oggi, se si dovessero tenere delle elezioni, il risultato sarebbe molto simile, anche se noi non abbiamo una figura come Grillo.
Com’è nata l’idea della breve apparizione di Antonio Banderas e Penelope Cruz all’inizio del film?
Il ritorno alla commedia è un po’ come un ritorno alle mie origini. Chiamare Antonio e Penelope per una piccola parte mi ha permesso di eleggerli ad anfitrioni del film, di rivolgere un saluto al pubblico e di dire: “benvenuti al nuovo film di Pedro, spero che vi piaccia!”
Uno dei temi ricorrenti dei suoi film è la morte, anche nella commedia. Cos’è che l’attira di questo tema?
I miei temi ricorrenti sono il sesso e la morte, la paura della morte. Come dicevo prima, io non sono credente né praticante. Mi piacerebbe avere la fede, ma la fede è un dono e io non l’ho ricevuto. Questo fa sì che io tema la morte, credo di aver preso coscienza del tempo dal momento della morte di mia madre. Da allora non c’è giorno che io non pensi alla morte, è una cosa che non riesco a comprendere e ad accettare. Come soggetto di narrazione la morte è un elemento eterno, credo che lo sia fin dagli inizi della storia dell’uomo.
Il suo prossimo progetto sarà una commedia, o torniamo a temi a lei più familiari negli ultimi anni?
Devo ancora scegliere il nuovo progetto, ma non sarà una commedia.
Dal nostro inviato Nicola Picchi